Ascoli - Il primo segnale di vita che Ceriscioli, dopo la disfatta del 4 marzo,
lancia al consiglio regionale delle Marche per la ripresa dei lavori ha
suscitato un vespaio. Tutti si aspettavano qualche indirizzo
(preferibilmente non banale e scontato) sul redigendo nuovo piano
sanitario e invece il Governatore inciampa sul discutibile approccio
privatistico che ispira la proposta di legge 145/17. Proposta tenuta nel
freezer qualche mese e ora prepotentemente riportata alla ribalta con
un’approvazione lampo in commissione sanità.
Il Governatore Ceriscioli, incalzato dalle opposizioni e dai sindacati
sul merito di una proposta, che a tutti sembra propedeutica a favorire
una sempre maggiore irruzione del privato nel servizio sanitario, offre
una interpretazione davvero singolare. Secondo Ceriscioli, infatti, il
testo che dovrebbe approdare in consiglio il prossimo 17 aprile sarebbe
addirittura restrittivo rispetto alle funzioni dei privati nella sanità
pubblica.
Peccato che non sia così. Con buona pace del mio ex collega di Pesaro,
infatti, la sostanza della 145/17 è esattamente opposta a quello che
Ceriscioli ha voluto dichiarare urbi e orbi. Mi spiego: le
sperimentazioni con i privati, nel nostro ordinamento, sono già
disciplinate dall’art.9 bis del decreto legislativo 502. Purtroppo per
Ceriscioli, la legge nazionale autorizza le sperimentazioni provate solo
se presenti negli atti programmatori della Regione. Visto che però la
Regione Marche - dopo l’esaurirsi del PSSR 2012/2014 elaborato da Spacca
- non si è dotata di una programmazione specifica che contempli le
sperimentazioni, Ceriscioli ha bisogno di eludere il dispositivo
nazionale attraverso una legge regionale che permetta alla giunta
Ceriscioli di mantenersi le mani libere per fare e disfare a favore del
privato.
Perché Ceriscioli vuole questo potere in barba a quanto stabiliscono le
leggi nazionali? Ma non hanno avvertito sentore di qualche illegittimità
Ceriscioli e il tutto fare consigliere delegato Volpini? Ma non era il
centrosinistra il mentore del welfare, del prima di tutto i deboli, i
poveri? Con questa legge il welfare va a farsi friggere, la via
dell'indebolimento della sanità pubblica vede segnali stradali ben
individuati e leggibili. Il sospetto è che la proposta voglia consentire
il superamento della diatriba della sanità del nord delle Marche e che
Ceriscioli, angustiato dal fatto che il nuovo ospedale di casa sua non
riesce a partire, voglia utilizzare questa legge per blandire la
comunità fanese con una struttura privata che avrà più o meno il costo
di un altro ospedale pubblico.
Ceriscioli continua a vantarsi per la
sanità marchigiana, ma sventola bandiere con medaglie tutte conquistate
da Spacca del quale Ceriscioli si dice alternativa.
Perché mai allora ne
utilizza i frutti?
Come il tesoretto da 200 milioni di euro con il
quale si vanterà pure di aver stabilizzato il precariato del sistema
sanitario regionale. In realtà il presidente assessore alla sanità Luca
Ceriscioli non sta programmando la sanità marchigiana che ora rischia,
in mani così insicure, di creare maggior precariato del passato. Come
possono pensare Ceriscioli e il suo luogotenente Volpini che un
direttore sanitario faccia utilizzare apparecchiature tecnologiche
pagate dagli italiani, dai marchigiani, a giovani medici con poca
esperienza?
Ma poi si sta parlando di probabili cooperative di giovani
radiologi, è pazzesco. Ceriscioli forse neppure sa che fra breve ci
troveremo di fronte ad una situazione imprevedibile figlia del numero
chiuso alla facoltà di medicina e un esercito di medici che andranno in
pensione. C'è addirittura il rischio del turn over. Ceriscioli sa che
ancora non siamo in grado di obbedire ad una direttiva europea per
l'assunzione di circa 20 mila medici?
Con questa proposta di legge da far approvare in fretta, Ceriscioli vuol
far credere ai privati pronti ad investire in quella struttura che
saranno blindati nei propri investimenti: sta vendendo la pelle
dell'orso prima che sia ucciso. Il colore dell'illegittimità fuoriesce
dalle pieghe della legge 145 e l'art. 9Bis ne è il pennello puntuale.
Perché di fronte ad una popolazione che invecchia, ad una povertà sempre
più palese nella nostra società Ceriscioli non investe risorse per
pagare le prestazioni aggiuntive ai medici che stanno lavorando nel
pubblico? E' così che si abbattono le liste d'attesa non con le
chiacchiere.