Dc, la risposta di Domenico Fanini

Dc, la risposta di Domenico Fanini

Il nobile scopo sarebbe la costruzione di un partito unico di Centro

Tali autori scivevano in qualità di rappresentanti comunale e provinciale della Nuova DC per le Autonomie,  e si dicono sorpresi della scelta dell’ex Assessore regionale DC, Gino Vallesi, di voler restituire un nuovo orizzonte politico allo storico Partito della Democrazia Cristiana.
Così come questo mio intervento non vuol essere assolutamente una difesa d’ufficio(cosa che tra l’altro sa fare ancor meglio da solo) di un personaggio della politica marchigiana e picena al quale gli stessi estensori dell’articolo in questione riconoscono autorevolezza, storia politica e senso delle Istituzioni, dimenticando fors’anche la coerenza politica perpretata nelle varie militanze partitiche ricordate, dai Popolari, all’Udeur, passando per la fugace esperienza di Democrazia Europea, sempre e comunque nell’annoso tentativo di ricostituire il Partito del centro democratico, contro la logica del “dividi et impera” interpretata a suo discapito dal sistema bipolare.
Quello che mi preme invece chiarire sono espressamente tre questioni:
Innanzitutto è bene sottolineare che l’obiettivo nobile, dietro l’iniziativa politica di Vallesi e dei suoi amici, è quello di tentare nuovamente, partendo dalla nostra realtà territoriale, di mettere fine alla diaspora democristiana attraverso la riaggregazione di un’area moderata e di centro. Diaspora indubbiamente alimentata, non per diversità valoriali di riferimento, che invece ritengo sostanzialmente comuni, quanto per questo falso bipolarismo che obbliga forzosamente a stare di qua o di là, costringendo su sponde opposte i cattolici democratici, i popolari, i moderati tutti e ad alleanze innaturali ed eterogenee, che durano il tempo di una competizione elettorale.
 Il fallimento di questo sistema bipolare credo sia inconfutabile, viste le esperienze vissute in questi anni.
Le argomentazioni a sostegno dell’introduzione del bipolarismo furono collegate, dai suoi estremi sostenitori, ad alcune necessità dell’allora sistema politico italiano, quali la stabilità dei Governi, la riduzione del numero dei Partiti, la restituzione della politica alla collettività e la sua maggior partecipazione alle competizioni elettorali. Il risultato ottenuto su tutte queste questioni è stato ed è di segno sicuramente opposto. Ne sono la testimonianza più attuale la crisi del Governo Prodi dopo appena 218 giorni di vita; le consultazioni del Capo dello Stato, per dirimere la crisi, che hanno coinvolto ben 19 Partiti; l’esproprio del diritto dell’elettorato a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento con liste bloccate decise dai vertici nazionali dei Partiti. Per tutto ciò è necessario e non più procrastinabile che tutti i Partiti moderati, sollecitino una riforma elettorale veramente proporzionale, che destrutturi questo anomalo sistema politico italiano facilitando così quel processo di ricomposizione dell’area moderata e di centro.
La seconda questione propedeutica al nobile obiettivo di cui sopra, indipendentemente dalle vicende e dai dispositivi giudiziali, che comunque hanno un loro valore, e dalla grandezza numerica partitica che ognuno può accusare, è la convinzione che ogni vero democristiano non abbia remore, pregiudizi o resistenze al ritorno e non per deprecabili trasformismi o nostalgie, nella casa comune, quella della Democrazia Cristiana.
Ciò può avvenire se la smettiamo di sostenere l’uno o l’altro leader quasi come tifoseria da stadio, che si preoccupa solo del risultato e non della qualità del gioco. Bisogna tornare a privilegiare l’identità, i riferimenti valoriali, le cose da fare nell’interesse della famiglia e della collettività e non a sostenere e supportare scelte che spettacolarizzano e personalizzano la politica. In proposito ha ragione l’On. Casini che dopo 12 anni è ora di cambiare. Questo vale per tutti gli attori da troppi anni sulla scena politica italiana, aiutando così ad un salutare ricambio generazionale della classe politica nazionale.
La terza ed ultima questione è l’aggiornamento sul tavolo di confronto tra tutti i Democratici Cristiani, che gli amici nel loro articolo richiamavano.
Nella riunione degli ex parlamentari della Democrazia Cristiana, tenutasi a Roma il 21 febbraio u.s., il Segretario Politico Giuseppe Pizza ha ribadito la sua linea tendente ad un ritorno in grande stile dello storico scudo crociato rivolgendo un accorato invito agli amici dell’UDC, dei Popolari della Margherita e dei democristiani che ora militano nella Casa delle Libertà, per un grande progetto di centro, di ispirazione cristiana e liberale, che già vede insieme la Democrazia Cristiana, Rifondazione DC dell’On. Publio Fiori e l’Udeur dell’On. Clemente Mastella.
Orsù dunque, bando alle polemiche!!!
Lavoriamo tutti insieme per l’unico e nobile obiettivo di cui la maggioranza del nostro Paese sente il bisogno, la ricostruzione di un unico Partito Democratico di centro moderato.