Benigni: «L'offerta di Bellini è impraticabile»

Benigni: «L'offerta di Bellini è impraticabile»

L'avvocato Gionni: «Bellini voleva comprare a costo zero»

«La proposta è impraticabile - dichiara Gionni - Non so perché sia stata formulata, ma penso che sia stata resa volutamente non attuabile. Se Bellini volesse davvero potrebbe comprarsi anche una squadra di serie A».
«Non esiste nessuna offerta di 10 milioni per Benigni - prosegue - La cifra sarebbe andata alla futura società: Bellini voleva comprare a costo zero». Anche Silvia Benigni dice la sua in merito: «Una proposta da 10 milioni? Ce ne andiamo subito».

In pratica secondo la prima ipotesi formulata da Bellini i 10 milioni non sarebbero stati destinati alle tasche del presidente dell'Ascoli, ma avrebbero fatto parte delle casse della nuova società: «Lo si evince dal punto in cui si dice che "Tutti i crediti e i debiti (diversi dai crediti e debiti per compartecipazioni) dovrebbero esclusi dal perimetro dell’Operazione, e restare in capo alla Società" - sottolinea Gionni - Inoltre l'attuazione della prima proposta era irrealizzabile, perché la Figc non avrebbe acconsentito ad iscrivere in serie B una società che fosse subentrata all'attuale».

Anche la seconda ipotesi secondo l'avvocato Gionni è priva di condizioni attuabili: «Sia nell'una sia nell'altra, Benigni avrebbe dovuto ripianare da solo tutti i debiti, poi nel punto "d" della seconda proposta si fa riferimento alla controversia col Comune di Ascoli: serve molto più di qualche giorno per dirimere una questione tale, ci vuole il parere dei revisori contabili e tanto altro. Invece Bellini chiedeva che fosse una condizione da disciplinare prima della sottoscrizione dell’aumento di capitale di 6 milioni».

E l'avvocato sottolinea nuovamente un particolare non di poco conto: «Nemmeno un euro nelle tasche di Benigni sarebbe finito con la proposta di Bellini, mentre dieci milioni sarebbero stati subito accolti e lo sarebbero anche ora». «Non chiediamo i soldi indietro - fa eco Silvia Benigni - Ma solo esser sollevati dalle garanzie e alcuni rischi connessi». Allora la domanda è lecita: ma l'Ascoli è ancora in vendita? «Non è mai stata tolta dal mercato. Al momento noi stiamo lavorando alacremente per andare avanti e migliorare la situazione», risponde Silvia.

C'è da notare come sia difficile che un qualsiasi imprenditore investa milioni di euro per ripianare i debiti e poi ne immetta molti altri a disposizione del progetto futuro. Sabrina non ci sta: «Perché cosa fece 16 anni fa mio padre? Lui però lo ha fatto quando l'Ascoli era in serie C ed oggi abbiamo impegnato i nostri beni per l'Ascoli, abbiamo cercato aiuto alle banche per riscriverci quest'anno e sappiamo noi le difficoltà. Questo lo dovete riconoscere».
E la "proposta da tifoso" come disse Bellini? «Non esiste nessuna proposta da tifoso. Oggi nessuno è disposto a comprare l'Ascoli per passione e mettere i soldi di tasca di propria. Ma la situazione debitoria dell'Ascoli di 16 anni fa era come quella di oggi? I debiti se attualizzati corrispondono alla stessa cifra», aggiunge Sabrina.

A chi chiede se ci fossero margini di trattativa e se ci potesse essere un diverso epilogo Silvia risponde così: «Abbiamo cercato di negoziare alcuni punti della proposta, ma non c'erano margini: l'offerta di Bellini era legata a quelle condizioni non trattabili».

Nel corso dell'incontro si scopre anche che Roberto Benigni e Francesco Bellini non si sono mai sentiti durante gli otto giorni della trattativa, ma soltanto i loro legali si sono occupati della faccenda. L'altra curiosità è legata alla penale di 500 mila euro inflitta a chi avesse tradito il patto di riservatezza, inizialmente concordato per una durata triennale, poi divenuta di qualche mese su richiesta di Bellini.
Si pone così forse la parola fine su una lunga vicenda che ha tenuto col fiato sospeso un'intera città, creando aspettative, sogni e speranze. Oggi il presente narra di un Ascoli infangato dal calcioscommesse e immerso nella dura lotta per non retrocedere in Lega pro. «L'acqua passata non macina più», disse qualcuno un tempo. Ma chi cade nell'acqua è forza che si bagni.