L’argomento è stato ieri sera al centro di un convegno dal titolo “Aggressività e bullismo”, organizzato dall’Assessorato ai Servizi educativi e formativi del Comune di Civitanova.
Gremito il cineteatro “Cecchetti”, dove si è tenuta l’iniziativa che ha visto la partecipazione di rappresentanti di diverse categorie professionali. Tra il pubblico, insegnanti, studenti, educatori, autorità e rappresentanti delle forze dell’ordine.
“Un momento di confronto e di riflessione – ha detto in apertura dei lavori l’assessore comunale ai Servizi educativi, Nicola Canistro – che abbiamo promosso nell’ambito del progetto di sostegno alla genitorialità, sollecitati anche dai recenti fatti di cronaca che hanno avuto come protagonisti dei minori”.
Il sindaco Erminio Marinelli ha sottilineato l’importanza della collaborazione tra le diverse istituzioni preposte all’educazione dei giovani. “Se il ruolo centrale rimane quello della famiglia – ha detto – è necessario un impegno condiviso per aiutare i ragazzi nella loro crescita”.
“Civitanova – ha aggiunto Marinelli – è stata interessata alcuni anni fa da episodi di bullismo a scuola. Un problema che abbiamo cercato di affrontare con determinazione attivando una rete di collaborazione insieme a diversi soggetti e istituzioni”.
A illustrare le teorie sul fenomeno aggressività e le caratteristiche del “bullo” è stato il neurologo Francesco Sagripanti, che ha messo in evidenza come, se in passato questo tipo di problema riguardava i ragazzi delle scuole medie e delle superiori, oggi esso interessi anche i bambini delle elementari. Lo stesso Sagripanti ha quindi posto l’accento sull’importanza della sfera emotiva dei giovani, un universo complesso e spesso difficile da comprendere per gli adulti.
Il dott. Ugo Pastore, procuratore presso il Tribunale per i minori di Ancona, ha sottolineato l’esiguità del numero delle denunce rispetto alle reali proporzioni di un fenomeno spesso banalizzato o non colto appieno nella sua portata. Dietro una serie di comportamenti messi in atto dai giovani, che spesso rimangono nascosti e non vengono denunciati – ha detto il dott. Pastore - si nascondono dei reati. Pastore ha citato a questo proposito fatti quali “i danneggiamenti, l’istigazione alla violenza e la violenza privata, le minacce, le estorsioni, che – ha stigmatizzato – non sono ragazzate”, eppure molte volte vengono tollerati. “Si tratta di comportamenti spesso difficili da gestire per un docente”, ha aggiunto il Procuratore dei minori, evidenziando che “d’altro canto non è possibile pensare a un’educazione al di fuori della legalità”.
Se infatti ci si abbandona a quella che Pastore chiama “negligenza etica e civile”, poi “non ci si può meravigliare degli episodi di violenza e bullismo di questi giorni”.
Lo stesso Procuratore dei minori ha fatto notare come negli ultimi anni sia cresciuto il protagonismo femminile negli episodi di bullismo, che interessano generalmente la fascia d’età compresa tra i 7 e i 17 anni. Le ragazze – ha spiegato il dott. Pastore – scelgono solitamente come bersaglio altre ragazze, che diventano oggetto di pettegolezzi, calunnie e diffamazione. Le vittime, natiralmente, sono sempre i soggetti più fragili e sensibili.
Una figura, quella del bullo, che secondo Mery Mengarelli, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, “a volte rischia di essere enfatizzata dai media”. La stessa Mengarelli ha fatto notare come i giovani abbiano bisogno di “limiti e regole, anche da contrastare” nell’ambito di un rapporto col mondo degli adulti che contempli pure una “conflittualità fisiologica, che oggi spesso è assente”, con il risultato che a volte si lascia macerare dentro o si scaglia contro gli altri quell’aggressività che nasce anche da questa mancanza di confronto. Occorre pertanto “attivarsi e recuperare il dialogo tra giovani e adulti – ha conlcuso il Garante per l’infanzia e l’adolescenza – che debbono fungere da guida per i ragazzi, che oggi hanno bisogno di figure autorevoli con le quali confrontarsi”.
Secondo Primo Galassi, presidente dell’Associazione dei genitori e coordinatore del Fortum dei genitori presso l’Ufficio scolastico provinciale, è “importante che ci sia una condivisione di valori e di regole tra i vari soggetti educativi”. Dallo stesso Galassi è venuta la considerazione che in molti casi occorerebbe maggiore attenzione verso le vittime degli episodi di bullismo, a fronte di una tendenza dei media a enfatizzare la figura del bullo. Ciò – ha osservato - con il rischio di scatenare tentativi di emulazione.
Una considerazione, questa, che ha dato lo spunto al giornalista Dario Gattafoni per proporre alcune riflessioni sul rapporto tra bullismo e mezzi di informazione. “E’ anche grazie all’interesse dei media verso episodi di questo tipo – ha detto Gattafoni – che sono stati portati alla luce quelli che sono veri e propri fenomeni di criminalità giovanile”. Un problema tutt’altro che secondario nel nostro Paese, se è vero che l’Italia è al terzo posto in Europa per la presenza di episodi di bullismo nelle scuole. Oggi, ha fatto notare Gattafoni, alcune situazioni vengono allo soperto grazie anche alle nuove tecnologie, come nel caso del ragazzo down filmato mentre veniva picchiato dai compagni. Lo stesso Gattafoni ha anche sottolineato come l’approccio da parte dei mezzi di informazione a temi delicati come quelli del bullismo debba tenere conto di una serie di regole deontologiche che la categoria dei giornalisti si è data a tutela dei minori. “Un’informazione corretta e leale – ha concluso il giornalista del Resto del Carlino – può essere di supporto alla scuola e alla famiglia”, vale a dire ai protagonisti dell’educazione dei giovani.