Ascoli- Su "FuoriRoma", il programma di Rai3 realizzato da Concita De Gregorio su Ascoli Piceno, in città si è aperto il dibattito
Ascoli Piceno, la città di travertino, passerà anche questa volta indenne tra i marosi della mediocrità innescati da “FuoriRoma” di Concita De Gregorio su Rai3.
Perché Ascoli è in realtà una “spugna” … di travertino. Ha il suo tempo “lento”. Digerisce sempre tutto: come il tempo che cura ogni male.
E' quest'ultimo forse l'unico adagio che non mi trova concorde.
A ben guardare i tanti commenti sui social network, tutti, anche coloro che hanno voluto vedere il positivo in quella rivisitazione giornalistica, hanno cercato di indossare la corazza dell'ascolanità. Una difesa ad oltranza anche per eventuali comportamenti negativi di altri, per storie non vissute per fortuna anagrafica o meno.
Ricordate? L'ascolano lancia il sasso e nasconde la mano.
Ascoli non si tocca. E passa anche inosservato un dato che ritengo il più cruciale tra tutti. L'imprenditore Battista Faraotti (uomo di montagna, si è definito) è negativamente perplesso quando racconta che nelle banche ascolane ci sono 900 milioni di euro di depositi.
A sentirlo sono saltato dalla poltrona. E' scattato un corto circuito: ho pensato subito a quello che mi ha raccontato alcuni giorni fa un sindacalista della Cgil. “Lo sai – mi ha chiesto – che stiamo raschiando il fondo del barile? Devi sapere che ci sono alcuni disoccupati che non sono rientrati tra le provvidenze “amianto” in precedenza e ora hanno fatto ricorso sperando che la commissione medica riscontri loro qualche patologia polmonare dovuta all'amianto per ricevere 3 mila e 500 euro”.
Al mese? Chiedo. “Macché – risponde – una tantum. Non sanno come mangiare”.
Addirittura si baratta la malattia con meno di 10 euro al giorno per un anno
Ora capirete perché ritengo quella notizia il cuore di “FuoriRoma”, la parte scioccante della storia che ci obbliga ad un'analisi diversa del presente e del futuro del nostro territorio.
Ho chiesto subito una verifica alla sede della Banca d'Italia di Ancona. Con grande celerità non solo mi hanno confermato quel dato, ma lo hanno aggiornato al 2016: nelle banche della città di Ascoli Piceno ci depositi per 1 miliardo e 100 milioni di ero.
C'è una terra stremata dalla crisi è c'è chi si permette il lusso di fregarsene. Perché questa è la verità. Sia chiaro, non sto criticando il risparmio, sto sparando sulla tirchieria, su un'avidità immorale che volta la faccia quando vede la povertà.
Se solo un terzo di quei depositi (366 milioni di euro) venissero investiti per creare nuovo sviluppo, il territorio avrebbe un vento certo a favore, non solo speranza ma concretezza.
Chi si può permettere questo tipo di comportamenti è anche poco illuminato dal punto di vista economico. Le proprie risorse potrebbero essere investite in idee innovative con guadagni ben più remunerativi rispetto a quelli bancari.
Pensate che per l'Area di crisi complessa, che si formalizzerà entro il mese, si attendono provvidenze di circa 40 milioni di euro che potrebbero attivare 120 milioni di investimento privato.
Ecco perché va a costoro l'oscar della mediocrità.
E dentro la trasmissione, di fronte a questa follia, trovi anche fake news propalate da addetti ai lavori che parlano di speculazione edilizia nella riqualificazione dell'ex Sgl Carbon
Sostengono che il parco verde all'interno dell'ex area Carbon sarebbe solo quello delle sponde dei fiumi Tronto e Castellano. Imbecillità di questo genere non ne avevo mai ascoltate. Non sanno neppure che il torrente Castellano non “bagna” la Carbon, scorre fin sotto il Forte Malatesta per congiungersi poco dopo al Tronto prima che inizi l'area ex Carbon.
Notizie false e strumentali date su una rete nazionale a quale scopo? Basterebbe guardare dei documenti pubblici (che potete leggere in allegato) e che sono disponibili sul sito internet del Comune di Ascoli Piceno. Allora scoprirete che il parco fluviale è di oltre cinque ettari mentre il parco urbano di circa 10 ettari (circa 15 ettari nel verde complessivo). Un verde che torna in possesso degli ascolani.
Faraotti e altri imprenditori presenti in Restart hanno investito in questa riqualificazione. Sarei curioso, ma qualche certezza ce l'avrei, di vedere quali sono quegli ascolani che incassano dalla città e infilano i guadagni in banca senza mai restituire alcunché alla gente che li ha così generosamente premiati.
Il patron della Fainplast ha probabilmente ragione quando dice a Concita De Gregorio di essersi scocciato di fare il “bancomat” per le numerose richieste che riceve pur destinando circa 1 milione di euro all'anno al territorio.