'The Rocky Horror Show': il musical della diversità

'The Rocky Horror Show': il musical della diversità

La storia rappresenta, in verità, un viaggio interiore di due ragazzi di provincia, che si liberano dei vincoli psicologici imposti dalla società americana anni ’70 chiusa nella sua troppa vanità

Ascoli - “Il teatro come crescita culturale, umana e aggregativa, mezzo per aiutare i giovani adolescenti a superare i momenti critici della loro vita”: così Christian Mosca, presidente della Fly Communication, questa mattina ha esordito in occasione della presentazione del loro nuovo musical “The Rocky Horror Show”, che andrà in scena sabato prossimo al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno.

Lo spettacolo è una “coproduzione”, come lo definisce lo stesso regista, con la Scuola di Danza Lab 22 e la sua coreografa Chiara Gricinella.
Esperienza e stima già consolidata grazie a “Fame”, presentato lo scorso maggio 2013. Un cast giovane di venticinque ragazzi che balleranno e canteranno; un musical con canzoni cantate dal vivo, anche se si sta già pensando ad una prospettiva futura con una band che suoni musica dal vivo.

L’ispirazione della rappresentazione nasce dalla sua versione cinematografica, prodotta nel lontano 1975 e dopo quarant’anni di storia, tra polemiche e controversie per la presenza di scene di forte impatto emotivo nella versione originale, viene riproposta in chiave più moderna e disinvolta.

Lo show presenta tematiche particolari, ma “descrivere le diversità aiuta a comprendere e accettare meglio le stesse”, come dice lo stesso Christian Mosca. Il protagonista, il Dottor Frank, è un travestito che con molta autoironia riesce a giocare con il proprio personaggio e, proprio questa, è stata la più grande difficoltà.
Come ha ripetuto più volte lo stesso Cesare Fabiani, attore e per l’occasione Dottor. Frank, “ciò su cui si è dovuto molto lavorare è stata la profondità psicologica del personaggio, riuscire ad entrare nel suo mondo è stata una sfida ardua, ma che ha fatto mettere in gioco anche me stesso”.
La storia rappresenta, in verità, un viaggio interiore di due ragazzi di provincia, che si liberano dei vincoli psicologici imposti dalla società americana anni ’70 chiusa nella sua troppa vanità, per divenire persone adulte che non si lasciano condizionare dal pregiudizio; sentimento, questo, che troppo spesso attanaglia l’umanità, ma oltre ogni modo le piccole province.
Come ha voluto più volte sottolineare il vicesindaco, Donatella Ferretti, “i contenuti trattati divengono mezzo formativo per la nostra comunità, aiutando a superare quel preconcetto che a volte blocca le persone nei rapporti personali”.
Merito ulteriore, che l’Amministrazione riconosce a questa compagnia, è la capacità di riuscire a coinvolgere davvero talenti ascolani, cercando di valorizzarli stabilendo delle valide collaborazioni.

Lanciare un messaggio: questo l’obbiettivo dello spettacolo di sabato 22 novembre, abbattere quei muri che troppo spesso si ergono nelle relazioni e conoscere gli altri per quello che sono.