Ascoli - Per Battista Faraotti sabato 28 luglio è stato un giorno speciale. Ha festeggiato due date importanti nella sua vita: quarant'anni di matrimonio con la signora Gigliola, nella sua famiglia “ristretta” con i figli Roberta e Daniele, e 25 anni di vita della sua azienda, la Fainplast, la sua famiglia “estesa”.
Ora ci è d'obbligo calare il sipario sull'intrattenimento interessante e coinvolgente creato da Verticale d'Arte con Nu'Art Events (che apprezzerete nelle immagini) nella cornice del giardino della Palazzina Azzurra a San Benedetto, e gli inequivocabili profumi e sapori frutto delle invenzioni culinarie dello Chef Mauro Uliassi, perché è della matrice di un successo internazionale di un'azienda che ci piace parlare.
Serve più che mai raccontare di un grande successo proprio ora in un territorio come il nostro, prima devastato da una crisi strutturale almeno decennale madre dell'attuale picco di 28 mila disoccupati, poi cristallizzato da tre terremoti consecutivi e una ricostruzione difficile e incespicante.
Allora la storia della Fainplast raccontata da Battista Faraotti diventa uno stimolo benefico a non gettare la spugna e riprendersi il futuro, ciascuno per le proprie competenze e responsabilità.
Se considerassimo il successo della Fainplast e del suo timoniere un vaccino che spinga a un rinnovato spirito imprenditoriale nel Piceno, dovremmo però partire da dati di ricerca sui fattori di crescita “chimico-biologici” che questo vaccino ha reso possibile contro diversi killer in agguato.
Così, come ogni medico che si rispetti arriva alla diagnosi per un suo paziente dalla storia che lo stesso gli racconta, le parole, o meglio, la “confessione” che ieri sera Battista Faraotti ha, a modo suo, da “uomo di montagna”(come ama definirsi nel senso più nobile del suo significato), hanno necessità di essere spiegate forse per tanti (io tra questi, perché le ho apprese soltanto sabato), per arrivare così alla cura. Nel nostro caso ad un nuovo sviluppo industriale.
Era il 1993, l'avventura del
“confinato” Battista Faraotti inizia ad Assisi, in “casa” di
Enzo Sensi. E su termini come “processato”, “condannato”,
“mandato al soggiorno obbligato” vi rimandiamo all'audio
integrale del suo intervento e alla sua spontaneità.
Va in Umbria perché l'uscita dalla sua società di origine lo obbligava per regole contrattuali a dover ripartire nella sua attività fuori dalle Marche prima che fosse passato un determinato periodo.
Penserete che il successo della
Fainplast dipenda da una solida base economica di partenza
dell'impresa.
“Non è così - racconta Battista
Faraotti – Si andava in banca col cappello in mano. Abbiamo
incontrato persone nel mondo del credito che hanno compreso il nostro
progetto e siamo partiti con un prestito di 800 milioni di lire. Alla
base la banca aveva visto che c'erano molti clienti solvibili e
fornitori che ci davano la materia prima concedendoci pagamenti molto
dilazionati”.
Faraotti li chiama tutti intorno a lui, ricorda anche chi purtroppo non c'è più, e racconta quell'epopea. Salgono così in superficie i valori cardine che hanno fatto grande la Fainplast: affidabilità, gratitudine e tanta voglia di lavorare … anche di sabato e di domenica.
La famiglia, l'amicizia, il senso dell'onore sono il collante che rendono solide allora le basi della Fainplast del futuro. In soli tre anni da Assisi, dove Enzo Sensi aveva accolto Battista Faraotti, si torna ad Ascoli Piceno. Ad Assisi avevano seguito Battista Faraotti un nucleo di “irriducibili”, una quindicina di dipendenti della vecchia azienda nella quale lui stesso li aveva assunti ad Ascoli che saltarono il fosso al buio: lasciarono un lavoro sicuro ad Ascoli Piceno per seguire Battista Faraotti, l'uomo di montagna, nel quale avevano riposto fiducia e gratitudine.
Non era semplice quella vita lontani dalle famiglie … per giunta si viveva in tanti in un paio di appartamenti.
Il lavoro a quei tempi era del tutto
manuale.
“Ma oltre l'importantissimo aiuto di Enzo Sensi
– racconta Faraotti – tutto quello che oggi vedete, la
Fainplast che oggi è sulla scena internazionale con i suoi prodotti,
non ci sarebbe stata se a me non si fosse affiancato un
professionista di particolare capacità: Alfredo Sperandio
(dottore commercialista, ndr)”.
L'incontro con Alfredo Sperandio sa di storie d'altri tempi, appunto. Nasce dal calcio dilettanti.
Faraotti sostiene la squadra di calcio di Castel di Lama che ha difficoltà economiche da superare. La raccontiamo con pochi particolari in attesa di approfondire la vita del patron della Fainplast. La squadretta di calcio diventa per il dott. Alfredo Sperandio una sorta di prova del fuoco.
La facilità con la quale il
professionista trova soluzione a quei problemi fa nascere un rapporto
epidermico di perfetta coniugazione anche sul più impegnativo campo
industriale.
“Io spesso m'incazzo – racconta
Faraotti agli ospiti della Palazzina Azzurra – accade quando ci
sono obiettivi che voglio raggiungere e sorge qualche problematica
che mi rallenta. E' qui che c'è l'intervento puntuale di Alfredo
Sperandio che nonostante sia più giovane di me rappresenta il saggio
della situazione. Mi calma, mi convince che tutto si appianerà. A
lui debbo moltissimo. E' sempre grazie a lui che cambia anche le
capacità della Fainplast di creare rapporti con le banche. Stavolta
io e Alfredo non andiamo più a chiedere credito con il cappello in
mano: ora abbiamo la capacità di far abbassare i tassi degli
interessi per i nostri affidamenti. D'altro canto le banche sanno che
noi restituiamo sempre quanto richiesto, a volte anche in anticipo”.
Vi offriamo queste riflessioni in attesa di raccontare una storia più approfondita con un'intervista a Battista Faraotti. Crediamo che partendo dalla sua vicenda di imprenditore si possa intervenire per far scorgere possibili soluzioni per questa sorta di torpore che, tranne pochi casi, avvolge il Piceno.