I riti della Pasqua stanno calamitando
in tante città italiane e nel mondo milioni di fedeli che seguiranno
le rievocazioni storiche della Passione di Cristo.
I tre vangeli di Matteo Marco e Luca
composti tra il 60 e l’80 circa,ricordano che il Cristo era stato
sepolto “dentro una sindone di lino,un telo abbastanza capiente da
poterci avvolgere la salma”.
Il Vangelo di Giovanni dedica ai lini
funebri di Gesù, una attenzione maggiore degli altri e narra
che:”…più tardi alcune donne andate per farvi il lamento
consueto la trovarono vuota….arrivò anche Simone Pietro ed entrò
nel sepolcro;vide le bende che giacevano distese ed il sudario che
era sopra il capo,esso non stava assieme alle bende ma a parte
ripiegato in un angolo…”.
Sulla Sindone sono stati scritti fiumi
di inchiostro.
Nel Medioevo si capì che quell’individuo era
rimasto dentro la Sindone solo per un tempo preciso non più di tre o
quattro giorni, infatti l’impronta si era creata prima che si
sciogliesse il rigor mortis, prima che cominciasse la naturale
dissoluzione delle carni.
Ma come si è formato il segno del
corpo del suppliziato sul lino ?.
Un recente studio del Politecnico di
Torino ci spiega come si formò. Secondo il gruppo di ricercatori le
onde di pressione ad alta frequenza di un terremoto di magnitudo 8,2
della scala Richter, avvenuto nel 33 d.C., avrebbero liberato
particelle di neutroni dal pietrisco, questi reagendo con i nuclei di
azoto delle fibre di lino nel quale era avvolto il corpo, avrebbero
poi impresso l’immagine del corpo sul telo.
Una combinazione inaspettata che
avrebbe anche aumentato il livello di radiocarbonio nel tessuto,
confondendo successivamente il test condotto nel 1988 dall’Università
di Oxford che fissò l’origine del telo al periodo medievale.
Gli studiosi del Politecnico hanno
accertato che nel 33 d.C un sisma di media intensità sconvolse la
città di Gerusalemme distruggendo l’antica città di Nisaea, il
porto di Megara localizzato ad ovest dell’istmo di Corinto. Di
questo disastroso terremoto si ha notizia anche da parte di uno
storico greco di nome Thallos, vissuto a Roma nella prima metà del
primo secolo dopo Cristo. Egli ha lasciato menzione di alcuni
avvenimenti accaduti proprio nel giorno della morte di Gesù
Nazzareno, e cioè l’oscurarsi del cielo e di un devastante
terremoto.
Lo scritto dello storico Thallos purtroppo è andato
perduto ma ne è rimasta traccia nella Cronografia di Sesto Giulio
Africano, un palestinese divenuto cristiano che morì a Nicopolis
intorno al 240 d.C., il quale lasciò scritto: "la più terribile
oscurità si abbattè sulla terra, le rocce furono catapultate da un
forte terremoto e molti Giudei e di terre vicine morirono”. Thallos
parla anche di oscuramento come di una eclisse di sole nel terzo
libro delle sue Historiae,…."come può accadere però che una
eclisse possa avvenire quando la luna è diametralmente opposta al
sole ?”
Anche Matteo ne parla: “nel momento
della morte del Cristo vi fu un forte terremoto…ed il centurione
disse –veramente costui era il Figlio di Dio”. E c’è poi la
narrazione di Giuseppe d’Arimatea che lasciò scritto “….e si
fece buio su tutta la terra ed avvenne un grande terremoto che
abbattè le mura del tempio di Salomone”.
Il Vaticano non si è mai espresso
sulla autenticità dell’enigmatica immagine impressa sulla
Sindone, un telo di lino di colore giallo ocra lungo oltre quattro
metri. Il Presidente della Resurrection Shroud Foundation ha lanciato
una petizione a Papa Francesco, affinché consenta l’analisi
molecolare di un lembo del tessuto conservato nel Duomo di Torino.
L’esame condotto con le più recenti
tecnologie potrebbe confermare o escludere la teoria della
radiazione. Secondo notizie non ancora confermate, l’ostensione
della Sindone potrebbe avvenire nel prossimo anno.