Ancona - “Un incontro molto positivo oggi con
Guido Bertolaso e il suo staff per valutare la possibilità di
realizzare nelle Marche quello che si sta facendo in Lombardia. Una
struttura, nel nostro caso, di 100 posti letto per la rianimazione,
che è la parte più complessa ed importante quando ci si ammala e
l’insufficienza respiratoria diventa molto grave. Siamo qualche
giorno dietro, ma siamo la seconda Regione per contagi: facendo le
proporzioni siamo piccoli ma abbiamo difficoltà importanti e
vogliamo fare le cose per tempo per poter dare ai marchigiani la
risposta più appropriata.
E’ una necessità che potremo
avere da qui a pochissimi giorni e quindi serve uno sforzo
straordinario. Per poterlo realizzare sono state individuate due
opzioni: l’allestimento di un traghetto al porto e il Palaindoor,
entrambi ad Ancona, al centro della regione, ma la cosa più
importante sono le risorse. Non possiamo farlo con le risorse
pubbliche, non perché non abbiamo i 12 milioni necessari a
realizzarla, ma per la velocità. Sappiamo che il Pubblico anche
nell’emergenza ha tempi troppo lunghi. Basti pensare all’ospedale
di Amandola che finalmente ha visto la firma del contratto, ma ben
tre mesi dopo l’aggiudicazione.
Noi dobbiamo invece agire
in tempi stretti, ma solo un percorso di donazione può permettere
questo risultato. Quindi l’appello che faccio è cruciale. E’
soprattutto un appello alle grandi imprese della nostra regione
perché la scelta di impegnarsi in questa direzione permetterà di
realizzare qualcosa di veramente importante in grado di salvare la
vita ai marchigiani.
12 milioni di euro non sono una cifra
impossibile, sono una cifra impegnativa ma è chiaro il progetto
funzionerà solo se tutti quanti risponderanno all’appello. Si
tratta oggi di raccogliere le adesioni, perché poi la donazione vera
e propria andrà verso un soggetto, una fondazione che opera
normalmente con la Protezione Civile e che collaborerà con lo staff
di Bertolaso per realizzare questa importante infrastruttura. Quindi
denaro privato, donazioni, per dare velocità all’intera
operazione. Vediamo cosa maturerà nelle prossime ore perché la
macchina che si è messa in moto è velocissima.
Arrivassero
queste prime indicazioni sotto il profilo del sostegno economico,
l’obiettivo è di realizzare questo impianto nell’arco di dieci
giorni. Si tratta di un’opera di grandissimo valore per la nostra
sanità, per la salute dei nostri cittadini e per affrontare al
meglio la situazione, giocando tutte le carte a vantaggio dei
marchigiani”. Queste le parole del Presidente della Regione Luca
Ceriscioli che oggi ha incontrato, al porto di Ancona dove è
arrivato in elicottero, l’ex capo della Protezione Civile Guido
Bertolaso che attualmente sta collaborando con la Regione Lombardia
nella gestione dell’emergenza Coronavirus, ma ha trascorso la
mattinata nelle Marche per dare il suo contributo di massimo esperto.
Insieme, nel corso della mattinata, Ceriscioli e Bertolaso,
affiancato da Patrizia Arnosti tecnico specializzato nella
progettazione di strutture sanitarie, hanno effettuato i sopralluoghi
nelle aree individuate.
Al momento sono al vaglio due
possibilità: l’allestimento di un traghetto al porto di Ancona con
le attrezzature mediche necessarie o l’allestimento del Palaindoor.
La prima opzione ha come vantaggio la funzionalità, in quanto può
essere spostato altrove, anche in Regioni più lontane che in un
secondo tempo dovessero averne bisogno. Nel Palaindoor d’altra
parte, la struttura sarebbe realizzata dentro un’altra struttura,
quindi al netto dei costi tecnologici, impiantistici e di
allestimento. L’impianto sportivo è inoltre strategicamente vicino
all’Inrca, quindi necessiterebbe di meno attrezzature perché
vicino a servizi sanitari strategici.
“La scelta - conclude
il presidente Ceriscioli - avverrà nel giro di 24 ore in base alle
valutazioni che faremo con Bertolaso e il suo staff. Come al solito
noi lavoriamo su numeri che ancora non ci sono, ma sono quelli che
potrebbero essere da qui ad una settimana o dieci giorni. Aver messo
in moto questa macchina aiuterà tutto il sistema nella fase più
acuta. Poi lavoriamo anche sul resto: sui tamponi, sulle persone che
stanno a casa, sulle strutture in uscita. Stiamo facendo un lavoro
che cerca di coprire tutti gli aspetti dell’emergenza”