La critica alla decisione del giudice che ratificò lo scioglimento del partito
Non abbiamo mai usato quel simbolo, per evitare ogni polemica abbiamo anche aderito all'invito di Castagnetti a cambiare il nome e da tempo ci chiamiamo “Dc per le Autonomie”. Di là dalle molte sigle, siamo l'unico partito di Democrazia Cristiana che si è presentato alle elezioni regionali, politiche, alle prossime elezioni del Molise e che ha gruppi parlamentari alla Camera al Senato e nelle maggiori regioni”. Lo ha dichiarato il segretario comunale della Dc per le Autonomie di Ascoli, Francesco Petrelli.
“Noi stiamo dalla parte del Centrodestra – ha sottolineato Francesco Petrelli - per convinzione e non per convenienza: lo abbiamo scelto quando era dato per perdente, confermiamo la nostra solidarietà ora che molti democristiani gli voltano le spalle. Il tempo dirà chi aveva ragione: noi puntiamo a una forte Dc nella Casa delle Libertà, tutti gli altri vedremo cosa combineranno. Invitiamo gli elettori a porre attenzione al nostro soggetto politico. Ad Ascoli e provincia in tanti ci stanno scegliendo, in piena condivisione del programma e dei valori espressi. A breve annunceremo una nuova Segreteria comunale ed un Movimento giovanile. C'è voglia di centro, ad Ascoli come nel resto del Paese, e di quei valori che fanno parte di una parte importante della nostra storia e della nostra cultura. Nel nostro manifesto programmatico appare in primo piano l'esigenza di realizzare, secondo la definizione di De Gasperi, “un partito di cattolici, democratico, autonomistico ed europeo, ancorato ai valori del personalismo cristiano e di un'economia di mercato democraticamente regolato, con fini di giustizia sociale e di uscita dalla povertà e dal degrado di milioni di uomini, dentro e fuori l'Europa comunitaria”.
“Chi abbia diritto ad usare il simbolo della Dc è ancora materia di altro giudizio in corso che contrappone la Dc di Pizza all'Udc di Casini. A tale giudizio siamo estranei sia noi della Democrazia cristiana per le autonomie sia un'altra delle minuscole Dc in circolazione, quella di Sandri. È proprio Sandri a sostenere che: “Tutto nasce da un vizio originario risalente a quando Martinazzoli sciolse la Dc senza che fosse un congresso a ratificare la decisione. Ma noi abbiamo sempre agito in continuità. Perciò critichiamo la decisione del giudice”. Nelle more della vicenda giudiziaria, quindi, sono nati 2 partiti pressoché gemelli, la Dc di Pizza e quella di Sandri. Stesso simbolo, stessa sigla, stessa sede, Piazza del Gesù, stessa numerazione progressiva dei congressi. Tanto è che, nel 2006, la ventesima assise della Dc si è celebrata due volte. “Non si può assegnare il simbolo di un partito ad una persona – ha sostenuto Sandri -. Pizza, poi, ha tradito il mandato congressuale. Lui, per le sue esigenze ha portato il partito a Prodi”. Pizza, ovviamente, la pensa diversamente: la Dc è una sola ed è quella di cui è segretario politico. Solo lui può usare il simbolo, solo il suo partito è erede del patrimonio democristiano. Pure quello immobiliare. Sono 517 immobili. Mica bruscolini”.
“La verità – ha proseguito Petrelli - è che Pizza è uomo di Prodi (chi si sta prodigando nella ricostituzione della Dc è quel Rovati, che ha rinunciato all'incarico di consigliere della presidenza del Consiglio a seguito della questione Telecom), il quale più che il Partito Democratico vorrebbe fare il Partito Democratico Cristiano, magari facendo contento Kohl, che ancora si domanda perché Berlusconi e Prodi non stanno dalla stessa parte. A Pesaro, dove Pizza è stato prima di arrivare ad Ascoli, il segretario regionale della sua Dc, tale Giombini, anche lui fuoriuscito dall’Udeur, l’ha detto chiaramente: “Il nostro partito non ha nulla a che fare con quello di Rotondi. Noi non nascondiamo la nostra indole, la nostra Dc sta al centro e guarda a sinistra”. Più chiaro di così! Strano però, giacché Vallesi & company, quelli della “vera Dc” almeno inizialmente, volevano “aggregare un Centro alternativo alle estreme in grado di garantire il governo del Paese sulla base di alleanze omogenee con veri partiti democratici, popolari e laici riformisti”. In Italia il centro riformatore una volta votava per la Dc, oggi per Berlusconi. Quando la Sinistra, non certo quella estrema, massimalista ed antagonista, vuole fare davvero il centrosinistra deve fare tappa ad Arcore, sennò fa un'altra cosa, ieri con Mastella, domani con Casini, ma sempre con un taglio residuale e perdente. Servirebbe piuttosto un nuovo patto di Palazzo Giustiniani tra tutti gli eredi della Democrazia Cristiana per stabilizzare la politica. L'iniziativa di Mastella per mettere intorno ad un tavolo tutti i democristiani per discutere della riforma elettorale con l'occhio a liste comuni per le europee è una scelta indubbiamente coraggiosa ed utile. Una cosa, però, sono i democristiani altra cosa sono gli appartenenti al Partito popolare europeo. I primi sono l'asse portante del Ppe, i secondi raccolgono molte altre forze moderate non democristiane”.
“Infine – ha concluso l’esponente delle Dc di Rotondi -, poiché in pochi lo sanno, forse nemmeno chi lo ha acclamato ad Ascoli, è bene dire chi è Pizza. Fu delegato nazionale del movimento giovanile e componente della direzione e della giunta. Uno che nel ’94 alla fine dell'esperienza Dc, è stato tra quelli che hanno portato avanti, Rinascita della Democrazia Cristiana e, dopo la morte di Piccoli, è stato il fondatore di un soggetto che rivendica proprio il nome di Democrazia Cristiana e il simbolo dello Scudo Crociato. Il partito ha cominciato a presentarsi a varie elezioni amministrative dal ’98 e, nel dicembre ’03, Pizza n’è eletto segretario nazionale, succedendo a Sandri. Pizza ha condotto il partito alle Europee del ’04 sotto le insegne di Paese Nuovo. Il deludente risultato (0,2% nazionale), pochi mesi dopo, ha condotto alla rottura con una parte del partito che, guidata da Sandri, ha costituito il Partito della Democrazia Cristiana, rivendicando il nome e il simbolo della Dc, e per questo è stato espulso. In occasione delle Politiche del 2006, Pizza si schiera con l'Unione siglando un accordo con i Consumatori. Solo a novembre, al suo partito è attribuita, al termine di un lungo procedimento giudiziario, la legittimità della “storica” Dc”.