'Slow Wine 2016', ci fa scoprire nel profondo la produzione vinicola italiana

'Slow Wine 2016', ci fa scoprire nel profondo la produzione vinicola italiana

'E’ un progetto riuscito – dice Bachetti – che ha superato Vini d’Italia di Gambero Rosso. E di fatto ha cambiato la filosofia, l’approccio alla conoscenza dei vini. Oltre a chiuderci in una stanza senza conoscere cosa ci fosse dietro quei vini assaggiati alla cieca, abbiamo voluto approfondire le storie: conoscere la vita, la passione dei produttori.'

Ascoli - In 1.080 pagine è racchiusa un’Italia speciale, quell’Enotria (terra dei vini) che per i Greci antichi era la Calabria che poi divenne appunto Italia con i Romani estendendosi fino alle Alpi.

 

Parliamo di “Slow Wine 2016”, la guida dei vini di Slow Food, quest’anno alla sesta edizione, che ci regala innanzitutto un “censimento” culturale con la conoscenza di 1.917 cantine recensite e ben 23 mila vini degustati.

Ecco, vi lanciamo l’idea per un ottimo regalo di Natale. E se andrete accompagnati da questa guida ad acquistare i vini recensiti nelle relative cantine avrete uno sconto del 10 per cento.

Nel Piceno la presentazione di Slow Wine 2016 si è svolta presso il ristorante Santa Lucia dove il maître Graziano Simonetti ha accolto con le sue raffinate proposte i partecipanti in una serata nella quale sono stati scelti da degustare vini non marchigiani con le relative classificazioni di Slow Wine, una sorta di giro d’Italia condensato: Collio Friulano 2014 Schiopetto — (Grande Vino), Fiano di Avellino Béchar 2014 Antonio Caggiano — (Chiocciola), Castel Turmhof A.A. Miiller Thurgau Feldmarschall 2013 Tiefenbrunner (Bottiglia), Nobile di Montepulciano Mulinvecchio 2012 Contucci — (Vino Slow), Barolo Bricco Boschis Vigna S. Giuseppe Riserva 2009 Fratelli Cavallotto (Chiocciola), DOCG Vin Santo del Chianti Classico 2006 Isole e Olena (Chiocciola).

Ha presentato la guida “Slow Wine 2016” Emidio Bachetti, che è nel corpo redazionale fin dal 1987, quando cioè è nata la guida dei vini Slow Food dopo una scissione da quella del Gambero Rosso, Vini d’Italia.


Nelson Gentili, fiduciario della Condotta Slow Food del Piceno ha illustrato agli ospiti la folosofia dell'Associazione, la creazione dei presidi come la Mela Rosa dei Sibillini e manifestazioni come "Tenera Ascoli" che ha contribuito alla conoscenza delle proprietà dell'oliva tenera ascolana.

E’ un progetto riuscito – dice Bachetti – che ha superato Vini d’Italia di Gambero Rosso. E di fatto ha cambiato la filosofia, l’approccio alla conoscenza dei vini. Oltre a chiuderci in una stanza senza conoscere cosa ci fosse dietro quei vini assaggiati alla cieca, abbiamo voluto approfondire le storie: conoscere la vita, la passione dei produttori.

 

Di fatto Slow Wine si può tradurre in tre termini: vita, vigna e vino. Conoscere da vicino la vita di queste aziende, i vitigni dai quali producevano questi vini ci ha fatto comprendere, contestualizzare i vini stessi, comprendendo anche certe imperfezioni.

Come si legge questa guida?

Ci sono simboli per le cantine: Chiocciola (simbolo Slow Food) cioè il rispetto della filosofia del “buono, Pulito e Giusto” (cioè qualità, sostenibilità, piacevolezza e amore per l’ambiente circostante). Moneta che equivale ad un rapporto qualità prezzo molto buono. Bottiglia: ottima qualità media di tutte le bottiglie presentate.

Per i vini invece c’è il “Vino Slow”, oltre a qualità organolettica eccellente, condensa nel bicchiere caratteri legati al territorio.

“Grande Vino”, eccellente dal punto di vista organolettico.

“Vino quotidiano”, ha un eccellente rapporto qualità/prezzo e in enoteca il costo della bottiglia non supera i 10 euro”.

Dobbiamo dire che questo metodo di affrontare il tema della produzione vitivinicola italiana entra più profondamente nel tessuto sociale che rappresenta uno degli elementi fondamentali di uno dei brand più famosi nel mondo, il Made in Italy.

E se i Francesi sono stati più bravi a promuovere nel mondo il food e wine, ciò si deve al fatto che hanno per primi fatto sistema, contrariamente a quanto è accaduto per i produttori italiani.

Dal punto di vista delle diversità biologiche che l’Italia riesce a produrre nei vini e negli olii, ad esempio, i cugini d’oltralpe non possono certo reggere il confronto.