Parma – Aziende alimentari italiane e buyers indiani si sono confrontati ieri a Cibus al seminario “India, la nuova frontiera dell’italian food”, organizzato da “Octagona”. Una fascia media di indiani benestanti di circa 300 milioni di persone sta iniziando a gustare i prodotti italiani, soprattutto pasta, pizza, olio e formaggi e questo mercato rappresenta una grande potenzialità sia perché la cucina italiana è la più conosciuta in India tra le cucine straniere, dopo quella cinese, sia perché si sta sviluppando in India una rete di supermercati che può aiutare a far conoscere i nostri prodotti. Naturalmente per entrare nel mercato indiano occorre conoscere e capire la cultura indiana: per esempio è importante ricordare che il 70% degli indiani è vegetariano e che associano il lattiero caseario alla loro tendenza salutista e quindi il mercato di questo Paese è aperto per formaggi, latte, siero di latte, yogurt, gelati e simili.
Dei prodotti italiani a denominazione d’origine, sempre più conosciuti ed apprezzati nel mondo, si è parlato ieri nel convegno su “Il valore dell’origine geografica” organizzato da Aicig, la Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche. Tra i nuovi prodotti che hanno ottenuto la denominazione d’origine ci sono il Limone di Rocca Imperiale (Cosenza) dal profumo forte ed intenso; l’olio extravergine Vulture di Potenza; la Cinta Senese, carne suina toscana particolarmente adatta per prodotti di salumeria; la Susina di Dro, Taranto.
Si è tenuto sempre ieri a Cibus il concorso ALMA Caseus, dedicato al patrimonio dei formaggi italiani, promosso da ALMA, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Carlo Piccoli di Conegliano Veneto è il vincitore della sezione Professionisti. A decidere la gara è stato l’esito delle cinque prove che si sono svolte: test di cultura sulla conoscenza del mondo dei formaggi italiani; degustazione alla cieca di cinque bocconcini di formaggio; allestimento di un banco vendita utilizzando 10 formaggi italiani DOP e cinque formaggi italiani non DOP; taglio di precisione, senza l’uso di bilancia; presentazione di un formaggio a scelta.
Di grande distribuzione e marca commerciale (o private label) si è parlato durante il convegno «Store brand international trend & challenge», a cura di Adem Lab, Università di Parma e Nielsen, occasione per presentare la seconda edizione della ricerca sul tema. “In questi anni la marca commerciale è cresciuta – ha spiegato Giampiero Lugli, preside della facoltà di Economia dell’Università di Parma - e non solo in termini quantitativi, ma anche nel posizionamento e nel ruolo è una tendenza al miglioramento della qualità. Non è più solo un’alternativa di prezzo alla marca industriale”. La marca commerciale è sempre meno legata all’insegna (si stanno sviluppando linee premium e superpremium con nomi di fantasia). “Questo sistema è un driver per l’estero – ha detto ancora Lugli – e il rapporto può essere diretto quando si produce la marca privata di un’insegna straniera o indiretto, quando si produce per un retailer che a sua volta condivide marche commerciali con altre insegne che operano in mercati non sovrapposti. Il rapporto industria-distribuzione, dunque, ieri è completamente cambiato: una volta il fornitore della private label veniva tenuto segreto. Ieri viene indicato perché è chiaro che dà una garanzia di qualità».
Ancora delle problematiche della Grande distribuzione si è parlato nel convegno “Copacker e Grande distribuzione: standard economici, produttivi e di qualità nei rapporti di filiera”. All’evento, organizzato da OM società che si occupa di formazione, editoria e comunicazione, ha partecipato, tra gli altri, Luigi Rubinelli, direttore di Retail Watch.it, il quale nel delineare le strategie vincenti per incrementare le vendite curando gli interessi dei consumatori, ha parlato della necessità da parte della GD di incrementare la qualità dei prodotti a marchio puntando sull’innovazione. I punti vendita monomarca potrebbero essere un punto di partenza, ma come sostiene Rubinelli, la forza della GD deve essere ricercata nella creazione di sinergie con i copacker che permettano di irrompere nel mercato con prodotti a marchio identificati da brand di insegna e di fantasia agevolmente esportabili, soprattutto per i prodotti che tutto il mondo invidia: i prodotti “made in Italy”.
L’attuale congiuntura economica impone alle aziende una sempre maggiore razionalizzazione dei costi di produzione e in questo ambito l’analisi dei consumi energetici e la loro riduzione risulta un fattore prioritario per migliorare la competitività. Questi i temi trattati nel corso di “Efficienza Energetica: driver della sostenibilità nell’industria alimentare”, il convegno organizzato da CSQA Certificazioni in collaborazione con Federalimentare Servizi e sponsorizzato da Studio Bartucci e Main Consulting. Sostenibilità, competitività e innovazione trovano nell’efficienza energetica una risposta concreta e integrata e gli strumenti per raggiungerla esistono a tutti i livelli anche per l’industria agroalimentare. Innovazione tecnologica e logistica, strumenti finanziari, modelli organizzativi e certificazione insieme per promuovere le “energy saving company” nel settore alimentare.
Un comparto, quello agroalimentare, messo a dura prova dalla crisi degli ultimi anni, ma che sta mostrando segnali di ripresa, trainato dall’industria alimentare: questo lo scenario tratteggiato nel corso del convegno organizzato dal Gruppo Cariparma Crédit Agricole “La valorizzazione delle filiere agroalimentari del Paese Italia”. L’elevato numero degli operatori, l’estrema polverizzazione dell'offerta produttiva e la ridotta organizzazione commerciale delle imprese, l’esigua presenza di imprese agricole e alimentari di dimensioni medio-grandi, un grado di concentrazione nella fase distributiva ancora non allineato agli altri paesi europei e, infine, la dipendenza dall' estero per molte produzioni sono gli elementi della filiera agroalimentare e evidenziati nel corso del convegno.
