«Il 22 giugno scorso - prosegue Bellini - ho consegnato alla società, dopo aver esaminato i dati di bilancio, una proposta seria, elaborata secondo gli usuali criteri adottati per le acquisizioni societarie da un professionista esperto in materia, il dott. Tamburini dello studio Gnudi, che si è già occupato della riorganizzazione del Bologna Calcio e che non ha ricevuto un appropriato riscontro.
Ciò che mi ha indotto ad interessarmi all’acquisto dell’Ascoli Calcio è stato il desiderio di salvare la società da una situazione finanziaria estremamente compromessa , per cercare di risanarla e renderla più competitiva con gli altri club presenti in serie B.
Nonostante manifestazioni d’interesse propagandate da imprenditori e personalità varie, sono stato l’unico a presentare e sottoscrivere una concreta offerta economica all’Ascoli Calcio.
Entrambe le proposte erano oggettivamente praticabili: la prima avrebbe avuto bisogno di molto tempo in quanto, dovevano essere ottenute approvazioni da soggetti esterni, la seconda si sarebbe potuta realizzare anche in tempi brevi, se le parti avessero voluto veramente raggiungere un accordo.
E’ puerile pensare di poter investire in una società senza conoscerne la situazione economico- finanziaria e patrimoniale, né la reale esposizione debitoria; è offensivo nei miei confronti e dei professionisti di cui mi sono avvalso pensare che io abbia fatto delle proposte “volutamente pretestuose”.
Mi sono meravigliato nel constatare, dalle dichiarazioni rese nel corso della conferenza stampa, la scarsa competenza di persone che, alla guida di una moderna società di calcio, pur in presenza di un legale, non hanno correttamente compreso il significato della proposta economica ricevuta o che hanno finto di non comprenderla.
I miei consulenti hanno ritenuto la proposta economica che ho formulato all’Ascoli Calcio eccessivamente generosa, viste le condizioni finanziarie della società.
Le motivazioni che mi hanno indotto a presentare la proposta con due alternative, sono state determinate dall’analisi dei dati contabili della società, contenuti nel preambolo dell’offerta economica che ho consegnato (le prime tre pagine omesse nel precedente comunicato del 15.11.11).
Alla proposta consegnata all’Ascoli il 22 giugno 2011, sarebbe stato doveroso, oltre che corretto, fornire un riscontro adeguato, in senso positivo o negativo.
L’Ascoli Calcio ha invece affidato la risposta ad una lettera consegnata dal rag. Guido Manocchio al mio legale avv. Cristina Celani alle ore 13,40 del 29 giugno 2011, solo dopo l’invio di un sollecito scritto di riscontro da parte di quest’ultima.
La risposta in questione, non professionale, è contenuta in una pagina senza intestazione, senza firma, senza timbro, intitolata "Promemoria", di sole sette righe.
Letta tale comunicazione, ho realizzato che stavo negoziando con persone non interessate a vendere e che comunque non hanno la minima idea di come vadano affrontate operazioni di questo tipo.
Riguardo l’ acquisto dell’ Ascoli Calcio da parte di Benigni che, a detta della figlia Silvia, sarebbe avvenuto in una notte, mi risulta che la notte della firma dell’accordo sia stato solo l’epilogo di un periodo di trattative durato oltre un mese.
Sono giunto pertanto alle seguenti conclusioni: la mia proposta non è mai stata letta o correttamente compresa dal destinatario, o non c’è mai stata realmente la volontà di cedere la società, a nessuna condizione, se non a quella di assicurare vantaggi economici ai soci, dimenticando la situazione finanziaria estremamente precaria della società.
Comunque, con queste precisazioni, è da considerarsi concluso il mio interessamento nei confronti dell’Ascoli Calcio ed auguro sinceramente al Presidente Roberto Benigni che possa uscire quanto prima da questa difficile situazione, con l’ausilio di persone competenti ed affidabili, e che la squadra torni ad essere competitiva».