Per chi non lo sapesse il nostro portiere, lasciò una moglie in attesa di un bimbo, il quale pertanto non ebbe mai la possibilità di essere visto dal padre.
Da alcuni anni abbiamo una via intitolata all’illustre concittadino Costantino Rozzi, che oltre ad essere stato l’ artefice del “miracolo Ascoli” si rese protagonista nell’ arco di un trentennio di un altro prodigio socio-occupazionale. Anzi, penso sia opportuno intitolare al Dott. Rozzi (laureato in Sociologia), anche la facoltà di Architettura della nostra città da lui tanto voluta.
Sembra che nel corridoio degli spogliatoi, la foto di Strulli non ci sia più da tempo immemore. Come mai? E comunque mi chiedo come sia possibile che, nella Città del “Viale Costantino Rozzi” su cui tra l’ altro campeggia la lapide del nostro mai dimenticato grande Amico Reno, nella Città della “Via del Calcio spettacolo”, non ci sia una benché minima traccia di ricordo di quell’ eroico sfortunato giocatore. Anzi l’ unico accenno che esisteva, sia stato tolto.
Nello scorso febbraio, sono trascorsi 45 anni da quel tragico evento.
Mi chiedo se prima dello scadere del mezzo secolo, noi ascolani riusciremo mai a rimediare ad una simile terribile gaffe, nei confronti di una famiglia che sicuramente si sarà sentita abbandonata in tutti questi decenni. Sarebbe bello se, la “Via del calcio spettacolo” possa essere ribattezzata in “Viale Roberto Strulli”. Fino alla costruzione del ponte di Rozzi, essa costituiva l’unico accesso allo Stadio che a proposito venne appellato “delle Zeppelle”. Una simile iniziativa sarebbe anche un omaggio alla generazione di sportivi che negli anni ’60 e ’70, percorrevano la strada per andare a sostenere l’ Ascoli di Strulli e di Rozzi.