Ascoli - Inaugurata "Forme del paesaggio 1970 -02018", la mostra di Tullio Pericoli a Palazzo dei Capitani grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Resterà aperta dal 22 marzo 2019 al 3 maggio 2020. E oltre ad essere un avvenimento culturale di rilevanti proporzioni che creerà una visibilità di qualità per il territorio, nasce nel segno della "cabala" come ci fa scoprire il prof. Stefano Papetti: "il 21 marzo 2009 presso la Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno viene inaugurata la mostra di Tullio Pericoli “Sedendo e mirando: i paesaggi dal 1966 al 2009, ma soprattutto compie i 200 anni L'Infinito di Giacomo Leopardi che è stata scritta il 21 marzo del 1819 e il 21 marzo 2019 c'è l'inaugurazione di questa emozionante "Forme del paesaggio 1970 - 2018".
Una data, dunque, che fa presagire tutto il meglio per il Maestro Pericoli e per la città di Ascoli Piceno.
E Pericoli, da par suo, racconta Maurizio Capponi che cura l'ufficio stampa, ha voluto regalare ad Ascoli Piceno oltre la bellezza delle sue opere, anche la cancellazione di una notevole barriera architettonica all'interno delle sale espositive di Palazzo dei Capitani.
La giusta soddisfazione del presidente Angelo Galeati nel suo intervento:
Dopo il terremoto che l’ha drammaticamente colpita nel 2016, la città di Ascoli Piceno sceglie di celebrare se stessa attraverso l’opera dell’artista che, fra tutti, più ha reso omaggio alla sua terra. Così, oltre mezzo secolo dopo la sua prima personale, Tullio Pericoli torna nella prestigiosa sede di Palazzo dei Capitani che si fa luogo di un evento espositivo unico, che apre oggi 22 marzo 2019 per terminare al maggio 2020. Attraverso una selezione di 165 opere, curata da Claudio Cerritelli in dialogo con l’artista stesso, e guidata, oltre che dalle caratteristiche ambientali del prestigioso palazzo rinascimentale, dal fine di svelare le mutazioni che l’immagine della natura ha assunto nel corso del tempo nell’opera dell’artista, Ascoli Piceno ripensa e si riavvicina dunque al proprio territorio ferito tornando a dare al paesaggio la rilevanza artistica e culturale che merita. E proprio a partire dalla frattura, fisica e sentimentale, rappresentata dal recente evento sismico, Tullio Pericoli ha scelto di costruire un percorso a ritroso nel tempo, che dal presente risale attraverso l’evoluzione della sua arte, dalle attuali frammentazioni visionarie alle originarie esplorazioni geologiche.
E Tullio Pericoli ci racconta lo stato d'animo di un'artista a contatto con la profondità del suo paesaggio:
Se diversificate sono infatti le forme del paesaggio che Tullio Pericoli ha esplorato nel corso della sua ricerca pittorica, altrettanto diramato è il percorso di lettura proposto in questa mostra, dedicata a svelare i lineamenti interni, le stratificazioni e le mutazioni che l’immagine della natura ha assunto nel corso del tempo agli occhi, e alla mente, dell’artista, dai primi anni Settanta ad oggi.
«Guardare un volto fino a pensarlo come se fosse un paesaggio, raccontandone gli smottamenti, le frane, i cedimenti, le anse, i solchi, i dossi e le rovine» (Tullio Pericoli, Strade interrotte): assieme ai ritratti, i paesaggi sono l’argomento di indagine che sta al cuore della vita artistica di Pericoli, entrambi aspetti del medesimo percorso di ricerca. Come scrive Salvatore Settis nel catalogo della mostra infatti, le vedute sono ritratte dall’artista come “segmenti rivelatori di un volto”, quello di una terra, le Marche, segnata dalla fatica ma anche dall’incuria dell’uomo: “i suoi sono paesaggi altamente soggettivizzati, dove la ricerca di nuove convenzioni rappresentative, di matrice geologica, archeologica o cartografica, si sposa a una marcata intensità emotiva, che attraverso il gesto del pittore evoca tutta una grammatica del vivere, il modo d’intendere il paesaggio di chi lo andò lentamente forgiando per secoli”.
Non a caso dunque la sala che apre il percorso della mostra è dedicata alle opere che traggono origine dagli sconvolgimenti paesaggistici dovuti agli eventi sismici: forme dissestate, movimenti tellurici del segno come del colore, immagini restituite in tutta la loro drammatica fragilità. Da queste si passa all’esplorazione di nuove morfologie paesaggistiche, evidente nelle opere del periodo 1998-2009 che, dopo aver rappresentato lo scenario dei colli marchigiani, vanno progressivamente esplorando i dettagli della natura, i segni e i solchi delle terre. E ancora, la fase 1976-1983, che pone in evidenza un diverso trattamento del tema paesaggistico attraverso vedute luminose e lievi rese attraverso la delicatezza degli acquerelli, chine e matite su carta, spazi aerei che l’artista concepisce come orizzonti immaginari, memorie di alfabeti, tracce di antiche scritture. L’esposizione si chiude infine con un ritorno alle origini dell’opera artistica di Tullio Pericoli, che si identifica nel ciclo delle “geologie” (1970-1973), costituito da immagini stratificate, sezioni materiche, strutture sismiche.
La realizzazione dell’evento è resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che, da sempre attenta alle tematiche del terzo settore ed allo sviluppo economico del territorio attraverso l’arte e la cultura, ed avendo particolarmente a cuore il percorso e le opere di Tullio Pericoli, con determinante volontà ha fatto tutto quanto possibile per dare vita all’iniziativa e sostenerla finanziariamente.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito dalle Edizioni Quodlibet, con testi di Silvia Ballestra, Claudio Cerritelli e Salvatore Settis.
Il dono di civiltà del Maestro Tullio Pericoli a chi è meno fortunato perché possa apprezzare d'ora in poi l'arte nelle su forme più limpide e appaganti.