Verona - È boom per l'export dei vini marchigiani con un +36% rispetto al 2012:
su un fatturato complessivo del pianeta vino che nelle Marche supera i
136 milioni (+8,8%), le esportazioni valgono oltre 68 milioni di euro, il 50% del totale. A fare da traino è il
Verdicchio – il vino bianco fermo più premiato dalle
guide italiane 2014 e ambasciatore delle Marche nel mondo – che con 17
mln di euro assorbe circa il
25% delle esportazioni e fa un balzo sorprendente nel 2013:
+41,6% in valore e +10% in quantità (8 milioni
e mezzo le bottiglie all'estero).
Merito di politiche promozionali
vincenti e di una riconosciuta qualità, a partire dalla
crescita del prezzo medio del Verdicchio
a ettolitro, aumentato del 17,6% rispetto all'anno precedente (dati
Ismea). Ma anche della versatilità dell'offerta, sia in termini di
varietà – dal Verdicchio al Rosso Piceno, dall'Offida
Pecorino al Falerio, dalla Lacrima all'Igt Marche – che di rapporto
qualità-prezzo, con bottiglie dai 3 ai 10 euro e oltre. Un boom
dell'export che è andato a compensare
il -9,4% in valore del mercato interno rispetto al 2012.
Fondamentale perciò è stato il sostegno della Regione Marche,
che negli ultimi quattro anni ha investito attraverso Ocm e Psr
11.159.000 euro per i viticoltori. A sottolineare la vocazione
export oriented dei vini marchigiani è stata l'assessore
all'Agricoltura della Regione Marche, Maura Malaspina, intervenuta oggi
nella giornata inaugurale del Vinitaly in rappresentanza del presidente
della Regione Marche, Gian Mario Spacca, assieme
ai direttori dell'Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni e
del Consorzio Vini Piceni, Armando Falcioni.
Tra i Paesi di riferimento della regione
vitivinicola più collinare e più longeva d'Italia, Stati Uniti (che
assorbono circa il 60% dell'export), Canada e Giappone. Nel Vecchio
Continente la parte da leone la fa l'Europa del Nord: Belgio,
Olanda, Germania, Svezia e Inghilterra, con un mercato che vale circa
13 milioni di euro sui 20 milioni dell'Ue-28. Buone performance extra Ue
anche in Svizzera e in Norvegia, destinazione sulla quale si stanno
concentrando molte cantine marchigiane. Sul
fatturato totale dei vini marchigiani, l'accelerazione maggiore
(+10,3%) la porta la qualità delle produzioni a marchio Doc, Docg e Igt, che
passano da 80 a 88,2 milioni di euro. Significativa la linea degli
spumanti (il cui simbolo regionale, oltre al
Verdicchio, è la Vernaccia di Serrapetrona, unico vino italiano che
subisce tre fasi di spumantizzazione), che incide complessivamente per
36,2 milioni e registra un +15% sul 2012.
Tra i segmenti emergenti, in linea col dato nazionale, c'è anche il
biologico. Con circa 3.278 ettari di superficie vitata bio (fonte: Sinab),
pari al 19% della superficie vitata regionale (17.400
ettari), le Marche sono la sesta regione d'Italia più votata alla
viticoltura bio (dopo Sicilia, Puglia, Toscana, Umbria e Abruzzo). Un
interesse verso il settore che ha portato alla nascita
di un'associazione di 'vignaioli bio' sul territorio. Si chiama Terroir
Marche, con 8 produttori che su 93 ettari hanno sposato la filosofia
biologica, per una produzione complessiva di 338mila bottiglie.