Caro De Andrè, tutto esaurito al Palariviera

Caro De Andrè, tutto esaurito al Palariviera

Tra i pezzi più toccanti una canzone dedicata a due donne: una scomparsa e una da poco uscita dal coma

Fa il tutto esaurito al Palariviera di S. Benedetto, con circa mille spettatori, lo spettacolo “Caro De André - Donne, Uomini e…Figli della Luna”. Un evento speciale dedicato principalmente al mondo femminile. La band di 11 elementi, guidata dalla voce solista e leader Carlo Bonanni, ha inaugurato il Linergy Tour trascinando il pubblico dentro una grande kermèsse musicale, rendendolo partecipativo e ricevendo valanghe di applausi.

Un concerto di due ore e mezza con 25 canzoni, che è entrato negli aspetti più delicati e squisitamente culturali della poetica di Fabrizio De Andrè, con pezzi più famosi patrimonio della memoria di più generazioni ed altri più rari da ascoltare e meno conosciuti ma di particolare intensità e significato. Nello spettacolo Bonanni e compagni hanno voluto principalmente indagare l’universo femminile nei vari ruoli della donna come simbolo del sacrificio, così come vista dal Faber, attraverso canzoni quali  “Franziska”, “Ho visto Nina volare”, la “Canzone di Marinella”, “Bocca di Rosa” ed una “Rimini” ispirata a Fellini.

Di delicata bellezza la “Giovanna d’Arco” di Leonard Cohen tradotta a suo tempo da un De André molto ispirato, che Bonanni, cardiologo all’ospedale di Ascoli Piceno, ha voluto dedicare a due donne in particolare: una scomparsa dopo una lunga lotta contro la malattia ed un’altra da poco uscita dal coma. E ancora dai più famosi “il Pescatore”, “Amico Fragile” o “Geordie” ad autentiche chicche come “A pittima” e “Monti di Mola” per entrare nei significati del ruolo sociale maschile, con un “Don Raffaé” in cui tutti i musicisti ed un gruppo di comparse salite sul palco hanno indossato una maschera, come usava fare il Faber nei concerti del ’92. Infine “Andrea”, “Princesa” e “Via del Campo” per spiegare il mondo degli “angeli o figli della luna”, ovvero i cosiddetti “diversi”, emarginati dalla società e verso i quali il Faber aveva particolare sensibilità.