Dal banco degli accusati Matteo Terrani, da segretario provinciale del Pd propone la sua lettura dei fatti.
Matteo Terrani, il tema della Ciip Spa, la madre di tutte le battaglie, sollevato dai tre sindaci del Pd è un punto di partenza per un attacco alla segreteria provinciale retta da un giovane segretario?
“Beh, di certo per qualcuno è il pretesto per aprire una
battaglia politica interna al partito: Per me era una vicenda di ordinaria
amministrazione come le altre. Quindi è stata vissuta in maniera diversa a
seconda dei protagonisti di questa partita. Per quanto ho potuto capire la
vicenda Ciip in città (Ascoli Piceno, ndr) so che ha contato molto, è entrata
nel dibattito elettorale della campagna ascolana. Però dal mio punto di vista è
successo questo con un chiacchiericcio di fondo infondato. Nel senso che come
al solito nella campagna elettorale sono entrate certe dinamiche che non c’entrano
niente anche con la stessa vicenda Ciip. Perché nel Partito Democratico, che è
un grande partito, è ovvio che ci fossero delle posizioni diverse: chi voleva
andare al superamento dell’attuale presidenza (Giacinto Alati, ndr) e chi
invece pensava a una riconferma.
Queste posizioni ci sono da tempo quindi sono
alla luce del sole. Noi però ufficialmente ci abbiamo messo mano come
segreteria provinciale subito dopo le elezioni comunali, perché ci siamo
concentrati su questo. E quando abbiamo provato a metterci mano con i Sindaci
già i giochi erano fatti, questa è la verità. Ora per molti è la madre di tutte
le battaglie, come l’avete definita, a me interessa molto relativamente di
questa partita. Nel senso che non sono appassionato di nomine nei Cda (Consigli
d’amministrazione, ndr). Ecco perché ritengo l’uscita dei tre Sindaci da un
punto di vista contenutistico un attacco ingeneroso perché le cose non stanno
esattamente così e avremo modo di chiarirci nelle sedi deputate. Da un punto di
vista metodologico questa vicenda la ritengo grave perché alla prima uscita
pubblica di tre sindaci appena eletti prodursi in un attacco alla segreteria
provinciale, tra l’altro su delle nomine del Cda, penso che sia grave perché al
nostro popolo, al nostro elettorato non interessa un partito avvitato su nomine
in un consiglio d’amministrazione.
Francamente diamo una brutta immagine come
partito. Noi dobbiamo interessarci dei problemi dei cittadini e ricostruire una
credibilità come Partito Democratico a livello nazionale che ancora fatichiamo
a recuperare e se invece ci facciamo vedere avvitati e litigiosi, tra l’altro sulle
nomine nei Cda, diamo ancora di più l’idea di un partito che sta insieme solo
per logiche di potere. E questo è grave. Io a questo messaggio non ci sto.
Cerco di contrapporre una visione completamente diversa di partito e di impegno
politico. Io sono cresciuto con un punto di riferimento che è stato sempre Enrico
Berlinguer. Non mi appassiona un partito che litiga, si riunisce e discute
solamente di postazioni di potere. Mi interessa molto di più un partito che fa
politica per coloro che deve rappresentare, e dentro dobbiamo rappresentare certe
fasce sociali della popolazione, dovremo recuperare questa credibilità. Questo
è un discorso che non riguarda solo il nostro territorio, il Piceno, è in
generale. Io spero che con Nicola Zingaretti, con l nuovo corso che ha preso il
Pd, si riesca a fare questa azione di recupero e ricostruire un Partito
Democratico corrispondente alle logiche e agli interessi per cui è nato che
sono la tutela delle fasce sociali più deboli della popolazione. Cosa che
purtroppo da tanto tempo a questa parte non abbiamo più fatto. Per questo gli
elettori il 4 marzo 2018 ci hanno punito”.
L’attacco dei tre sindaci rappresenta un’immagine di vecchia politica? E i circoli del Pd che l’hanno eletta all’unanimità non contano più?
“Io penso che i tre Sindaci abbiano sbagliato sia sul piano
contenutistico che metodologico e avremo modo di chiarirci in Direzione (Si
terrà mercoledì 26 giugno alle 21 presso il Piceno Consind, ndr). Da qui non
voglio acuire ancora di più le distanze e spero che questa polemica rientri,
quindi non mi sento di definire la loro posizione come quella di vecchia
politica, dico però che i cittadini non capiscono.
Gli elettori del Partito
Democratico sicuramente non condividono questo tipo di logica, questa
impostazione e questo modo di fare. Al tempo stesso i Circoli del Pd hanno
votato all’unanimità questa segreteria e noi abbiamo lavorato sempre
rinunciando a qualcosa per costruire l’unità interna. Lo abbiamo fatto su tanti
fronti e lo abbiamo fatto sulle elezioni politiche quando gli appetiti erano
tanti, quando le persone che volevano candidarsi erano moltissime. E abbiamo
creato un metodo di selezione democratico coinvolgendo gli iscritti. E’ l’unica
federazione ad averlo fatto nelle Marche. Un metodo che ha portato poi a fare
una proposta a livello nazionale sulla base delle consultazioni effettuate sul
territorio.
