A quanto scoperto dagli scienziati, questo micobatterio, responsabile di provocare la paratubercolosi dei ruminanti, contiene una proteina praticamente identica ad una proteina umana che si manifesta proprio nei pazienti sardi ammalati di sclerosi multipla e che potrebbe essere la miccia che innesca il meccanismo degenerativo.
A coordinare i ricercatori di Sassari è il dott. Leonardo Sechi, il quale è un esperto di Map, il micobatterio in questione, avendolo studiato anche in altri tipi di malattie autoimmuni croniche, come il morbo di Crohn e il diabete mellito di tipo I. Questa scoperta preliminare è molto importante, perché qualora dovesse essere supportata da ulteriori conferme in studi di più ampio respiro, potrebbe fornire la chiave per fabbricare un vaccino che sia in grado di bloccare la reazione autoimmune e, conseguentemente, arrestare il progresso della malattia.
La sclerosi multipla, anche detta a placche è, lo ricordiamo, una patologia infiammatoria che colpisce il sistema nervoso centrale (attraverso il midollo spinale), che provoca la distruzione progressiva delle guaine di mielina che rivestono i neuroni. Conseguenza: una perdita graduale di controllo di molte funzioni del corpo, da quelle muscolari a disturbi del linguaggio e della vista.
Caratteristica della sclerosi è la progressione “a salti”, in pratica a periodi di grave disagio, con manifestazioni debilitanti e concomitanti di diversi sintomi, si alternano fasi di quasi assoluto benessere. La prognosi varia moltissimo, infatti, da caso a caso, anche se, in linea di massima, non è letale in sé e si può arrivare a convivere con questo morbo anche per decine di anni. Comunque sia, accogliamo con gioia la notizia di questa importante scoperta e, permettetemelo, da sarda anche con un po’ di orgoglio.