"Noi comitati, fino ad oggi, abbiamo avuto un atteggiamento rispettoso e scrupoloso verso le Istituzioni regionali proprio a causa dell’emergenza che ha colpito il nostro territorio. Ora siamo in una fase di stabilità, stiamo assistendo ad un primo rientro dell’emergenza da Covid 19 e non possiamo più tacere di fronte ai disastri sanitari di cui i principali colpevoli sono quelli che governano la Regione Marche.
Abbiamo assistito ad uscite mediatiche di qualche esponente del Governo Regionale che avrebbe fatto meglio a tacere invece di rilasciare dichiarazioni che continuano ad avvallare una gestione critica. Chi avrebbe dovuto non ha mai posto in essere una riforma sanitaria seria, né una programmazione credibile e non è nemmeno riuscito a ristabilire i servizi indispensabili in zone come quelle montane colpite dai recenti eventi sismici: ci viene in mente l’ospedale di Amandola che, nonostante ci fosse anche un’ordinanza del Commissario Straordinario alla ricostruzione, non ha ripristinato ad oggi tutti i servizi preesistenti.
Questa emergenza ha messo ancora più in risalto l’errore di aver depotenziato territorialmente ed in maniera sistematica la nostra sanità portando avanti, di contro, come un mantra il tema degli Ospedali Unici. Pensiamo per un attimo se fossero entrati già a regime i nuovi nosocomi e se avessero centralizzato ulteriormente l’offerta sanitaria a discapito della sua distribuzione territoriale durante un’emergenza imprevedibile...
Sappiamo però, purtroppo, che al peggio non vi è mai fine e il peggio è rappresentato dal “PROGETTO 100”: un nuovo grande “mega” ospedale costruito con investimenti privati sul territorio di Civitanova Marche.
Sorgono delle domande naturali: verrà attivata l’ennesima convenzione?
Nel caso, come saranno ripartiti costi e competenze tra pubblico e privato?
Sappiamo che il personale impiegato sarà reclutato da altri ospedali del nostro territorio e non avrà assunzioni dedicate. L’insegnamento che ci ha dato questa emergenza riguarda soprattutto l’importanza di avere un sistema sanitario territoriale forte e distribuito, ecco perché quegli oltre 10 milioni di euro di finanziamenti destinati a questa emergenza andavano spesi in maniera diversa e ottimale, il tutto incardinato in una programmazione strutturata di sanità pubblica all’interno di un piano socio sanitario che, come sappiamo, è ancora un libro dei sogni.
Non siamo abituati a criticare senza dare soluzioni e sulla scorta di quel che è accaduto in Cina e Corea del Sud, quei soldi potevano essere spesi assumendo ad esempio personale infermieristico a supporto del medico di famiglia o per il potenziamento e la ristrutturazione dell’esistente per la gestione dell’ondata di ritorno che, molto probabilmente, ci sarà dell’infezione nella fase di riapertura.
Più che nuovi ospedali servono cure territoriali efficaci, assistenza e rapida individuazione dei nuovi malati da isolare al proprio domicilio e non da gestire in “ospedali lazzaretto” o RSA. Speriamo almeno che, appena terminata questa emergenza, ci sarà qualcuno che abbia l’accortezza di fare un’analisi dei costi e benefici generati da certe decisioni arbitrarie, prese anche da qualche dirigente sanitario.
Nel frattempo, quello che faremo noi comitati, è condannare scelte scellerate effettuate da una classe politica che riteniamo essere oramai obsoleta: il tempo degli slogan è terminato. Un plauso va al personale sanitario impegnato in prima linea, il vero eroe in questa guerra che ancora una volta ha dimostrato un’elevata professionalità e un attaccamento al dovere e alle Istituzioni.
Abbiamo altresì appreso di un premio regionale da dare ai sanitari impegnati in questa lotta: ben vengano questi soldi ma come mai solo ora? Come mai a ridosso delle elezioni regionali? Come mai fino ad oggi, nonostante le denunce dei sindacati e dei lavoratori precari e non, nessuno di questi governanti che cerca di far passare mediaticamente come vittoria quella che, in realtà, è una sconfitta si è mai interessato delle annose criticità della nostra sanità regionale?
E dei mancati adempimenti economici e delle lotte continue dei sanitari che chiedevano soltanto di veder riconosciuto il loro lavoro cosa possono dire?
Chi guida questa regione come può giustificare quel che è accaduto nelle strutture ospedaliere Marchigiane dove sono rimasti contagiati 558 sanitari di cui tre deceduti o sui presidi di Marche Nord dove, apprendiamo sempre dalle notizie della carta stampata, ne sono rimasti infettati circa 131 e solo nel nosocomio di Urbino altri 80?
Questi 558 sanitari, non sono solo numeri matematici da statistica ma sono persone, storie di vita e famiglie e il loro contagio attesta il fallimento gestionale della sanità regionale".
Movimento per la difesa degli ospedali pubblici delle Marche - Ancona
Obiettivo Salute Piceno - Ascoli Piceno
Tutela Sanità - Pesaro Urbino
Comitato Sanità Pubblica PU - Pesaro Urbino
Comitato per la salute dei Sibillini delle aree montane - Fermo
AttivaMarche - Ascoli Piceno
Vox Italia - Marche