Castelli esulta per la sentenza del Tar del Lazio che dà ragione ai Comuni contro il Governo

Castelli esulta per la sentenza del Tar del Lazio che dà ragione ai Comuni contro il Governo

I Comuni si sono opposti alla volontà dell'Amministrazione centrale dello Stato di farsi uno sconto (e che sconto: quasi il 60%!) su una delle tante poste a debito verso il territorio

L'intervento del sindaco Guido Castelli presso l'HuffingtonPost:
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C'è un giudice a Roma, non solo a Berlino. La pronuncia di venerdì 15 settembre del Tar del Lazio rincuora chi ha opposto resistenza a una delle ultime forzature del Governo di Roma contro gli enti locali. I Comuni si sono opposti alla volontà dell'Amministrazione centrale dello Stato di farsi uno sconto (e che sconto: quasi il 60%!) su una delle tante poste a debito verso il territorio. L'opposizione è venuta da Comuni governati da giunte di diverso colore politico, a riprova di un contrasto che è trasversale, istituzionale: l'iniziativa giudiziaria è stata promossa da Torino (governata da M5s), da Bologna (Pd), dalla mia Ascoli Piceno (Forza Italia e il centro-destra).


Il motivo del contendere è "antico": dal 1941 e fino al 2015 le spese di funzionamento (dalla manutenzione degli immobili fino al pagamento delle utenze) degli uffici giudiziari presenti nei Comuni sede di Tribunale, pur essendo di competenza del Ministero della Giustizia, dovevano essere anticipate dalle Amministrazioni comunali. Da anni non veniva più erogato uno spicciolo dalla tesoreria di via Arenula. Di anticipo in anticipo si è arrivati a un credito di quasi 700 milioni (sic). A tanto ammontavano le spese accumulate nei decenni - il Ministero non pagava più - anticipate e certificate.


Nella legge di bilancio 2017 il Governo racimolava un piccolo gruzzoletto da destinare allo sbilancio dei conti con i Comuni, ma era facile accorgersi che si trattava di poco per il tanto dovuto. Nel marzo di quest'anno un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dpcm) dava attuazione al Fondo predisposto, disponendo, tra le altre partite, anche la "chiusura" del contenzioso sugli uffici giudiziari.


Peccato che a fronte di quei 650-700 milioni dovuti ai Comuni, il Dpcm prevedeva la restituzione di meno della metà: 300 milioni. In trent'anni!


Ai Comuni creditori si prefiguravano danni e beffe. Danni evidenti: se ti devo 700 e ti rendo 300, mi hai sottratto 400! Non solo: quei 300 te li dò in 30 anni. Quindi finirò la liquidazione nel 2046: anno da fantascienza. Da odissea nello spazio! E non è finita qui: il Governo aveva previsto che l'erogazione trentennale di questo credito più che dimezzato dovesse essere una pietra tombale su ogni altra pretesa. Una mancia per zittire e azzerare per sempre. Il tutto condito da una non trascurabile interferenza sul piano degli equilibri finanziari dei comuni interessati. Se il ragioniere comunale aveva appostato le somme in bilancio confidando nell'esigibilità del credito (il debitore era lo Stato, quale migliore garanzia?) si sarebbe trovato costretto a svalutare il bilancio per una somma pari alla parte sottratta. Svalutare il bilancio, ergo: ridurre la spesa e i servizi al cittadino. Un taglio occulto, insomma, che si aggiunge agli 11 mld di euro già sottratti ai comuni negli ultimi sei anni. Con buona pace del mantra renziano secondo cui l'Uomo di Rignano avrebbe posto fine ai maltrattamenti seriali inflitti ai Sindaci italiani.


Torino, Bologna, Ascoli Piceno (e poi altri Comuni a seguire) hanno avuto il coraggio di dire no. Hanno fatto ricorso alla magistratura amministrativa e hanno vinto: il Tar del Lazio ha sospeso la norma. In attesa di esprimersi nel merito.


Un bel successo per l'autonomia locale. Una bella pagina di giustizia. Finalmente. Peccato che si sia aperto un nuovo contenzioso tra poteri dello Stato: la via giudiziaria per regolare i rapporti tra istituzioni non può essere mai auspicate. Solo perseguita per necessità.


Una riforma dell'autonomia e della finanza locale è sempre più urgente. Il paese non ha bisogno di pretese rapaci che finiscono per penalizzare i cittadini (meno soldi in bilancio per i Comuni, vuol dire meno servizi per le comunità locali). Né di contenziosi legali aperti solo per difendere l'ovvio buonsenso di chi amministra il territorio".

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