Per l'ospedale unico la montagna ha partorito il topolino. I sindaci non votano e chiedono informazioni serie alla Regione

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Per l'ospedale unico la montagna ha partorito il topolino. I sindaci non votano e chiedono informazioni serie alla Regione

Piergallini: ' Ma come si fa a prendere una decisione su un tema così importante senza saperne alcunché? Vorrei almeno, non dico tanto, 15 o 20 pagine di relazione dalla Regione per poter capire e far capire ai miei concittadini, comprendere quali siano i progetti e le localizzazioni per l'ospedale unico'. Castelli: 'E no, caro presidente Luca Ceriscioli lei non mi può mettermi sul tavolo una pistola carica e dirmi “o ti spari tu o ti sparo io'.

Ascoli - Nella Conferenza dei sindaci del Piceno sulla sanità tenutasi al Piceno Consind, con focus sull'ospedale unico, c'era anche il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli che è uscito al momento del voto. La montagna però ha partorito solo il classico topolino. Nessuna decisione, problemi anche nel linguaggio politichese: rinvio o sospensione? Alla fine il presidente Angelo Flaiani ha raccolto una votazione favorevole sul termine sospensione. Concetti sulla cui differenza i cittadini fanno spallucce: poi ci si lamenta che prestino scarsa attenzione alle elezioni e pratichino lo sport dell'astensione.

In ogni caso, ricordando che dell'ospedale unico si parla ormai da oltre 16 anni, ieri però nel dibattito sono emersi, in ordine d'importanza, almeno tre aspetti che dovrebbero però rianimare nella gente un pizzico di fiducia nella politica. Il tema centrale, quindi il primo, è stato quello della trasparenza, figlia di un'informazione esaustiva su un tema prima di ogni decisione da prendere. Un atteggiamento che i comuni mortali chiamano senso di responsabilità. Una bandiera, questa, tenuta a due mani da Enrico Piergallini, rieletto da pochi giorni sindaco di Grottammare con il 62,88% di consensi. Una percentuale-medaglia che forse dipende proprio dal metodo abituale del sindaco di Grottammare nei confronti della sua gente.

Non ho proprio voglia di votare oggi, – dice Piergallini – pur avendo una sorella medico che mi indica nella via dell'ospedale unico il futuro della sanità, perché di questa cosa ho sentito solo parole e visto soltanto qualche slide molto concisa. Ma come si fa a prendere una decisione su un tema così importante senza saperne alcunché? Posto che la Conferenza dei sindaci abbia solo capacità consultiva o propositiva, ma poi la decisione spetti alla Regione, se si vuole un percorso partecipativo che dia forza alle scelte io vorrei fare nel mio comune almeno un paio di assemblee pubbliche per spiegare questo tema cruciale, poi magari i cittadini non saranno in grado di decidere, ma avranno condiviso di quali cose stiamo parlando, di quale sanità si sta programmando. Bene – ha continuato il sindaco Piergallini – io vorrei almeno, non dico tanto, 15 o 20 pagine di relazione dalla Regione per poter capire e far capire ai miei concittadini, comprendere quali siano i progetti e le localizzazioni per l'ospedale unico”.

E sempre in tema di trasparenza e informazione, chi invece di carte ne aveva tante con un canovaccio da visione regionale complessiva della sanità marchigiana è stato il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli.

E no, caro presidente Luca Ceriscioli - commenta Castelli - lei non mi può mettermi sul tavolo una pistola carica e dirmi “o ti spari tu o ti sparo io” (parla dell'algoritmo elaborato dalla Regione Marche per la scelta del luogo ove costruire la nuova struttura ospedaliera, ndr). Io voglio capire che fine fa l'ospedale di Ascoli Piceno, così come il collega Piunti, che amministra una città con 49 mila abitanti,vuol conoscere il destino di quello di San Benedetto”.

La disamina di Castelli sugli ospedali delle Marche cammina su due gambe: intanto quanto è scritto nel vigente piano sanitario regionale (quello della giunta Spacca, che aveva termine nel 2014, ancora non sostituito dal nuovo piano sanitario regionale che il presidente Ceriscioli aveva detto in più di un'occasione che sarebbe stato pronto entro giugno 2018) e il Decreto Balduzzi utilizzato, quest'ultimo, alla prova dei fatti con esemplare discrezionalità: un eufemismo per superare un immagine plastica legata alla particolare elasticità cutanea dei genitali maschili.


Per completezza il Decreto Balduzzi, tra l'altro, indica i requisiti per congruità di popolazione presente in una determinata area che determini la presenza o meno di un ospedale di 1° Livello.

