Ascoli - “Il decreto Sicurezza - in materia di
immigrazione - contiene norme condivisibili e ampiamente attese da
moltissimi sindaci italiani in quali, negli ultimi anni, hanno subìto
gli effetti di una politica di accoglienza disordinata e irrazionale.
Rispetto la posizione dei colleghi di Palermo e Napoli ma, per quanto
mi riguarda, parlare del decreto 132/18 come di un provvedimento
“criminogeno e disumano” è assolutamente fuorviante.
Se
c’è stato qualcosa di criminogeno in Italia, rispetto a questa
tematica, è stata piuttosto l’idea di una “immigrazione
illimitata” che negli ultimi anni in Italia - almeno sino
all’insediamento del Ministro Minniti - ha oggettivamente
alimentato il senso di insicurezza e il disagio sociale delle
comunità locali. Sulle città, sulle prefetture e sulle comunità
locali, infatti, si sono scaricati i costi gestionali, sociali e di
sicurezza di un fenomeno gestito con la lente dell’ideologia e non
con il buon senso. Lo stesso SPRAR che nei primi anni del 2002 nasce
per favorire l’integrazione a livello comunale di quanti
(rifugiati, minori e titolari di permesso di soggiorno) avevano già
ottenuto il riconoscimento del diritto di permanere in Italia ha
subìto una grave torsione che né ha compromesso l’originale
finalità. Dal 2015 , infatti, lo SPRAR - con l’estensione massiva
del cd. “ permesso umanitario” - è diventando uno strumento per
gestire l’accoglienza dei richiedenti asilo e non piú per favorire
l’integrazione dei regolarizzati.
La cancellazione dei
flussi programmati e l’equiparazione tout court tra richiedenti
asilo e immigrati economici ha prodotto conseguenze che era doveroso
contrastare agendo alla radice di quella ingiustificata
equiparazione. Il Decreto Sicurezza proposto dal Ministro Salvini
chiude definitivamente questa stagione cambiando completamente e
doverosamente l'approccio alla gestione del problema.”