/Hydraulis, note dorgano tra le sponde dellAdriatico
Hydraulis, note dorgano tra le sponde dellAdriatico
Un convegno internazionale in programma a Pesaro venerdì 22 e sabato 23 giugno
Quel fluido di note, canti liturgici, polifonie sacre che attraverso gli organi di scuola veneziana ha legato in una “koinè” i paesi affacciati lungo la costa, dalla Grecia al Montenegro, dalla Croazia alle regioni di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche. Un ponte sonoro tra Corfù e il Conero.
Il protagonista, tra gli inizi del ‘200 e la fine del ‘700 (il periodo della dominazione della Serenissima, capitolata con l’arrivo delle truppe napoleoniche), è sempre lui: Hydraulis, il primo strumento che può essere definito vero e proprio organo. Il nome richiama immediatamente l’acqua e infatti “idrico”, per così dire, era il funzionamento. Il mantice dello strumento veniva infatti azionato dall’acqua. Gli storici ne attribuiscono l’invenzione a Ctesibius di Alessandria, nel III secolo avanti Cristo, ma è l’oriente bizantino a portare a Venezia la macchina sonora che qui assunse la dignità di strumento del culto liturgico.
Hydraulis è anche il nome di un progetto europeo di studio, tutela e valorizzazione degli organi storici (quelli ancora superstiti sono datati tra fine ‘700 e metà ‘800) che l’assessorato alle attività culturali della Provincia di Pesaro e Urbino ha realizzato insieme al Laboratorio armonico di Fano e al suo presidente Giovannimaria Perrucci, coordinatore scientifico dell’intervento.
E a Hydraulis, con la volontà di stringere attorno al progetto tutti i paesi affacciati sull’Adriatico, è stata dedicata la due giorni del convegno internazionale in programma a Pesaro, nella sala del consiglio “Wolframo Pierangeli” di viale Gramsci, venerdì 22 e sabato 23 giugno.
Da una parte i risultati dell’operazione di censimento, valorizzazione e restauro dei preziosi organi. Dall’altra la volontà di rafforzare i rapporti di partnership tra le città che conservano le stesse tradizioni. Ci saranno delegazioni greche, croate, montenegrine.
Ad aprire i lavori, venerdì alle 9,30, il presidente della Provincia Palmiro Ucchielli, l’assessore alle attività culturali di viale Gramsci Simonetta Romagna, l’assessore alla cultura della Regione Luigi Minardi, il presidente del Conservatorio Rossini di Pesaro Giorgio Girelli, Gianfranco Gagliardi per Echo (European cities of historical organs) e Lucio Toth, presidente dell’Anvgd (Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia). Dopo i saluti delle delegazioni ci si soffermerà sugli aspetti socio-culturali del “gemellaggio” con la proiezione del video “The ancient Hydraulis”, uno degli storici esemplari riportati al suo antico splendore. Interverranno Nenad Veselic, consulente musicale di Radio vaticana (“Orfeo tra Liburni e Dalmati”), Giuseppe Maria Pilo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (“Aspetti dell’architettura rinascimentale tra le sponde dell’Adriatico”), Diego Cannizzaro dell’Istituto musicale Bellini di Caltanisetta (“Continuità e discontinuità nelle culture organistiche e organarie di Spagna e Italia meridionale nei secoli XVI e XVII”), David Bryant della Fondazione Cini Venezia (“Gli usi della polifonia sacra nelle chiese parrocchiali e monastiche in area veneta”). Al termine sarà illustrato il Protocollo di amicizia e collaborazione legato al progetto Hydraulis.
Nel pomeriggio l’attenzione si concentrerà sul “Patrimonio organario dell’Adriatico” con Claudio Caretta della Soprintendenza di Venezia (“Caratteristiche dell’organaria veneziana classica, XVII secolo”), Margherita Gianola (Venezia), Mario Bjelanovic (Belgrado), Mauro Ferrante (Conservatorio Rossini di Pesaro), Egon Mihajlovic (Accademia reale del Montenegro) e Giulio Gramegna (Università di Corfù).
E dalle parole alle note. Nella chiesa del Nome di Dio (in via Petrucci) alle 19 è in programma un concerto d’organo con Luca Scandali.
I lavori del convegno proseguono sabato alle 9,30 nel cuore della musica pesarese, il Conservatorio Rossini, dove è in programma una tavola rotonda con Giovannimaria Perrucci, che illustrerà il progetto Hydraulis, Claudia Caldari della Soprintendenza di Urbino (“La tutela degli organi storici nelle Marche”), Federico Pupo di Asolo Musica (“L’organo come strumento di diffusione musicale”), Stefania Celli dello Studio Sigma di Cagli (“Gli strumenti comunitari di finanziamento a progetti culturali”), Sergio Chierici della Soprintendenza di Lucca Massa Carrara (“La catalogazione informatizzata degli organi storici: esempi e prospettive”) e Massimo Grandicelli (in rappresentanza della Provincia su “Il ruolo degli enti locali e della cooperazione decentrata nel progetto Hydraulis”).
«In provincia sono 26 gli strumenti storici a firma documentata di organari veneti - spiega Perrucci -. Sono presenti nei comuni di Barchi, Cartoceto, Fano, Fossombrone, Gradara, Lunano, Mombaroccio, Pesaro, San Leo, Sassocorvaro, Urbania e Urbino. Tredici di questi sono stati restaurati grazie a contributi della Regione e della Provincia, tre sono sommariamente funzionanti per ordinaria manutenzione e dieci versano in stato di completo abbandono. In queste condizioni risultano purtroppo tre strumenti preziosi: il Nacchini del santuario del Beato Sante di Mombaroccio (1731), quello della chiesa dell’Annunziata di Pesaro (1745) e il Pescetti (1711) della chiesa di San Pietro in Valle a Fano. Degni di grande attenzione sono inoltre due strumenti, in attesa di restauro, costruiti da autori locali ma che, per differenti ragioni, segnano una importante relazione con l’organaria veneta: lo strumento costruito da Vincenzo Polinori (1725) per la chiesa di San Marco di Pergola e quello di Arcangelo Feligiotti (1762) per la chiesa di San Francesco di Urbania, unico strumento a due tastiere di autore marchigiano. Va infine segnalata una significativa ricostruzione realizzata, sulla base di semplici resti di uno strumento di scuola veneziana del ‘600, per la chiesa di San Girolamo di Frontino».
Maggiori informazioni su www.hydraulis.org.