La Federazione Democristiana è già morta

La Federazione Democristiana è già morta

Petrelli: "Solo la Dc per le autonomie si è presentata alle elezioni regionali"

Avevano aderito gli amici ex Udeur, Vallesi, Fanini, Canala e Collina, tra gli altri. La Dc per le autonomie è invece l'unico partito di Democrazia Cristiana che si è presentato alle elezioni regionali, politiche e che ha gruppi parlamentari alla Camera al Senato e nelle maggiori regioni. Invitiamo quindi gli amici che condividono con noi quei valori che fanno parte di una parte importante della nostra storia e della nostra cultura a porre attenzione al nostro soggetto politico. Nel nostro manifesto programmatico appare in primo piano l'esigenza di realizzare, secondo la definizione di De Gasperi, “un partito di cattolici, democratico, autonomistico ed europeo, ancorato ai valori del personalismo cristiano e di un'economia di mercato democraticamente regolato, con fini di giustizia sociale e di uscita dalla povertà e dal degrado di milioni di uomini, dentro e fuori l'Europa comunitaria”. Lo ha sottolineato il Segretario della Dc per le autonomie di Ascoli, Francesco Petrelli, a commento dell’agenzia “Dc/È guerra tra Sandri e Pizza: la Federazione va in pezzi”.
“Una “lite” – ha illustrato Petrelli della Dc che fa capo ai leader nazionali Gianfranco Rotondi, Mauro Cutrufo, Giampiero Catone e Paolo Cirino Pomicino - tra il Segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Pizza, nei giorni scorsi ad Ascoli, ed il rivale Sandri, che ha accusato Pizza di aver voluto dimostrare “con artifizi e raggiri quel che non esiste”. Una brutta bega, tanto che Sandri ed i suoi sono “andati dall'avvocato” nel senso più classico del termine ed hanno presentato un atto di citazione al Tribunale civile di Roma. Tutto questo perché, secondo Sandri, “i rappresentanti della Democrazia Cristiana, del Partito Democratico Cristiano e di Rifondazione Democristiana di Publio Fiori siglarono un patto federativo che prevedeva il rilancio della Dc al centro dello schieramento politico italiano, equidistante dai poli di centrodestra e di centrosinistra, e che rivolgeva un appello ai democristiani, anche presenti in altri schieramenti politici, di ritornare nella casa comune. Oggi invece secondo Sandri la “Federazione dei democristiani” aveva ed ha una linea politica di centro, che poco ha che spartire con una deriva prodiana di cui la stragrande maggioranza della Federazione non ne vuol sapere. Insomma, il problema sta proprio nel rapporto privilegiato di Pizza con Prodi, che partecipò addirittura a quello che Sandri definisce “il “Congresso farsa” della Dc di Pizza, svoltosi a Roma a fine 2006. Un congresso sempre secondo Sandri risibile politicamente e nullo giuridicamente. Nullità evidente per tutta una serie di violazioni delle più elementari norme di diritto associativo contenute nel Codice Civile. Risibile politicamente in quanto la linea politica di centro sancita dal Congresso nazionale veniva palesemente tradita per motivazioni non propriamente di natura ideale”.
“Insomma – ha concluso il Segretario della Dc per le Autonomie di Ascoli -, il tentativo di riunire la diaspora democristiana finisce in tribunale ed è in corso la contestazione giuridica nei confronti della cosiddetta Dc di Pizza. Sandri ha allertato l'Ufficio legale del suo Partito, già impegnato a contestare la nullità dell'Assemblea convocata da Pizza nel novembre 2006 di ogni e qualsiasi atto da essa derivante. Sandri ritiene che dopo un periodo di attesa e visto che non sono più procrastinabili interventi decisi a tutela del partito da lui rappresentato, ha ritenuto di dover “disotterrare l’ascia di guerra” e riprendere un contenzioso prima politico, poi giuridico. “Non è permesso a chicchessia, sempre secondo Sandri, tradire i deliberati che un Congresso nazionale ha assunto addirittura all'unanimità e credo che di questo Pizza se ne debba vergognare. In un periodo in cui si vuol sottolineare l'importanza di dire prima all'elettore cosa si vuol fare e con chi, atteggiamenti del genere sono davvero esecrabili”.