Nell’ambito di Pianeta Nutrizione, il forum multidisciplinare sulla sana e corretta nutrizione che si rivolge a medici e a operatori della salute, sono stati trattati interessanti argomenti per i professionisti, per gli addetti ai lavori e per il pubblico.
Tra questi si evidenzia il tema sulle differenze tra maschi e femmine nel modo di alimentarsi che possono avere diverse conseguenze sulla salute. Sono state analizzate le diversità esistenti nella prevalenza e nelle età di insorgenza dei vari Disturbi del Comportamento alimentare quali ad esempio l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa, il Sovrappeso, l’Obesità e la Sindrome Metabolica, quindi, il significato della “nutrizione di genere” e, nel caso di una scorretta alimentazione, sono stati valutati i problemi che ne possono derivare come, ad esempio, nella riproduzione sia maschile che femminile; come il peso corporeo sia in eccesso sia in difetto possono essere causa di infertilità sia maschile che femminile e delle relazioni tra disfunzione erettile, obesità e rischio di malattie cardiovascolari sia dal punto di vista dei meccanismi fisiopatogenetici che del significato clinico.
Un altro convegno dal titolo “Sana Nutrizione, Elisir di Lunga Vita” ha posto in evidenza come un’alimentazione scorretta può essere causa di malattie che riducono le aspettative di vita: tra queste, le più importanti sono sicuramente le malattie cardiovascolari, malattie metaboliche, il diabete e i tumori. Gli studi clinici presentati hanno dimostrato come una sana alimentazione possa contribuire ad allungare sia le aspettative che la qualità della vita stessa. In particolare verranno analizzati i meccanismi bio-energetici cellulari con particolare riguardo alla mitocondriogenesi coinvolti sia nel processo di invecchiamento che nell’Obesità e di come tali meccanismi siano modulati sia dalla restrizione calorica che dall’esercizio fisico.
Un aspetto importante della discussione ha riguardato la dieta mediterranea e la sua capacità di incidere sulla longevità attraverso la riduzione del rischio di mortalità e di morbilità per obesità, tumori patologie cardiovascolari ed ischemiche, patologie metaboliche ecc. facendo così in modo di migliorare non solo le aspettative di vita ma anche e soprattutto la qualità della vita con implicazioni notevoli sulla sostenibilità della spesa sanitaria nazionale. Sono stati in esame anche importanti aspetti psicobiologici dell’invecchiamento che possono determinare scelte alimentari non corrette e pertanto influenzare la longevità e lo stato di salute.
L’obesità può determinare una serie di complicanze a livello di vari organi ed apparati in età pediatrica e nell’incontro dal titolo “Bambini e obesità” è stato posto l’accento sulla prevenzione e sul coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, dalle autorità sanitarie a quelle che regolano la produzione e la distribuzione dei prodotti alimentari; dalla scuola agli esperti di urbanistica, dal mondo sportivo ai mass media e soprattutto alle famiglie.
Il convegno su “Sinergie Nutrizionali e di Allenamento per la Forza”, partendo da un’esperienza pratica “da campo” ha introdotto le basi dei concetti fisiologici della forza muscolare e delle possibili strade per allenare questa particolare caratteristica, combinata con una composizione corporea capace di supportare le espressioni biochimiche della potenza muscolare. Le informazioni raccolte nelle palestre e sui campi di allenamento sono indispensabili per ottimizzare programmi di allenamento “adattato” al mantenimento delle caratteristiche di forza in soggetti anziani che si avviano ad una condizione di ipotonicità muscolare, decremento della forza e sarcopenia,con la progressiva e inevitabile esclusione di questi soggetti dalla normale vita di relazione con conseguenze sociali imponenti. Anche lo studio della composizione corporea in soggetti anziani ed a rischio di sarcopenia, darà l’occasione di individuare strategie “farmacologiche” che avranno come fondamento allenamenti mirati e introduzione di nutraceutici antiossidanti.
La crescita della cultura alimentare nella popolazione rappresenta il prerequisito per un più corretto approccio alle scelte alimentari anche in funzione dei possibili impatti positivi o negativi che queste hanno in materia di benessere o di malattia. L’informazione nutrizionale ieri in Italia e nel mondo è caratterizzata da una estrema confusione anche perché drogata da interessi economici che spesso indirizzano i consumi in direzioni opposte a quelle compatibili con il benessere. L’autorità sanitaria europea in materia di nutrizione (EFSA) ha recentemente regolamentato questa tematica per migliorare lo stato di nutrizione della popolazione basandosi su un corretto approccio di medicina basata sulle evidenze. Pertanto durante l’incontro “Etichettatura nutrizionale e i claims pubblicitari” sono state esaminate ricerche scientifiche che permettono di vantare proprietà benefiche per questo o quel prodotto alimentare (Claims) e come l’etichettatura nutrizionale dei vari prodotti possa contribuire a scelte alimentari più adeguate alla salute. Il Simposio si è avvalso del contributo di esperti delle più importanti Istituzioni nazionali ed internazionali quali ad esempio l’EFSA, il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Nazionale per la Ricerca sull’alimentazione e la Nutrizione oltre che di esperti del mondo accademico ed imprenditoriale.