Ancona - Il 27 marzo scorso fummo tra i primi, come movimento politico “Dipende da noi”, a sollevare rispettosamente forti riserve riguardo la scelta estemporanea della Giunta Regionale Ceriscioli di mobilitare la beneficenza dei cittadini e delle aziende marchigiane per realizzare, avvalendosi del discusso “super consulente” Guido Bertolaso e nientemeno che I cavalieri di Malta, “una temporanea costosissima struttura pseudo ospedaliera provvisoria, invece di “attivare un più solido intervento pubblico nell’ambito delle strutture esistenti più adeguate”, operanti o dismesse, realizzando in quell’ambito nuove terapie intensive.
Alla nostra presa di posizione, che definiva questa “spettacolare” iniziativa un “maldestro e inefficace questo tentativo di imboccare improbabili scorciatoie”, sono seguite quelle di autorevoli figure istituzionali e tecniche, oltre ad organizzazioni sindacali e forze politiche.
Se le giustificazioni politiche addotte per giustificare questa “scorciatoia” privatistica, secondo le quali data l’urgenza le procedure pubbliche si ritenevano incompatibili, già allora apparivano insostenibili, ora, passato un mese dagli annunci è divenuto evidente quanto quella scelta fosse sbagliata.
Già allora sostenemmo coraggiosamente questa posizione, nonostante i contagi fossero crescenti e la saturazione delle terapie intensive apparisse vicina, perché eravamo convinti che, come ribadiscono in coro medici e tecnici della sanità, la terapia intensiva non può essere estrapolata da strutture dotate di tutte le risorse professionali e strumentali presenti solo in ospedali pubblici esistenti (laboratori, sale operatorie, specialisti dei vari settori, ecc).
Lo sosteniamo a maggior ragione oggi nel momento in cui il ricorso alle terapie intensive si è quasi dimezzato ed emerge con maggiore chiarezza che, senza sottovalutare gli ospedali, la battaglia con il Covid-19 si può vincere (oggi e nei possibili contagi di ritorno) principalmente sul territorio, cioè proprio lì dove nella nostra regione si sono registrate le più evidenti carenze. Carenze prodotte innanzitutto dai tagli sciagurati alla spesa sanitaria operati dalle forze di governo, che negli anni hanno falcidiato, oltre a molti posti letto e presidi ospedalieri sicuramente necessari, anche personale sanitario e servizi territoriali.
Come non capire che piuttosto che su improbabili “astronavi” nelle fiere (la definizione è di Bertolaso), dove i costi (quelli sì) sono andati in orbita in modo inquietante ed andranno in gran parte sprecati, energie e risorse andavano e vanno concentrate altrove. Prima di tutto sui dispositivi di prevenzione (in particolare per il personale del sistema dell’emergenza e delle RSA), sull’intensificazione di tamponi e studi sierologici, come guida alle misure di distanziamento sociale, sul potenziando i servizi territoriali e di sanità pubblica in grado di identificare sin dall’inizio eventuali focolai e da isolare sia i casi che i contatti, sul supporto nel confronti dei medici di base per diagnosticare e curare precocemente la malattia evitando i ricoveri tardivi in terapia intensiva quando il quadro clinico è già pregiudicato.
Di fronte alla perseveranza della Giunta Regionale e all’inspiegabile silenzio a riguardo di figure istituzionali autorevoli, quali ad esempio il presidente della Commissione Regionale Sanità, i Sindaci delle principali città che guidano le assemblee territoriali delle zone sanitarie, a partire dal Presidente dell' Anci, e i Consiglieri regionali, non possiamo far altro che ribadire le nostre proposte ed auspicare che, nonostante tutto, la dedizione del personale sanitario, il senso civico dei cittadini marchigiani, il generoso attivismo del volontariato e di molti amministratori locali allontanino questa emergenza. Speriamo anche che nei prossimi mesi sia possibile superare questo modo autoreferenziale di gestire la sanità e la cosa pubblica, arrivando a un nuovo governo per le Marche.