Ancona - “Una riforma che deve camminare con le gambe degli operatori sanitari. Lo spirito di questi incontri è proprio quello di ascoltare le loro osservazione, chiedere i loro pareri, approfondire insieme gli aspetti salienti”.
È la sintesi dell’assessore regionale alla
Salute Filippo Saltamartini, al termine dell’incontro che si è
svolto all’Auditorium San Rocco di Senigallia con un’ampia
rappresentanza del personale medico dell’ospedale e del distretto
sanitario cittadino che conta circa 899 addetti. Il presidente della
Regione Francesco Acquaroli e l’assessore hanno presentato la
proposta di legge regionale sulla riorganizzazione del sistema
sanitario marchigiano.
La nuova pianificazione prevedrà cinque
aziende sanitarie territoriali più vicine ai cittadini (Ancona,
Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro-Urbino), l’azienda
ospedaliera Universitaria delle Marche (Ancona), l’Inrca di Ancona
e la soppressione dell’Asur. La riforma, ha spiegato Acquaroli,
“rappresenta un adeguamento dell’organizzazione sanitaria.
Vogliamo semplificare il quadro amministrativo per dare maggiori
risposte alle esigenze dei territori.
Le aziende che nasceranno
avranno più potere, più incisività, maggiore capacità di
interlocuzione, ma anche più responsabilità, perché non ci saranno
livelli intermedi che possano ostacolare il raggiungimento dei
risultati prefissati. Un ottimale modello di governance è
fondamentale per gestire al meglio le risorse finanziarie e del
personale”.L’assessore Saltamartini ha spiegato che “abbiamo
registrato un grande interesse da parte degli operatori e sono emersi
spunti interessanti. Cito le richieste che riguardano la modifica
della normativa nazionale sui trattamenti, sui concorsi, sulla
possibilità di aiutare la riorganizzazione dei Pronto soccorso.
Abbiamo assunto l'impegno di tornare, perché una volta approvata la
legge di riforma, poi saranno i Piani e i documenti successivi di
attuazione della legge a incidere sull'ordinamento e
sull'organizzazione della sanità regionale”.
Secondo l’assessore,
“la legge 13 è la cornice e il quadro vogliamo dipingerlo insieme
al personale.
Evidentemente, sono emerse situazioni di particolare
disagio, qui a Senigallia, per le strutture sfornite di personale,
come il Pronto soccorso e altre situazioni, ma abbiamo anche spiegato
quali sono le misure che la Regione ha adottato: in particolare,
l'aumento del finanziamento delle borse di specializzazione che
potranno fornire, nei prossimi anni, almeno un numero di medici
maggiore rispetto a quello dei medici che vanno adesso in pensione.
Oggi il rapporto è meno medici che entrano in servizio rispetto a
quelli che andranno in pensione. Dal prossimo anno, l'aumento delle
borse di specializzazione portato a 150 e il finanziamento integrale
della Regione, con una spesa di 6,6 milioni di euro, farà sì che i
medici che entrano in servizio saranno superiori a quelli che vanno
in pensione.
Questo soprattutto nel territorio, dove mancano medici
di famiglia, pediatri di libera scelta, medici di continuità
assistenziale. Mi pare che la riunione possa aver coinvolto tutto il
personale in un percorso di collaborazione per la realizzazione
dell'interesse pubblico”. Sui tempi della riforma l’assessore ha
anticipato che “la Giunta regionale conta di portarla
all'approvazione definitiva del Consiglio prima di Ferragosto. Un
mese dopo la Giunta dovrà individuare una commissione che è
chiamata a delineare il passaggio dei rapporti attivi e dei rapporti
passivi tra le Aree vaste e le nuove Aziende. A gennaio 2023 la
riforma entrerà in vigore e lì, sostanzialmente, andranno elaborati
tutti gli atti aziendali che dovranno garantire la risposta alla
domanda di prestazioni.
La rivoluzione che noi intendiamo proporre è
appunto questa: non c'è più l’elemento organizzativo storico in
base all'organico di ogni ospedale e di ogni Area vasta, ma
l'organizzazione organica dei medici, infermieri, tecnici di
laboratorio, di tutto il personale che lavora in sanità, dovrà
essere rispondente alla domanda che proviene dai territori: quindi,
in base alla domanda di prestazioni. In questo senso la
riorganizzazione dovrà prevedere un numero di medici, di infermieri,
capaci di dare le risposte necessarie a questa domanda di
prestazioni”.