Un bagliore nella panoramica assistenziale legata alla patologia in grado di illuminare l'abisso senza tempo e memoria in cui ci si trova quando si sprofonda nel vortice vertiginoso dell’Alzheimer. Presenti all’iniziativa, tra gli altri, il vice presidente della Regione Marche Antonio Canzian insieme al sindaco Guido Castelli e al presidente Piero Celani.
“Questa giornata – ha sottolineato Canzian nel portare i saluti della giunta regionale – rappresenta un momento particolarmente importante e impegnativo, rivolto a operatori e cittadini interessati nell’affrontare uno dei grandi temi a carattere psicosociale.
La Regione Marche ha finanziato Up-Tech, progetto di ricerca sperimentale tramite risorse del Fondo nazionale per le non autosufficienze che ha come obiettivi principali quelli di migliorare la qualità della vita dei caregiver ,familiari di persone affette da malattia di Alzheimer e promuovere la permanenza a domicilio dei pazienti. Il progetto ha attualmente coinvolto già più di 438 famiglie marchigiane in un intervento complesso della durata di 12 mesi. Sono stati assunti per ogni distretto sanitario due assistenti sociali e coinvolti cinque infermieri per l’erogazione di assistenza domiciliare integrativa”.
“L’attività – ha concluso il vice presidente - è realizzata attraverso controlli telefonici regolari, la formazione del familiare sulla gestione dello stress, del paziente e del trattamento farmacologico”.
L’Alzheimer è la malattia neurodegenerativa più diffusa del pianeta, 36 milioni di persone al mondo, un milione solo in Italia. Nelle Marche ne soffre il 6,8% della popolazione oltre gli 80 anni, mentre del 2,8% gli over 60. La demenza è una malattia che rimane un’emergenza sanitaria e sociale e che nel nostro Paese conta 120mila nuovi casi all’anno; rappresenta la quarta causa di morte negli ultrasessantacinquenni ed è una delle cause di disabilità più importanti nella popolazione anziana.
Durante la giornata diversi sono stati gli interventi di specialisti ed esperti che hanno sottolineato una forte sensibilità per i diversi approcci alla malattia. Dalla ricerca, all’assistenza, ai supporti tecnologici, alla relazione con il paziente, come ha evidenziato il dottor Osvaldo Scarpino primario di neurologia dell’Inrca di Ancona.
Molti sono gli aspetti della vita di ammalati, famigliari, operatori sanitari che vengono coinvolti dalle demenze e che richiedono risposte articolate e mature. Un richiamo è stato fatto all'impegno che la collettività dedica a migliorare la condizione degli ammalati. Infatti mai come in questo periodo si sono intensificati gli studi e le ricerche per arrivare ad una terapia. Il traguardo è ancora lontano però esiste un'enorme quantità di dati che permetteranno di dare una risposta adeguata alla domanda di cure. Si è arrivati a conoscere meglio il meccanismo che causa la demenza di Alzheimer e si sono messe a punto modalità per verificare quanto avviene nel cervello delle persone che rischiano di ammalarsi.
La diagnosi precoce presenta alcune criticità però la scienza medica consiglia comportamenti adeguati per eliminare le concause che accelerano la comparsa della malattia. Infatti, sebbene ancora non si può evitare in modo definitivo la demenza, se si adotta uno stile di vita sano (attività fisica, attività intellettuale, prevenzione dell'ipertensione, dell'arteriosclerosi, del diabete) si allontanano nel tempo i sintomi e le loro conseguenze negative per la vita quotidiana. Grazie ai progressi scientifici realizzati si può quindi sperare un giorno di debellare questa tremenda malattia.
Durante la giornata è stato proiettato uno spezzone del film di Pupi Avati “Una sconfinata giovinezza” e tra gli interpreti presenti in sala anche Lino Capolicchio.