La Regione ha istituito l’Unità spinale presso gli Ospedali riuniti di Ancona.
L’Azienda ospedaliera universitaria presenta tutte le caratteristiche per ospitare la struttura, risultando un complesso sanitario ad alta specialità, dotato delle diagnostiche e delle cliniche richieste, di un servizio di elisoccorso, delle professionalità necessarie.
“Dopo un lungo processo amministrativo e una fase biennale di sperimentazione, abbiamo realizzato un servizio che qualifica ulteriormente la sanità marchigiana – afferma l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani – Ora siamo in grado di dare una risposta appropriata alle esigenze delle persone che devono convivere con questa grave patologia invalidante. Indubbiamente l’opportunità clinica è necessaria, ma non esaustiva.
Occorre anche un percorso sociosanitario che accompagni le persone e le loro famiglie. È la scelta che abbiamo esaltato con la nuova programmazione sanitaria, dove, attraverso un processo di riforma e di integrazione, liberiamo risorse per avvicinare i servizi al territorio e alle esigenze della popolazione”.
L’Unità spinale è stata realizzata con un modello organizzativo capace di assicurare la cura globale del paziente: dalla presa in carico dopo il trauma, fino alla sua dimissione e reinserimento in famiglia e nella società. Realizza un percorso assistenziale che prevede un adeguato trattamento nelle diverse fasi coinvolte: dall’emergenza alla stabilizzazione, seguite poi dalla riabilitazione.
L’Unità spinale, dotata di autonomia amministrativa e percorsi clinici appropriati, può prendere in carico almeno 40-50 pazienti all’anno. Nel biennio di sperimentazione, con quattro posti letto, ha curato circa 50 persone.
SCHEDA. Le lesioni acute del midollo spinale (Lms) di interesse chirurgico rappresentano una delle più complesse e invalidanti patologie, con un pesante impatto psicologico e sociale per la persona che le subiscono, per la famiglia e per l’intera comunità. I dati epidemiologici relativi all’Italia evidenziano un’incidenza annua di paraplegia e tetraplegia da lesioni midollari di 18-22 nuovi casi per milione di abitanti, riconducibili per il 67% a cause traumatiche e per il 33% a motivazioni non traumatiche. Le cause traumatiche più frequenti vedono al primo posto gli incidenti stradali (54%), seguiti da infortuni sul lavoro (20%). Le lesioni midollari interessano, in buona parte dei casi, persone giovani e attive: oltre il 70% ha un’età inferiore a 60 anni, con picchi di frequenza a 20 e 55 anni, un rapporto maschi/femmine di 4 a 1 e un’alta incidenza (85%) nella fascia della forza lavoro al momento del trauma. Una quota del 3% è rappresentata da soggetti in età pediatrica.