"Le reazioni alla parola “fisco”
sono sempre le stesse: paura, sgomento, insofferenza e amarezza. Per
chi? Per il cittadino medio, ovviamente, e per le imprese, nazionali
e estere, che non riescono ad investire in Italia proprio a causa
dell'enorme pressione fiscale.
Uno dei punti del programma del movimento 5 stelle riguarda appunto il pacchetto fiscale.
Il movimento, a differenza di tutte le altre forze politiche, propone una soluzione fattiva e realizzabile soprattutto perché indica dove reperire le risorse per alleggerire la pressione fiscale: la lotta contro gli sprechi della politica e la corruzione.
Sono le due “stanze oscure” sulle quali il mondo politico ha sempre preferito non intervenire, disattendendo persino i suggerimenti del commissario per la spending rewiew, che aveva anche puntato il dito contro quel numero impressionante di partecipate inutili
Un pacchetto fiscale serio e che non sia solo uno spot elettorale potrà portare a tre risultati immediati:
1. quello di rendere le imprese italiane maggiormente competitive anche con l'estero;
2. quello di incoraggiare imprese estere ad investire in Italia
3. quello dell’inevitabile aumento dei posti di lavoro
Insomma questione di matematica, nessun gioco di prestigio, nessuna promessa inconsistente.
L'Italia del sisma, la prevenzione, l'organizzazione
Nel linguaggio comune la parola legge spesso viene associata a un insieme di norme complesse e inaccessibili per il cittadino. Si tratta di un approccio globale nei confronti di una legislazione che sembra aver perso alcuni dei suoi obiettivi primari: regolare la convivenza sociale, tutelare i diritti dei cittadini e rendere loro la vita più semplice.
A pensarci bene, l’intero sistema normativo italiano sembra vivere in una contraddizione: da un lato, dovrebbe essere l’emblema di uno insieme di valori che riflettono il pensiero di una collettività che sono vicine al comune sentire; dall’altro, sembra essersi trasformata in un insieme di norme che finiscono con il complicare la vita dei cittadini e rendere le cose sempre molto più complicate di quanto non dovrebbero essere.
E questa contraddizione emerge anche in situazioni drammatiche come quella del sisma che ha colpito il nostro territorio.
Un’emergenza è vero, ma l’italia è pur sempre un paese in cui i terremoti si verificano sempre più spesso e non è più possibile trovarci impreparati a gestire l’emergenza.
Abbiamo tutti assistito a un proliferare di provvedimenti normativi che sono stati adottati dopo il catastrofico evento. E le procedure sono risultate così complesse da aver reso intollerabili i tempi di attesa anche per la sola ricognizione dei danni.
Ma i terremoti ci sono, non sono certo una novità ed è impensabile che non ci sia ancora una disciplina normativa organica che fissi delle regole certe prima ancora che si verifichi un sisma.
Per preservare e tutelare qualcuno o qualcosa è sempre necessario partire in anticipo. Dobbiamo già avere pronta una task force di tecnici abilitati che possano fare le ricognizioni nell’arco di pochi giorni, dobbiamo avere già pronti gli schemi delle domande con cui i cittadini possono segnalare al proprio comune che la propria abitazione è stata danneggiata dal terremoto, e vanno snellite più in generale tutte le procedure che rallentano la ricostruzione.
Terremoti, alluvioni e ogni tipo di calamità naturale sembrano sfuggire al controllo umano; eppure, se le conosciamo, non è impossibile lavorare sulla prevenzione e predeterminare gli interventi da adottare per tutelare la popolazione.
Stesso discorso per i fondi da destinare alla ricostruzione e alla tutela della popolazione.
Dovremmo costituire un fondo unico nazionale da destinare alle spese necessarie per far fronte a queste calamità.
L'Italia è un paese sismico, ma è anche un paese in cui il mondo politico, nonostante gli eventi, anche drammatici, decide di fare finta di niente e rimandare sempre il problema al momento in cui si viene a creare.
Cosa succede quando, dopo un terremoto, non ci sono regole nè soldi per gestire l’emergenza?
Succede quello che abbiamo visto finora, succede che il terremoto passa e la distruzione resta, succede che sono necessari 2 anni solo per “fare la conta” dei danni, succede che le sistemazioni di fortuna diventano sistemazioni a tempo indeterminato.
Per rendere l'idea ancor più pratica, è come se si costruissero delle navi senza aver predeteminato le regole e i sistemi di salvataggio in caso di naufragio (scialuppe, piani di evacuazione, salvagenti, estintori) per poi iniziare a pensarci quando la nave inizia ad affondare.
Nel momento di maggior caos, nel mezzo della disperazione e della distruzione, prende il via la “normativa tappabuchi”, necessaria per stabilire da dove prendere gli aiuti economici, il personale da utilizzare per la ricognizione, le procedure e le regole da seguire nell’emergenza. Il tutto in un susseguirsi di decreti e ordinanze che dimostrano come non c'è nulla di pronto ma che si decide al momento con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Il centro Italia ne è la testimonianza vivente.
La cosa più urgente sarebbe quella di avere una legge quadro nazionale che definisca ogni dettaglio pianificando ogni tipo di intervento. Una legge chiara a cui poter fare riferimento nel momento del bisogno e che sappia garantire tempi ragionevoli per la ricostruzione.
Quando si parla di calamità naturali si parla di imprevedibilità e, per questo, il tempo per pianificare una legge è quello della quiete che precede la tempesta e non certo il contrario!".