Le cavie, affette da invecchiamento precoce, non solo sono guarite ma hanno vissuto tre volte più del previsto grazie a cellule progenitrici simili a staminali ricavate dai muscoli di altri esemplari giovani e senza problemi di salute.
Uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio, Laura Niedernhofer, spiega: “i nostri esperimenti hanno mostrato che i topi malati di progeria, che causa invecchiamento precoce, dopo l’iniezione di staminali prese da animali giovani e sani sono risultati decisamente in forma e hanno vissuto più a lungo del previsto. Questo suggerisce che la disfunzione delle staminali sia una delle cause dei cambiamenti legati all’invecchiamento".
Un altro studioso, Johnny Huard, commenta: “abbiamo voluto verificare se era possibile salvare questi roditori che invecchiavano rapidamente, così abbiamo iniettato cellule staminali-progenitrici nell’addome di alcuni animali di 17 giorni con progeria. In genere i topi malati di progeria muoiono a circa 21-28 giorni, ma gli animali trattati hanno vissuto molto più a lungo, alcuni addirittura più di 66 giorni. Inoltre la loro salute era migliore".
Negli animali che avevano ricevuto il trattamento, si manifestava lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni sia nel cervello che nei muscoli: “questo ci porta a pensare che le cellule sane secernano fattori in grado di creare un ambiente che aiuta a correggere le disfunzioni presenti nelle cellule staminali ‘originali’ e nei tessuti invecchiati", spiega Niedernhofer.
Ma anche altri scienziati in giro per il mondo si dedicano alla ricerca genetica per allungare e migliorare la vita dell'uomo.
L’équipe del dott. Jean-Marc Lemaître dell'Università di Montpellier ha evidenziato ad esempio come anche le cellule con invecchiamento avanzato fino a 101 anni non perdono la potenzialità di suddividersi e moltiplicarsi, opportunamente riprogrammate.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Genes & Development.
Già nel 2007 in Giappone sono state generate cellule staminali perfettamente in grado di differenziarsi a partire da quelle donate da soggetti adulti.
La novità di questa ricerca francese sta nell’aver utilizzato cellule non solo adulte ma addirittura molto vecchie, appartenenti a soggetti di età molto avanzata, con una media intorno ai 90 anni, un tale stadio di senescenza è stato fino a oggi considerato una tappa irreversibile, l’ultima, prima della morte cellulare.
“Ogni cellula normalmente controlla con regolarità lo stato delle proprie funzioni, e quando si accorge che sono ormai degradate smette di dividersi e moltiplicarsi”, spiega lo scienziato francese; che rispetto allo studio giapponese ha aggiunto quattro geni.
“Dopo molti tentativi abbiamo introdotto altri due geni e quello si è rivelato essere il cocktail vincente”, dice Lemaître, “nel giro di 15 giorni le cellule anziane hanno cominciato a proliferare di nuovo e poi a cambiare forma”. “Le nuove cellule assomigliavano in tutto e per tutto a quelle originarie, ma senza alcuna traccia d’invecchiamento”.
La speranza del futuro è riposta nelle conseguenze che una simile scoperta potrà regalare; trattamenti e cure per malattie degenerative neurologiche, ossee, il diabete e tutte quelle patologie legate all’invecchiamento. Fino ad oggi nessuno studioso al mondo ha tentato di reimpiantare in pazienti cellule così “rigenerate”, pertanto tutto è ancora in una fase teorica, ma convogliando fondi e altre evidenze scientifiche si potrebbe arrivare al controllo di quell’unica dimensione ancora impossibile da manipolare per l’essere umano, ossia il tempo.
(fonte http://italiasalute.leonardo.it/ )