Ancona - Il gesto messo in atto dal sig. Roberto Festa per contestare le donne marchigiane che sono ricorse all’interruzione di gravidanza non ha nulla di bonario. È invece una provocazione indegna, soprattutto perché messa in atto strumentalizzando dei bambini, per avere facile visibilità. Ed è ancora più grave che l’artefice di questo gesto che colpisce le donne costrette a compiere questa scelta drammatica tra mille pene e difficoltà sia proprio un medico di famiglia che dovrebbe svolgere a loro beneficio ben altre iniziative.
Il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza è garantito dalla legge 194 del 1978 che il popolo italiano ha “convalidato” respingendo a stragrande maggioranza nel Referendum Popolare del 1981, un tentativo di abrogarla. Una legge che tutela, innanzitutto, la salute della donna e che non consente a nessuno di ergersi a censore morale di vicende personali, intime e che hanno a che fare con il diritto all'autodeterminazione.
Forse chi si professa "a favore della vita", agendo “di sponda” con forze politiche e figure istituzionali restauratrici (vedasi le recenti prese di posizioni dell’assessora regionale Latini), vorrebbe tornare a quando le donne morivano sui tavoli delle mammane... Ma, come stanno a dimostrare l’impetuosa resistenza delle donne Polacche contro il medesimo intento liberticida e l’esultanza delle donne argentine che proprio nelle scorse settimane hanno salutato la conquista di questo diritto… sulle conquiste di civiltà non si torna indietro.
Come movimento di impegno civile nel condannare questa propaganda strumentale esprimiamo pertanto la nostra solidarietà alla Consigliera Regionale Bora che in questa occasione ne è stata bersaglio.