La tavola rotonda sul tema “L’oliva ascolana del Piceno Dop: un’opportunità per l’oliva all’ascolana” ha visto Micaela Girardi (Movimento difesa del cittadino), Nelson Gentili (Fiduciario Slow Food – Condotta del Piceno), Ugo Marcelli (produttore di oliva Dop), Francesco Lucidi (agronomo, funzionario UE), il professor Leonardo Seghetti (esperto tecnologo), e Primo Valenti (Ascolincentro, organizzatore del Festival), dibattere su due punti fondamentali: difendere e investire sulla Dop come punto di arrivo, ma nel frattempo non svilire gli imprenditori che producono oliva fritta all'ascolana con qualità ma senza il rispetto del disciplinare Dop perché rappresentano economia e posti di lavoro. Cosa è emerso?
Che c'è in ogni caso una corsa contro il tempo per scongiurare, secondo Girardi, che da altri paesi europei vi siano produzioni che vanifichino le potenzialità della Dop all'oliva tenera ascolana. Non entra nel dibattito, ma ne è il convitato di pietra Zè Migliori, uno dei maggiori produttori di oliva tenera ascolana, che non ha voluto partecipare al Festival con un suo stand. Voleva che “Ascoliva Festival” fosse incentrato solo sulla Dop.
Se dal punto di vista culturale questa sua visione è senza dubbio da condividere, va posto però uno scenario che è affatto peregrino, quello dell'attuale produzione di oliva all'ascolana.
Di quanta economia questo settore sviluppi. Se il mondo pare non sia stato creato in un giorno anche l'oliva tenera ha bisogno del suo tempo per vincere le resistenze e la diffidenza di alcuni imprenditori ad abbracciare completamente la Dop.
La storia stessa della Dop e gli esempi imprenditoriali nel settore convincono che si è sulla strada giusta. L'agronomo Francesco Gentili che è l'anima, insieme al professor Leonardo Seghetti, della Dop all'oliva tenera Ascoli da parte dell'Unione Europea, avendo lavorato a questo prestigioso risultato per bene 14 anni, cita un suo studio preliminare sulle potenzialità che ha questo prodotto della nostra agricoltura. E in questo volume “Una coltura bimillenaria. L'oliva ascolana” ne spiega i presupposti. Siamo nel 2003.
La provincia di Ascoli Piceno, nel cui interno si situa il nucleo storico di produzione della varietà, prima della divisione in due aveva una estensione di 208.648 ettari, così ripartiti:
. Ha 53.975 montagna interna,
. Ha 72.215 collina interna,
. Ha 82.458 collina litoranea.
La sua configurazione originale era simile ad un quadrilatero delimitato a Nord dal fiume Chienti, ad Ovest dalla catena montuosa dei Sibillini, a Sud dal fiume Tronto e ad Est dal mare Adriatico. Nel frattempo molti agricoltori hanno abbandonato la produzione di “Tenera Ascoli” piantando altre varietà da olio.
“Oggi invece, a 10 anni di distanza - dice Leonardo Seghetti – ci sono 700 ettari che hanno la possibilità di produrre oliva tenera ascolana. Il trend si è invertito e quindi c'è la potenzialità di soddisfare un mercato di qualità puntando sulla Dop”. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, dice un adagio.
Così, in assenza per il momento della programmazione politica che investa sulla Dop, con un Consorzio di tutela che deve essere rivitalizzato, c'è l'esempio di Ugo Marcelli di “Case Rosse”, vice presidente del Consorzio di tutela, che è costretto a compiere un lavoro di moral suasion, con grandi sacrifici, nei confronti del mercato e dei colleghi imprenditori.
La sua logica. “C'è chi produce oliva all'ascolana con frutti che arrivano dalla Grecia e dalla Spagna – dice Marcelli - con prezzi al pubblico che sono pari al mio costo vivo nella coltivazione e produzione dell'oliva tenera ascolana? Allora io distribuisco oltre la Dop, che ha un certo prezzo al pubblico, anche oliva di altra provenienza ma con l'impasto per il ripieno che è lo stesso della Dop”.
Marcelli così resiste al mercato e nello stesso tempo convince un altro imprenditore ascolano, Tempera, che sull'oliva, anche se di provenienza straniera, ha fatto grande la sua azienda, ad acquistare parte della sua oliva tenera ascolana e a lavorare la Dop per i clienti della sua impresa. E' un punto di discrimine cruciale per il futuro della Dop: il cambiamento culturale perché tutti gli imprenditori dell'area Dop si convincano che nell'adozione completa di questo disciplinare c'è la loro fortuna.
Realizzeranno un prodotto a quel punto situabile su un ipotetico “Olympo” del made in Italy. Questo obiettivo per Leonardo Seghetti è anche il raggiungimento di quella che ha definito “una redistribuzione del reddito” che il rispetto della Dop produce.
Devi adoperare prodotti nati nell'area della Dop, dal formaggio al maiale. E' un volano economico per i territori dell'area Dop enorme. “Occorre rifuggire – afferma Seghetti – dagli esempi di amministrazioni pubbliche che finanziano sagre della tagliata di razze bovine straniere nell'area della Marchigiana.
E' pazzesco che avvenga”. Per tutti questi motivi è presente ad “Ascoliva Festival” Slow Food che è padre di regole inoppugnabili sulla qualità e la difesa dei prodotti locali, dalla Mela Rosa dei Sibillini all'oliva tenera ascolana. Nelson Gentili rappresenta la necessità quindi d rendere consapevoli i consumatori, di formarli nelle analisi sensoriali con laboratori che ci sono anche in questo Festival, ma che da dieci anni sono l'orgoglio di “Tenera Ascoli”, un evento che è di fatto un presidio Slow Food per l'oliva tenera.
Cosa avverrà per la prossima edizione di Ascoliva Festival, tra un anno? Si spera che tutte le aziende presenti alla seconda edizione siano aumentate e che tutte lavorino secondo il metodo Dop. E Zé Migliori “deponga” le armi per essere protagonista mediatore del cambiamento culturale perché è senza dubbio Dop la sua passione.