L'on. Antonio Tajani fa un giro elettorale ad Arquata per una donazione post terremoto e battezza Celani sindaco di Ascoli

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L'on. Antonio Tajani fa un giro elettorale ad Arquata per una donazione post terremoto e battezza Celani sindaco di Ascoli

Dice che il simbolo non è stato dato, forse non sa quello che è accaduto al tavolo nazionale visto che il simbolo di Forza Italia campeggia per il candidato del centrodestra Marco Fioravanti. Resta il fatto che il Commissario regionale Fiori ha dimenticato (?) di formare la lista di Forza Italia. Il partito ad Ascoli Piceno per la prima volta nella sua storia avrà percentuale 0% alle prossime comunali.

Ascoli - Capisco che parlare di coerenza in politica ai più appaia una visione da “Alice nel paese delle meraviglie”, tuttavia nell’ultimo periodo ad Ascoli Piceno in epoca elettorale per le comunali abbiamo assistito ad una curiosa partita del classico “carta vince, carta perde”. Ne scriviamo oggi perché c’è stata una lucida analisi della situazione ascolana da parte dell’onorevole Antonio Tajani (Forza Italia) ad Arquata dove s’è fatto un giro elettorale in “tandem”, per la sua campagna elettorale alle europee (il suo collegio comprende Lazio, Marche, Toscana e Umbria) e per le comunali alle quali è candidato sindaco Piero Celani, che ha sempre sostenuto di essere suo grande amico. Or dunque, facciamo un passo indietro.

Il tavolo nazionale del centrodestra, dopo le inutili trattative locali e regionali, decide e sceglie il candidato sindaco del centrodestra unito in Marco Fioravanti. Il giorno della presentazione al tavolo con Fioravanti a Palazzo dei Capitani siedono Andrea Antonini per la Lega, Carlo Ciccioli per Fratelli d’Italia e Filippo Olivieri per Forza Italia che comunica di essere stato delegato dal Commissario regionale di Forza Italia, Marcello Fiori, a rappresentarlo per il partito di Berlusconi.

È lo stesso Filippo Olivieri, dopo precise domande dei giornalisti, a dire che la decisone di attribuire il simbolo di Forza Italia a Marco Fioravanti è stata di Silvio Berlusconi in persona e che della formazione della lista di Forza Italia per le comunali ascolane si sarebbe occupato il Commissario regionale Marcello Fiori. Passano i giorni e di Marcello Fiori si perdono le piste, un fantasma. Uno che va per funghi nei boschi quando è l’epoca di quelli che nascono sui prati. Qualcuno tira fuori un vecchio detto toscano “… fanno come i ladri di Pisa, di giorno litigano e di notte vanno a rubare insieme”. Così della composizione della lista di Forza Italia. A pochissimi giorni dal termine di legge per la presentazione delle liste, Donatella Ferretti, vice sindaco dell’attuale giunta, in quota Forza Italia, e il capogruppo del partito Alessandro Bono decidono di fare una lista propria per non deludere gli elettori di Forza Italia. La chiamano “Scelta Responsabile”.

Ad una nostra domanda sul perché del nome Ferretti e Bono rispondono con molto savoir faire che lo dovevano agli elettori che altrimenti si sarebbero sentiti traditi, quindi responsabilmente non se la sono sentita di lasciare questo vuoto politico. In realtà sembrerebbe opposta ad un comportamento irresponsabile da parte di taluni in quel partito.
 

In Marcello Fiori, dal punto di vista politico, si assommano, per il comportamento tenuto, tutte le spiegazioni per le quali, nonostante l’impegno di Silvio Berlusconi, Forza Italia va via via scemando nella percentuale.

E ad Ascoli Piceno per la prima volta nella storia politica da quando esiste Forza Italia, in un Comune amministrato per vent’anni dal centrodestra con sindaci di Forza Italia, sotto il simbolo di Forza Italia non ci sarà neppure una preferenza.

Forza Italia quindi prenderà “l’ambitissima” percentuale da de profundis dello 0%.

Immaginate come esulterà Silvio Berlusconi.

Ma cosa importa, dice Tajani (che pare non essere di Forza Italia), Ascoli avrà un buon sindaco, Piero Celani, che a tutto voler dire non guida una lista con il simbolo di Forza Italia.

A questo punto Celani è fuori dal partito? Esiste più un partito Forza Italia ad Ascoli Piceno? 

Ma a Tajani ora importano soltanto le europee, solo che non crediamo oggi che gli ascolani gli riconosceranno nell’urna le 5.373 preferenze ottenute il 25 maggio del 2014. 

Ultima cosa. Ma se proprio voleva donare per un centro di aggregazione parte del suo premio spagnolo (30 mila euro) da dividere tra i comuni di Arquata del Tronto, Norcia e Accumoli (tutti nel suo collegio elettorale centro Italia) per il terremoto, non poteva farlo dopo le elezioni? Beh, Onorevole Tajani, dopo la gaffe su Mussolini, questa donazione (vogliamo definirla intempestiva?), potrebbe sembrare una sorta di …” voto di scambio”. Per carità siamo sicuri che così non è. Certo però che da un politico del suo rango, Presidente del Parlamento Europeo, una caduta di stile di questo tipo non ce l’aspettavamo. 

Anche perché, forse l’Onorevole Tajani non lo sa, ad Arquata del Tronto ora c’è l’inflazione dei Centri d’aggregazione. Se ne contano tre bellissimi: uno donato e realizzato dagli Alpini e 4 Club Service, uno realizzato dalla Caritas Italiana e dalla Diocesi di Ascoli Piceno e l’altro ad opera dell’Associazione “Verità per Giulio Regeni” di Chiavari con altri sei Comuni: Rapallo, Sestri Levante, Camogli, Mezzanego, Neirone e Santo Stefano Magra (l'unico appartenente allo Spezzino). Il fatto è che, purtroppo, lassù in montagna in mezzo alle macerie non ci sono più le persone da aggregare. 

Da ultimo sulle lamentele del sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci su "l'infinità di tonnellate di macerie ancora da rimuovere" mentre "di ricostruzione neanche si può parlare, la vediamo come un obiettivo lontano e ci sentiamo abbandonati". "Mi farò portavoce del problema - ha risposto Tajani - e solleciterò il Governo ad accelerare il tutto".

Immaginiamo come lo staranno a sentire Salvini e Di Maio quando tutti i giorni Tajani critica il governo sulla gestione del Paese.
 

Poi quando si va a stracciare in giro il patto con gli Italiani che Berlusconi cerca di riscrivere, non si può stancare ogni giorno che ci vuole un centrodestra unito per governare l’Italia, poi nei territori si applica la regola opposta: divide et impera.