Questo spirito unitario lo abbiamo mantenuto sulla scelta del
segretario regionale Giovanni Gostoli e tutto il territorio e tutte le anime
del Partito Democratico del Piceno hanno contribuito alla sua elezione. Ora è
chiaro che con l’avvicinarsi di scadenze elettorali che riguardano le elezioni
regionali e molto probabilmente anche le elezioni politiche qualcuno ha degli
appetiti, ed è legittimo questo. Io però penso che non si debba utilizzare il
partito, dividere il partito per le proprie ambizioni personali, perché non l’ho
fatto io quando mi sono dimesso dal mio lavoro in Regione per guidare un
partito che sapevo stava andando contro un muro, lo feci a qualche mese dalle
elezioni politiche del 2018. Quando mi chiesero di fare il segretario provinciale
l’ho fatto con spirito di servizio, di sacrificio. L’ho fatto nuovamente anche
mettendomi a disposizione a Folignano in un contesto non semplice perché si
tratta di un Comune molto particolare. Vorrei che questo spirito di servizio,
questa solidarietà interna fossero diffusi tra tutti i dirigenti del Partito
Democratico e tutti quanti insieme con spirito di sacrificio ci si metta a disposizione
per la causa, per la “ditta” come dice Bersani. Poi quando sarà il momento di
scegliere sceglieremo. Io da questo punto di vista non ho dato garanzie a nessuno.
Non ho costruito gruppi dirigenti sulla base degli organigrammi, come veniva
fatto prima, e probabilmente questa cosa infastidisce qualcuno. Però io penso
che dobbiamo dare una scossa al Partito Democratico nel metodo e nei contenuti.
Nei contenuti dovremmo farlo soprattutto a livello nazionale. Sul piano locale
tutti noi siamo chiamati a rinnovarci da un punto di vista metodologico perché
siamo in una fase ormai di transizione anche qui sul territorio. C’è una nuova
classe dirigente che si sta formando e noi dobbiamo formarla non sulla base
degli organigrammi e degli appetititi, ma sulla base di un nuovo metodo
politico”.
Nuova classe dirigente: nel corso di queste elezioni amministrative c’è stato un attacco alle nuove energie giovani del Partito Democratico, ad Ascoli verso Procaccini? C’è un riflusso?
Anche qui, dal punto di vista metodologico io penso sia
sbagliato uscire dopo il primo turno (ad Ascoli Piceno, ndr) uscire sulla stampa
e attaccare la classe dirigente del partito. Io penso che nel PD gli spazi di
discussione sono una delle poche cose che non mancano. Se c’è qualche critica,
ed è normale che ci sia una dialettica all’interno di un partito, quindi sia
verso Procaccini che verso di me se c’è qualcosa da rimproverare è giusto che
si faccia perché aiuta tutti noi a crescere e a migliorarci, ma lo si può fare
negli organi preposti e non sulla stampa, dando un’idea di litigiosità che non
serve a nessuno. E penso che l’attacco a Procaccini sia ingeneroso perché, seppure
si potesse fare meglio o si potevano gestire diversamente alcuni passaggi,
penso che ad Ascoli, nonostante come sia andata la partita, si sia creata di
fatto una nuova classe dirigente con un entusiasmo molto forte da parte dei
giovani ascolani. E io penso che dobbiamo ripartire da li cercando di correggere
gli errori che sono stati fatti, ma ripartire dai quei ragazzi, da quei giovani,
non affossarli.
Quindi penso che sia stato un errore attaccare Angelo
Procaccini in quella maniera. Quando dico di correggere degli errori dico che
ad Ascoli purtroppo è andata come è andata anche perché si scontano ruggini e rapporti
personali che si sono sfilacciati nel corso degli anni fra big della politica
ascolana. Io penso che la nuova classe dirigente e soprattutto i giovani
abbiano il dovere di superare quelle divisioni e abbiano il dovere, con molta
pazienza, di unire laddove ci siamo divisi. Purtroppo, non è stato fatto prima
ma non per colpa di Angelo Procaccini, ma Angelo Procaccini. al quale darò una
mano dovrà lavorare per ricostruire e riunire. Penso al rapporto con Emidio Nardini
e tutto il mondo di Ascolto & Partecipazione con i quali dobbiamo costruire
un dialogo e un’alleanza in prospettiva, non è stato fatto prima, ma non per
questo non si deve lavorare in questa direzione.
Ognuno di noi deve rinunciare
a qualcosa, fare qualche passo indietro e costruire le premesse per un’aggregazione
larga, un campo largo. Se non costruiremo un campo largo non andremo da nessuna
parte ad Ascoli città, ma questo ragionamento vale per qualsiasi Comune. Dove abbiamo
vinto in questa tornata elettorale è perché siamo riusciti ad aggregare un
mondo largo fatto di società civile, di energie locali, dell’associazionismo,
dalle professioni e siamo stati credibili, altrimenti non si spiegherebbero
alcune vittorie clamorose in tanti comuni con un divario importante tra
elezioni europee ed elezioni comunali”.