Sferisterio, di scena Maria Stuarda

Sferisterio, di scena Maria Stuarda

Lo spettacolo verrà replicato il 3 e l'otto agosto (inizio ore 21)

Un'opera appassionante per la sua complessità, risultato di lunghe scritture e revisioni che a partire dal lavoro del giovanissimo Bardari sulla tragedia di Schiller arrivano fino alla versione ultima ma mai definitiva della prima scaligera del 1835.
Il vero storico risiede negli ultimi giorni di Mary Stuart, regina di Scozia, tenuta prigioniera nel 1587 nel castello inglese di Fotheringay in attesa dell'attuazione della sua condanna a morte.
Nel suo dramma (14 giugno 1800) Friedrich Schiller, uomo romantico e poeta della libertà morale e della lotta contro i tiranni, annoda l'intreccio amoroso alla storia dei vincitori e alle astuzie politiche della kingship di Elisabetta I Tudor: la rivalità di due donne per la conquista del cuore del Conte di Leicester e il loro incontro fatale portano Maria Stuarda a reagire agli oltraggi e a far esplodere liberamente il suo sdegno contro la migliore regina mai vissuta in Europa e nel mondo, obbligando Elisabetta a firmare la condanna a morte della Regina di Scozia.
Trentaquattro anni dopo, pur incontrando le censure dell'Europa reazionaria postnapoleonica - dopo i moti rivoluzionari del '30 e del '31 Ferdinando II non gradisce al San Carlo la storia di una regina cattolica decapitata da una sua pari, con la quale ha pure legami di sangue - il compositore bergamasco, rispettando essenzialmente l'impianto narrativo claustrofobico di Schiller, costruisce per il pubblico borghese un'opera con una scansione drammatico-musicale asciutta ma di grande pregio e piena di tante idee raffinate.
Nefandezze, delitti, intrighi e segreti accordi di corte mossi da calcoli, sospetti e interessi politici e religiosi scompaiono dietro alle maschere sonore del canto e dell'orchestrazione e alle espressioni intime e private delle forti individualità dei personaggi.
Maria Stuarda non va letta per ritrovare fatti storico-biografici, che pure ci sono tutti. Va ascoltata piuttosto e soprattutto goduta per le cavatine di Leicester e i suoi duetti con Talbot e con Elisabetta, con il tema della grazia e delle meraviglie dell'innamoramento; per il duetto di Maria e Leicester pieno di energiche promesse e di passione; per la spietatezza di Cecil, crudele ministro di morte; per l'enorme sestetto con il concertato dell'incontro delle regine, dove ha origine la catastrofe e dove tutto sembra raggelarsi nell'orgoglio, nel sospetto, nella diffidenza e nel timore. Infine, per le pagine di puro canto delle confessioni di Maria legata ai ricordi e alla vita ma perseguitata dai suoi fantasmi e dalle sue colpe.
Il castello di Fotheringay e il palazzo di Westminster diventano atto dopo atto uno spazio costrittivo di angoscia e di isolamento assolutamente necessari all'orchestrazione della persecuzione, del martirio e dell'annientamento di una donna temutissima eppure impotente che sicura della sua nobiltà spirituale accetta religiosamente la sconfitta infertagli dal destino confidando eroicamente in qualcosa di eterno e giusto, lontano dalla corruzione del potere.

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