ll “Tavolo piceno acqua bene comune” si è ricostituito nel marzo scorso: siamo per una gestione democratica, solidaristica dell'acqua .....- dice Massimo Rossi, coordinatore del Tavolo - Avevamo chiesto un incontro all'Ato5 perché il nostro referente primario non è il soggetto gestore ma è l'autorità che controlla e che affida il servizio. Qualcosa non quadrava, c'è stato un ritardo che dipendeva dalla Ciip che non dava seguito alla richiesta di documentazione che l'Ato5 faceva per poter assolvere alla nostra richiesta di trasparenza. Nonostante un accesso agli atti con esito negativo abbiamo scoperto un accordo tra Ciip-Iren, ma non immaginavamo ...
Perché arriverebbe Iren sul territorio? Per la situazione di indebitamento di Piceno Consind?
“Su una questione così importante
la politica è girata un pò intorno, le istituzioni hanno girato un
pò intorno. Non si è andati al nocciolo della questione. - continua
Massimo Rossi
- Abbiamo comunque acquisito il documento per altre vie. Ci auguriamo
che non sia stato mai firmato. Qui il primo giallo e la prima
domanda. Questo accordo porta la data del 6 agosto 2020, nel foglio
non ci sono le firme, è un articolato di 11 articoli. Se non è
stato mai sottoscritto beh, ce lo diranno e però noi riteniamo
comunque che già averlo concepito è veramente qualcosa di folle.
Dopo la richiesta all'Ato5 dopo circa 1 mese l'Ato ci manda per
conoscenza una lettera della Ciip del 12 aprile 2021 a firma di
Giacinto Alati e Giovanni Celani, con la quale risponde dicendo "ad
oggi non c'è ancora un'ipotesi di accordo definita da presentare
nelle sedi istituzionali". Sul sito della Ciip siamo andati a
leggere il bilancio della Ciip, la relazione programmatica deliberata
il 12/2/2021 due mesi prima dalla lettera di risposta e a pagina 41
si racconta dell'acquisizione di partecipazioni societarie con Iren
Ambiente Spa: allo stato è stato siglato con Iren Ambiente un
accordo dopo avere informato ...l'Ato.
Prima domanda:
l'accordo è stato siglato come dice la relazione programmatica a
febbraio o non esiste come dicono Giacinto Alati e Celani due mesi
dopo? E' una questione inquietante. - continua Rossi - La possibile risposta? Ma forse
sbagliamo anche in questo caso, questo accordo in realtà
all'articolo 10 ha una clausola di riservatezza ad eccezione di
amministratori, dipendenti e consulenti: i cittadini sono terzi. Iren
però può divulgare qualcosa perché è quotata in Borsa, quindi la
Borsa ha più diritti dei cittadini. La Ciip quindi si comporta come
un qualsiasi soggetto finanziario e commerciale, una spa. Noi da
tempo sosteniamo che la Ciip deve tornare ad essere il Consorzio
Idrico Intercomunale del Piceno, quindi pubblico, accessibile,
trasparente che si occupa d'acqua non fa affari sul mercato.
Poi arriva la costituzione di una Newco: Ciip 60% (con
esborso di 8.820. 000 euro) e Picena Depur, Uniservizi e Uniproject
(40%). La Ciip si obbliga a partecipare con la sua quota ad
investimenti di 37 milioni di euro entro il secondo mandato triennale
del Cda (6 anni). Realizzazione di impianti di smaltimento e o
trattamento di rifiuti speciali ed urbani indifferenziati e
differenziati nel territorio in cui opera la Ciip, come dire Iren
vieni ti mettiamo a disposizione il territorio per poter fare
discariche e impianti di trattamento di rifiuti e la gestione dei
rifiuti. Nel caso in cui questi investimenti non vengano fatti e non
approvati in maniera definitiva per fatti non dipendenti da Iren,
Iren avrà il diritto di vendere a Ciip e Ciip avrà l'obbligo di
acquistare la totalità della partecipazione detenuta da Iren, cioè
il 40%. Queste spese per fare la Newco era stato richiesto all'Ato5
di inserirle nella tariffa dell'acqua. E' un quadro che ci vede
sconvolti.
E' bene puntualizzare che quando c'è il “Servizio in House” il gestore non deve fare gare europee, ma se risultasse che l'attività prevalente nel bilancio (che la giurisprudenza ha quantificato debba essere dell'80%), fosse del 21%, allora decadrebbe questa possibilità e si dovrebbero fare gare europee per il servizio idrico con l'arrivo magari di qualche multinazionale francese”.
Mentre in varie zone del territorio ascolano e fermano i cittadini sono da tempo alle prese con problemi legati alla qualità ed alla scarsità dell’acqua che sgorga dai rubinetti non immaginavamo - dicono gli aderenti al Tavolo Piceno Acqua Bene Comune - che i vertici della CIIP si stessero impegnando in una costosissima mega operazione di mercato con IREN Spa, una grande Multiutility quotata in borsa con grandi mire espansionistiche. Un’operazione che non ha nulla a che fare con l’acqua e la depurazione ma ha il suo core business nel settore dei rifiuti e delle discariche!
