L'incontro è stato promosso dal Centro Sportivo Italiano per animare la vigilia dell'incontro col Papa
Ha parlato di "sport come esempio di educazione all'estetica" Savino Pezzotta, presidente della Fondazione per il Sud. «Non è importante sempre vincere, ma giocare bene, perché questo mi educa e mi mette in relazione con gli altri - ha aggiunto Pezzotta - Lo sport è andato nel tempo mercificandosi. Basta guardare le squadre di calcio che stanno sul mercato. La logica dello sport di oggi legato ai soldi è che si è bravi solo se si vince. Allora - ha detto ancora Pezzotta - si è tolleranti con chi si dopa per ottenere l'obiettivo, ma si è intolleranti con i ragazzi che si drogano». «Dobbiamo reinserire lo sport nelle scuole con lo stesso potere di materie come latino, storia, matematica» è stata la proposta di don Antonio Mazzi, presidente di Exodus. «Se si fa fare sport fuori dalla scuola, vuol dire dargli un ruolo meramente integrativo e questo non va bene - afferma Luigi Alici, presidente dell'Azione Cattolica - il matrimonio fra sport ed educazione è in pericolo perché viene lentamente ucciso dalla cultura inculcata dai messaggi pubblicitari del narcisismo, dell'utilitarismo e della negazione del futuro. Ridiamo ai ragazzi il futuro che è stato loro sequestrato» è l'appello di Alici. «Giocare è un diritto alla vita che porta dritti al Signore» ha detto alla platea dei ragazzi presenti oggi ad Ascoli monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina. L'assessore allo sport del Comune di Ascoli Domenico Stallone ha ricordato il suo passato di giocatore di calcio. «Ho esordito in serie A con la maglia dell'Ascoli nell'80 e mi sono formato nell'oratorio della mia parrocchia. Quello che chiedo alla Chiesa - ha spiegato Stallone - è proprio di tornare a far fare sport negli oratori evitando così che giovani e bambini vengano lasciati in mano a tecnici che trasmettono la cultura della vittoria, più che quella dell'educazione alla vita». «Lo sport deve far capire ai giovani i propri limiti altrimenti diventa neutro - ha osservato Edio Costantini, presidente del Csi - Il Csi, in un'epoca di sport businnes, non esprime un linguaggio solo solo tecnico, ma attraverso le regole, il confronto, la festa e l'allenamento, deve far in modo che anche la competizione serva ad educare».