Gli ormoni cardiaci aiutano il metabolismo

Gli ormoni cardiaci aiutano il metabolismo

Ricerca dell’UNIVPM coordinata dal professor Riccardo Sarzani

 

Ancona - Un nuovo studio del gruppo di Ricerca coordinato dal professor Riccardo Sarzani della Clinica di Medicina Interna  dell’Università Politecnica delle Marche (diretta dal professor Paolo Dessì-Fulgheri) in collaborazione con il Sanford-Burnham Medical Research Institute (Diabetes and Obesity Research Center at Lake Nona, diretto dalla dottoressa Sheila Collins) ha mostrato che il cuore, tramite i suoi ormoni natriuretici ANP e BNP, è capace di stimolare la lipolisi e la termogenesi “bruciagrassi” negli adipociti umani e in modelli animali.
Nello studio, pubblicato il 6 Febbraio sulla prestigiosa rivista Journal of Clinical Investigation (http://www.jci.org/articles/view/59701), con primo autore la biologa e dottore di Ricerca Marica Bordicchia, si mostra che ANP e BNP (anche noti come peptidi natriuretici atriale, ANP e ventricolare, BNP) riescono a indurre lo stesso meccanismo messo in moto dalle catecolamine in seguito all’esposizione al freddo. Questa nuova via di produrre calore corporeo “bruciando” grassi negli adipociti non ha le negative conseguenze della via tradizionale mediata dalle catecolamine quale l’aumento della pressione arteriosa.
Le implicazioni dello studio sono importanti: intanto è stata definita una nuova via metabolica fisiologica della risposta dell’organismo al freddo e poi questi peptidi, che già contribuiscono all’omeostasi cardiovascolare con la loro azione cardioprotettiva e ipotensivante, si sono rivelati avere un importante ruolo anche nel metabolismo fino a configurarsi quali veri e propri ormoni cardiometabolici “antiobesità”.
Inoltre anche l’attività fisica (il nuoto in particolare, in quanto con il corpo immerso in acqua aumenta la centralizzazione del volume plasmatico che stimola la secrezione di ANP) e la dieta ipocalorica sono noti per aumentare i livelli circolanti e l’attività biologica di questi peptidi cardiaci: e quindi gli effetti benefici dello “stile di vita” che porta a riduzione del “peso grasso” possono almeno in parte dipendere da questi nuovi meccanismi identificati.
La dottoressa Bordicchia ha lavorato intensamente per 18 mesi negli USA come assegnista di ricerca dell’Università Politecnica delle Marche e come vincitrice di borsa di studio internazionale della Società Italiana Ipertensione Arteriosa. “La speranza di noi tutti - dice il professor Sarzani del Centro Regionale di Riferimento Ipertensione Arteriosa e Malattie Cardiovascolari - che una volta rientrati in Italia si riesca poi a favorire a questi “cervelli” la meritata carriera accademica dato il ruolo fondamentale della ricerca per il nostro paese”.

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