Ascoli - “Le Donne del vino”, evento ideato e organizzato magistralmente da Roberto Fioravanti per Slow Food Condotta del Piceno presso il ristorante “Meletti”, ha consentito di veder un territorio unito alla ricerca di imporsi con prodotti di qualità nel mondo.
L'evento, pensato prima che si verificasse il terribile terremoto del 24 agosto, ha concorso anche con spirito di solidarietà verso le popolazioni colpite dal sisma e così c'è l'idea di Slow Food, lo accennava Nelson Gentili, fiduciario della Condotta, di creare proprio nella zona di Pescara e Arquata del Tronto un momento di attenzione particolare.
Ma torniamo alla serata. Angela Velenosi, Anna Maria Rozzi, Paola Cocci Grifoni e Federica Pantaloni (Cantina Pantaleone), ognuna rappresentante delle rispettive aziende, hanno sancito di fatto un matriarcato nel vino che però non relega gli uomini della vite in posizioni di gregario.
E se qualcuno avesse pensato a situazioni di agguerrita concorrenza in quella serata ha potuto toccare con mano la grande voglia di queste aziende di essere in rete. Hanno capito che piccolo sarà bello ma uniti si vince.
E' la ragione dell'esistenza del “Consorzio di tutela dei vini piceni” che con Angela Velenosi ha toccato le migliori performance. E si spera che un curriculum di questo genere non vada disperso per le solite beghe politiche che poi sono quelle che penalizzano economicamente un intero territorio e chi ci lavora.
Lo spirito di collaborazione delle nostre aziende anche nei racconti di Anna Maria Rozzi con taxi divisi in cinque all'estero per andare alle serate di degustazione dei vini piceni. Anche le provocazioni all'autoreferenzialità di Giorgio Armani che in una serata milanese voleva accentrare su di sé ogni attenzione quasi fosse un vescovo al quale genuflettersi e baciare l'anello. Angela Velenosi era in ritardo e appena arrivata fu gettata sul palcoscenico della serata da un lapidario colpo di fioretto della signora Anna Maria Rozzi che, in perfetto stile paterno, arrischiò nel dire, non conoscendolo affatto, “Giorgio ti presento Angela”: cambiò così il centro d'attenzione sul Piceno.
Situazioni, sensazioni, ambienti che convincono ancora di più su questa unità del territorio nel segno del vino, delle nostre radici. E se si parte da una battuta che Angela Velenosi ogni tanto racconta … “Beh diciamo che all'inizio per noi non era semplice vendere “vini Velenosi” ...”, per tornare con i ricordi a Costantino Rozzi (impagabile) che faceva il commesso viaggiatore delle sue radici, il vino della sua cantina che rigorosamente portava in cartoni nel portabagagli della sua auto nei viaggi di lavoro e di calcio per testimoniare la genuinità di un territorio, si arriva alla cultura: Paola Cocci Grifoni, valente enologo, è l'erede delle convinzioni e delle tradizioni di suo padre Guido.
A lui si deve il successo che oggi sta riscuotendo il Pecorino nel mondo affiancandosi al Verdicchio, fino ad ora unico testimonial delle Marche “bianche”. Guido Cocci Grifoni puntò sulla riscoperta di questo vitigno antico che guarda caso ha origine nelle zone di Arquata del Tronto oggi tanto devastate.
Bene, Federica Pantaleoni, la più giovane donna del vino della serata, rappresenta anche la Cantina più giovane, circa dieci anni di storia, con viti tra Ascoli Piceno e l'Ascensione e la scelta del biologico. Anche qui il matriarcato conta. “Mia madre – racconta Federica – anche se di vino capisce poco o niente, non riesci a togliertela di torno, si interessa di tutto, ti ricorda ogni cosa. E' davvero un bene averla a fianco perché è una perfetta organizzatrice. A me, grafico per studi e professione, invece non ditemi che le etichette del mio vino le debba realizzare un altro. Non esiste”. I suoi spunti sono originali basti guardare il suo “Onirocep”, un ottimo Pecorino da ... rebus.
Interessante il menu proposto dallo chef del Meletti.