E il sindaco Castelli, carte alla mano, ha dimostrato quanto finora accaduto in Regione.

A Pesaro sono cadute tutte le scelte in base al requisito di baricentricità, sancito dal Piano sanitario regionale vigente, delle nuove strutture ospedaliere con Fano, - dice Castelli – anzi il Pesarese si troverà ad avere ben due nuovi ospedali con 632 posti letto a Muraglia di Pesaro più circa 120 nel nuovo ospedale privato di Fano. Baricentricità sparita anche tra Macerata e Civitanova Marche: il nuovo ospedale sarà a Macerata. Poi arriva Fermo con un nuovo ospedale del quale non c'era traccia nel Piano sanitario regionale. Infine ci sono Ascoli Piceno e San Benedetto dove riappare una presunta baricentricità con la candidatura di Spinetoli e Colli del Tronto. E scompare del piano sanitario vigente la realizzazione prevista dell'Azienda sanitaria nel Piceno: cioè l'autonomia di gestione della sanità del territorio”.

E sulle aziende ospedaliere il presidente Luca Ceriscioli ha detto che quelle presenti in regione debbono avere per legge bilanci non passivi e tale è la situazione. Mormorio di dissenso in sala da parte di Cgil Cisl e Uil. In realtà il sindaco Castelli si batte da tempo perché il Piceno veda la realizzazione dell'Azienda ospedaliera perché di fatto sarebbe quella di certo attiva visti i circa 8 milioni che ogni anno grazie alla mobilità attiva che le strutture pubbliche e private della sanità picena acquisiscono da altre regioni, Abruzzo in primis. Risorse economiche che finiscono nel calderone regionale e vengono ripartite nella altre province.

Di fatto Ceriscioli ha comunque lasciato una porta aperta alla realizzazione dell'azienda: chi vivrà vedrà.

Il secondo elemento della Conferenza dei sindaci di ieri è quello del contrappunto tra responsabilità e campanilismo. Beh possiamo dire che sindaci in ordine sparso, di colori diversi, hanno assunto posizioni di critica costruttiva: la montagna ha detto la sua con Montedinove e Comunanza ha lamentato quella che in gergo viene definita la statistica del “pollo di Trilussa” della possibilità cioè di avere o meno un medico condotto perché mancano i medici. Così anche Cupramarittima che evidenzia il ritardo della realizzazione della “Guardia medica” nonostante sia già iniziata la stagione estiva e i turisti si lamentano.


Ed ecco il terzo elemento che aleggiava in maniera palpabile tra i sindaci del Piceno, soprattutto tra quelli di Ascoli, San Benedetto e Spinetoli: l'economia legata alla sanità. Quando Castelli e Piunti chiedono di sapere quale sia il destino del Mazzoni e del Madonna del Soccorso e Luciani (Spinetoli) e Cardilli (Colli del Tronto) presentano un progetto di ospedale unico nel proprio territorio, stanno parlando in realtà proprio di economia.


Se per l'ospedale Mazzoni ad Ascoli, che conta circa 1.400 dipendenti, e per il Madonna del Soccorso con circa 1.000 unità lavorative, cambiassero le logiche su due strutture che tra l'altro sono state potenziate tecnologicamente anche nell'ultimo periodo, con un ospedale unico nei due plessi diminuirebbero i dipendenti? Quali effetti negativi ricadrebbero nei due comuni? Ci sarebbero minori risorse spese nei negozi e nei servizi dei due territori?

Domande obbligatorie per ogni sindaco che abbia a cuore il destino dei suoi cittadini. Viceversa la realizzazione di un nuovo ospedale (Spinetoli-Colli) vedrebbe un'immissione mastodontica di denaro, 200 o 300 milioni di euro, per lavori di realizzazione della struttura sanitaria.

Nel dibattito Stefano Stracci, sindaco di Monteprandone, ha messo da parte la candidatura del suo terrirorio per la realizzazione della nuova struttura a favore dell'altro progetto.


E per finire non possiamo glissare l'intervento del sindaco di Montalto, Raffaele Tassotti, che nel citare lo storico apologo di Menenio Agrippa per tornare a fare squadra su un obiettivo, con una chiosa da antico consiglio comunale racconta quello che esclamò un consigliere: perché a noi della contrada di S. Emidio (a Montalto) ci tocca sempre di fare la parte dello … “sfintere anale”? Ma Tassotti ha utilizzato meglio un francesismo che a noi non è concesso.