Gran parte delle sementi nel mondo appartengono a poche società multinazionali della chimica. Un intreccio tra società proprietarie dei di farmaci (pesticidi e diserbanti) e colture. Parliamo del regno degli Ogm nel quale Monsanto è il big boss. Una schiavitù in piena regola, sancita per legge dagli uomini.
La stessa cosa accade per le mele, quelle belle che vedete nei supermercati, coloratissime, senza alcun difetto, un po' come la mela della “strega di Biancaneve”.
Magari arrivano dalla Val di Non, ma le piante non appartengono agli agricoltori, sono in affitto e debbono rispettare un rigido disciplinare dei proprietari, quelli che le hanno brevettate. Gli agricoltori non sono padroni dei semi. E' un duro colpo alla libertà dell'uomo e degli alimenti.
Secoli di storia dell'umanità distrutti.
E' per questo che quando pensiamo alla “mela rosa” dei Sibillini il cuore ci si riapre. E' roba nostra, nessuno ce la può togliere. Appartiene da sempre ai nostri avi, bisnonni, nonni.
E' una mela antica che ha sbaragliato in un confronto in Francia le più blasonate e “incrociate” mele da “salotto”. Grazie a Slow Food, condotta del Piceno oggi guidata da Nelson Gentili, la mela rosa dei Sibillini è un presidio. Un marchio di salvaguardia di una ricchezza del territorio. Nella splendida cornice di Montedinove si è svolta nei giorni scorsi una due giorni nei quali la regina è stata proprio la mela rosa: “Sibillini in rosa”.
Il laboratorio di degustazione della mela rosa, coordinato da professor Leonardo Seghetti e da dottor Luca Giacomozzi, ha fatto scoprire ad un pubblico qualificato le proprietà salutistiche e nutrizionali della mela rosa. Il confronto con le altre mele “da salotto” ha reso consapevoli i partecipanti al laboratorio di sensazioni che il palato da sempre offre al cervello, ma che mai prima erano state momento di riflessione.
Consistenza, croccantezza, succosità, masticabilità, dolcezza e acidità, con tutte le loro sottogategorie, si sono palesate insieme ad aromi mai “ascoltati” in bocca: erbaceo o pula di grano, floreale o fieno. Aromi mai intercettati prima che all'assaggio delle diverse mele le hanno rese fortemente diverse e individuabili. Seghetti e Giacomozzi sono riusciti a tradurre quelle sensazioni gustative in chimica e proprietà terapeutiche.
E per tutti la buccia è diventata all'improvviso un serbatoio di pectine, la polpa un veicolo di importanti antiossidanti. Finalmente quel laboratorio Slow Food, col supporto organizzativo di Roberto Fioravanti, ha fatto scoprire il significato del vecchio adagio “una mela al giorno toglie il medico di torno”.
Dopo quella esperienza a Montedinove si dovrebbe attualizzare: “una mela rosa al giorno ...” perché vittoriosa in una qualificato confronto a Montpellier dove ha sbaragliato tutte le altre blasonate concorrenti per le proprietà del gusto e quelle biologiche.
Dunque, a ragione, Antonio De Duca, sindaco di Montedinove, va fiero della manifestazione che ha ricevuto il plauso del prefetto di Ascoli Piceno Graziella Patrizi e del presidente della Provincia Piero Celani. Sono queste ricchezze della natura dei nostri luoghi che diventano promozione nel mondo. Tra il pubblico attento del laboratorio Slow Food c'erano il presidente del Bim Tronto Luigi Contisciani e i rappresentati della Camera di Commercio di Ascoli e Fermo, Luigi Passeretti e Sandro Coltrinari.
Interessante anche l'intervento del dottor Settimio Virgili, da poco in pensione dall'Assam, ente regionale che ha classificato diverse tipologie di mele rosa dei Sibillini, che ha spiegato come oggi sia necessario, per stare sul mercato con una buona produzione, cambiare il tipo di coltivazione pur conservando tutte le caratteristiche della mela rosa.