Un’operazione, sino ad ora secretata, che a nostro parere tradirebbe tutti i principi di trasparenza sanciti dai cittadini nel vittorioso referendum sull’acqua pubblica, paradossalmente, proprio a pochi giorni dalla celebrazione del suo decennale.
Così come appare del tutto incredibile che proprio nel momento in cui il servizio idrico per far fronte agli effetti prodotti dal terremoto e dai cambiamenti climatici richiederebbe il massimo impegno progettuale, finanziario e operativo, oltre ad una gestione partecipata e sostenibile che coinvolga l’utenza, CIIP abbia qualche ragione di lanciarsi, in un delirio di onnipotenza dei suoi vertici, in nuovi business e trasformarsi in una multiutility di tipo commerciale ed industriale, lontana dai principi sanciti dal referendum popolare.
In realtà questa operazione apparirebbe incomprensibile e autolesionistica se non si tenesse conto che una NewCo produrrebbe nuove poltrone e prebende, ma soprattutto che IREN, acquistando all’asta Picena Depur, è diventata titolare dell’enorme credito che questa società vanta nei confronti del CONSIND (le stime vanno dai 12 ai 20 milioni di euro) che, nell’assenza di altre significative entrate correnti strutturali, ha dovuto utilizzare per anni gli introiti del servizio di depurazione per sostenere le proprie spese di funzionamento anziché pagare la società di gestione dell’impianto.
Una situazione surreale in cui, al netto delle complicità e delle connivenze, si è registrata una sostanziale passività del sistema politico locale e dei Comuni soci CIIP che, a quanto pare sarebbero stati “anestetizzati” dall’assicurazione che l’accordo in argomento per vedere la luce dovrebbe essere comunque approvato da tutti 59 Consigli Comunali oltre che dalle assemblee ATO e CIIP; ma in realtà se questo è vero –e qui arriva la chicca più clamorosa- nel testo dell’accordo in nostro possesso si stabilisce però che qualora questo consenso Istituzionale non dovesse essere unanime “CIIP si impegna a negoziare in buona fede con IREN un nuovo accordo che preveda modalità alternativa per l’esecuzione dell’accordo in modo da conservarne lo scopo e l’oggetto…”. Come dire che questo sciagurato disegno andrebbe realizzato comunque… in un modo o nell’altro!
Il Tavolo Piceno Acqua Bene Comune, oltre ad augurarsi che questo accordo non sia stato mai sottoscritto o sia già stato cestinato, ritiene comunque politicamente e amministrativamente gravissimo il suo stesso concepimento. Esso infatti evidenzierebbe, come già affermato, un’idea della gestione del servizio idrico ispirata a metodi e logiche commerciali, lontana dai principi di democrazia e partecipazione con cui come hanno affermato i cittadini italiani nel referendum, andrebbe gestito un bene comune fondamentale per i diritti fondamentali e la per la vita come l’acqua.
Una vicenda che mostra altresì come la stessa natura giuridica di Società per Azioni risulti assolutamente incompatibile con i suddetti principi di trasparenza e quanto sia urgente avviarsi a riportare CIIP all’antica natura di Azienda Consortile pubblica, come già avvenuto a Napoli e sta avvenendo a Torino.
Se invece, come affermato dalla più volte citata Relazione Previsionale allegata al bilancio 2021 CIIP, l’accordo malauguratamente fosse stato già siglato, la prima domanda che ci poniamo è la seguente: visto che il bilancio è stato approvato nel 2021 da parte di tutti i Sindaci, chi ha avrebbe autorizzato in precedenza la firma dell’accordo? In tal caso comunque non possiamo che richiamare l’Autorità d’Ambito ed i Comuni soci alle proprie responsabilità di fronte i cittadini, utenti del servizio idrico, sui quali non possono essere rovesciate scelte estranee a criteri di razionalità, efficienza, efficacia, economicità, sostenibilità, solidarietà… ma evidentemente funzionali a sanare dissesti di altra origine e natura. In tal caso il nostro “Tavolo”, non abbasserà certamente la guardia ed oltre a chiedere contro di queste scelte sul piano politico si riserva di agire al riguardo in ogni sede”.
Al Tavolo Piceno Acqua Bene Comune , aderiscono Legambiente – Circolo di Ascoli, Circolo “lu cucale” di San Benedetto e Circolo “Teramare” del fermano; Comitato Spontaneo “Le buone acque del Pescara”; Movimento “Dipende da Noi” coordinamenti di Ascoli e di Fermo; Associazione di tutela e valorizzazione della Valdaso; Ascolto & Partecipazione – Ascoli Piceno; Cittadinanzattiva San Benedetto; Comitato Ci Rifiutiamo – Ascoli Piceno; Associazione I CARE – Grottammare; Associazione Luoghi Comuni; Comitato Tutela del Bretta; Comitato Aria Pulita Castel di Lama – Villa Sant’Antonio; Casa Comune – Fermo.