Ascoli - Il 2 agosto si svolgerà la conferenza dei sindaci dell’Area Vasta n.5 per discutere della localizzazione del cd “ospedale unico del Piceno”. La conferenza dei sindaci, in base alla legge regionale 13/03, ha funzioni meramente consultive ma in questo caso è chiamata a ratificare una scelta derivante dall’applicazione di uno “strano “ algoritmo elaborato dal Presidente della Giunta Regionale.
Luca
Ceriscioli ha già fatto la sua scelta nelle stanze chiuse della
giunta regionale e ora cerca di dare una parvenza di democraticità
alla decisione, cercando di renderne complici i sindaci del
territorio, stremati dalla crisi economica e resi vulnerabili dal
terremoto.
Preso
atto di ciò, pongo a me stesso e a tutti voi, alcuni ragionevoli
interrogativi, alcuni di natura politica e altri di carattere più
tecnico, che ho mutuato dalla riflessione di alcuni esperti della
nostra regione.
Per
quale motivo, nella nostra regione, Ceriscioli pensa di costruire
nuovi ospedali in sostituzione di quelli più obsoleti (così a
Pesaro, Macerata e Fermo) mentre nella nostra provincia, cambia
criterio in danno di San Benedetto? Forse perché è governata da un
sindaco di centro destra ?
Visto
che non esiste un progetto organico sulla rete dei nuovi ospedali,
non era forse il caso - prima di effettuare la scelta che siamo
chiamati a ratificare - di considerare attentamente l’impatto di
una decisione così importante su un territorio in grave difficoltà
economiche, situato al confine e, particolare ancora più importante,
massacrato dal terremoto ? Considerate le difficoltà e le lentezze
della ricostruzione post sisma, non sarebbe stato forse utile
lasciare nella città capoluogo un ospedale ( che con pochi soldi si
potrebbe riqualificare adeguatamente) a servizio dei paesi
dell’entroterra martoriati dal sisma ?
E non sarebbe stato utile
realizzare una nuova struttura sulla costa, da ubicare all’uscita
di uno dei caselli autostradali, capace di sostenere la richiesta di
salute di un’area che triplica la propria popolazione in estate ?
Facendo il conto della serva con chi se ne intende, per le due
operazioni (nuovo ospedale a San Benedetto e ampia riqualificazione
di quello di Ascoli) avremmo speso una somma inferiore a quella
necessaria per realizzare il nuovo ospedale unico. Non vi viene il
sospetto - visto
che ormai alla fine della Iegislatura mancano meno di due anni - che
quelli ipotizzati da Ceriscioli siano fanta-ospedali adatti più alla
campagna elettorale che alla soddisfazione dei bisogni di salute
delle nostre comunità ?
Avete pensato al fatto che un ospedale unico senza azienda ospedaliera determina il dimezzamento degli stanziamenti in favore della sanità del nostro territorio?
Pensate davvero che, indirizzando tutte le risorse in favore dell’ospedale unico, poi rimangano risorse vere per finanziare servizi sanitari e socio sanitari nell’area Vasta ?
A questi interrogativi di ordine politico ( che stanno a cuore di noi amministratori) se ne aggiungono altri che, di carattere squisitamente tecnico, sono stati estratti da un blog di settore particolarmente qualificato (marchesanita) alimentato da alcuni esperti di sanitaà di comprovata esperienza.
Le domande sui costi e sui tempi.
Qual è il costo complessivo del progetto e qual è la sua modalità di finanziamento?
Il finanziamento copre anche le tecnologie oltre che gli impianti e la struttura?
Quali sono i tempi previsti per la sua realizzazione?
Le domande sul nuovo ospedale.
Quanti sono i posti letto previsti complessivamente distinti per intensità assistenziale?
Per quali discipline è prevista una attività di ricovero ordinario?
Che tipo di organizzazione si intende dare alle aree di ricovero (per disciplina e/o per
intensità assistenziale)?
Quante sono le sale operatorie previste? Quante ore di attività chirurgica
programmata si intende mettere a disposizione delle diverse discipline? Che spazio
si intende dare alle attività in urgenza?
Che organizzazione si intende dare alle emergenze tempo-dipendenti (politraumi,
infarto ed ictus)?
Che organizzazione si intende complessivamente dare al Dipartimento di
Emergenza?
Che spazio verrà dato alle attività di post-acuzie?
Quanto personale e di che tipo si stima sia necessario per l’attività a regime del
nuovo ospedale?
Questo personale è di meno o di più rispetto a quello attualmente disponibile nei due
ospedali?
Sono previste tutte le discipline preesistenti nei due ospedali?
Sono previste altre discipline rispetto a quelle già esistenti?
Per quali attività si ritiene che il nuovo ospedale debba garantire un incremento
rispetto a quelle attualmente svolte?
Quali attività di tipo ambulatoriale complesso verranno mantenute e con quali livelli di
operatività (radioterapia, emodialisi, radiologia interventistica, attività endoscopica,
ecc)?
Quali attività ambulatoriali si ritiene andranno incrementate?
Le domande sugli ospedali che verranno accorpati
Che attività ospedaliere rimarranno nei due presidi?
Se rimarranno delle attività ospedaliere saranno compatibili con gli atti programmatori
sul numero dei posti letto?
Che attività di tipo intermedio o residenziale saranno previste?
Le attività di cui al precedente punto di quanti posti letto disporranno?
Le attività di cui ai due precedenti punti sono previste negli atti programmatori della
Regione?
Quali attività ambulatoriali verranno mantenute e con quali livelli di operatività?
Rimarranno spazi inutilizzati nei due “vecchi” presidi?
Con questi eventuali spazi cosa si farà?
Le domande sul periodo “di transizione”
Sono previsti interventi di adeguamento delle due strutture sia in termini di personale che di spazi, impianti e tecnologie in attesa del trasferimento?
Quali forme di integrazione tra i due ospedali che confluiranno sono state attivate e quali altre verranno progressivamente attivate?
Le domande sul contesto (in caso strutture ASUR)
Vi sono criticità forti nell’ambito dei servizi territoriali dell’Area Vasta che potrebbero influire sul progetto (stato della assistenza domiciliare / residenziale e rete delle cure palliative ad esempio)?
Che ruolo svolgono le strutture private nell’offerta ospedaliera dell’Area e che forme di integrazione ci sono o ci potrebbero essere tra ospedalità pubblica e privata?
In rapporto alla mobilità sanitaria, si intende governarla, come previsto dalla normativa e dal buon senso, nell'ambito di accordi di confine con le altre regioni? Che tipo di offerta danno le altre regioni in prossimità del territorio considerato?
* * *
Insomma, collega Sindaco, siamo sicuri che le quattro slides inviateci da Ceriscioli diano risposte a tutti questi interrogativi politici e tecnici che incidono pesantemente sia sulla salute della nostra gente che sulla la capacità operatova degli operatori sanitari ?
Siamo certi che rendendoci corresponsabili di una scelta così opaca, non sostenuta da una strategia organica, e lesiva sia del diritto alla salute che dell’economia delle nostre comunità, facciamo il bene del nostro territorio ?
A questi due ultimi interrogativi, tra i tanti che ho posto in questa nota, spetta solo a noi sindaci, e solo a noi, rispondere.
La riunione del 2 agosto sarà l’occasione per farlo.
Cordialmente.
Guido Castelli
(Sindaco di Ascoli Piceno)