La figlia del presidente ascolano aveva proposto al primo cittadino di dare un segnale importante nei confronti della società bianconera in questo momento di crisi. La Benigni aveva accolto con favore la rinuncia degli abbonamenti riservati all'amministrazione ascolana, ma d'altra parte aveva chiesto un aiuto più concreto: «Si dovrebbe modificare la convenzione con l'Ascoli e concedere alla società l'uso gratuito dello stadio, inoltre il Comune potrebbe evitare di escutere le fidejussioni come è stato fatto lo scorso anno».
«I beni pubblici non sono liberamente rinunciabili dal sindaco: i soldi sono di tutti. È necessario non confondere le proprietà pubbliche come lo stadio, con le vicende private di un gruppo che gestisce società di tipo privatistico – replica Castelli – Il momento che stiamo vivendo è molto delicato, non possiamo rinunciare a obblighi contrattuali che il concessionario ha sottoscritto: i soldi pubblici non sono noccioline, servono per mandare avanti un'intera città. Tengo poi a precisare come l'Ascoli non paghi l'affitto da due anni: da parte nostra c'è tutta la pazienza del caso, però invitiamo la società ad onorare i debiti».
La vicenda è più complicata che mai. L’Ascoli Calcio ha speso circa 2,7 milioni di euro per la messa a norma dello stadio Del Duca, il Comune chiede i soldi per l'affitto della struttura. E così si continua a vivere nell'attesa della sentenza del Tar Marche.