Possibile, MDP Art.1 e Sinistra Italiana distanti dall'attuale politica nazionale del PD in tema di immigrazione

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Possibile, MDP Art.1 e Sinistra Italiana distanti dall'attuale politica nazionale del PD in tema di immigrazione

Ascoli - I comitati provinciali di Possibile, MDP Art.1 e Sinistra Italiana prendono le distanze dall'attuale politica nazionale del Partito Democratico in tema di immigrazione, ormai lontana dall'essere quella politica progressista, plurale e ispirata ai valori di solidarietà, non solo nazionale, che avrebbe dovuto caratterizzarla.


Assistiamo a quella che oramai sembra essere diventata la filosofia d’azione degli ultimi governi nazionali: la guerra tra e ai poveri, agli ultimi, per distrarci, alimentare paura e giustificare politiche fallimentari e in questo caso anche disumane.


Ci riferiamo alle scelte politiche fatte dal governo Italiano in tema di immigrazione. L’immigrazione è un fenomeno complesso e come tale richiede un approccio complessivo che dia risposte di breve, medio e lungo termine senza perdere di vista il rispetto per la persona umana.


Sembra che la capacità di ragionamento basata su dati certificati ed analisi specifiche di enti indipendenti, abbia oramai ceduto il passo al più facile populismo condito da una certa misura di disonestà intellettuale.


Vorremo riportare l’attenzione su questioni che hanno oramai abbandonato il dibattito pubblico di questi giorni.


Partiamo da alcuni dati: nel 2015 su 153.000 persone sbarcate solamente 84.000 si sono fermate in Italia. Sempre nel 2015 è arrivato in Europa poco più di un milione di stranieri, pari allo 0,2% della popolazione europea. Secondo i dati Istat gli stranieri residenti in Italia dal 1.1.2017 sono 5,29 milioni e rappresentano l’8,3% della popolazione residente totale (60,579 milioni), stessa percentuale di un anno fa. Rispetto al 1.1.2016 l’incremento è appena di 2.500 unità per un tasso pari allo 0,5 per mille. La popolazione straniera è stabile ed è stabile dal 1.1.2014. Non proprio una invasione, non proprio quell’assedio di cui si parla.


Quello della immigrazione è un fenomeno oramai strutturale che richiede di abbandonare la logica dell’emergenza: riguarda la geopolitica contemporanea ma anche la storia e la geografia del nostro Paese. Sembra assurdo dover ribadire questo aspetto dopo trent’anni di immigrazione, ma è ancora necessario farlo.


Ci sono vie che andrebbero immediatamente percorse per dare risposte efficaci:


L’attivazione di canali umanitari. Ci sono esperienze positive a riguardo: quella di Mediterranean Hope, progetto delle Chiese evangeliche; quella della Comunità di Sant’Egidio: progetti che consentono di offrire un sostegno concreto a chi ha diritto di ricevere protezione, di sottrarre queste stesse persone al pericolo di morire in mare e di subire torture, di sottrarre risorse economiche ai criminali che gestiscono le rotte. Invece si preferiscono politiche repressive che non fanno altro che alimentare illegalità, sfruttamento e tratta di essere umani.


Favorire e valorizzare gli interventi di accoglienza di qualità, e nel nostro Paese ce ne sono, facendoli diventare modelli da applicare. L’accoglienza può essere fatta bene: possono essere ridotte o eliminate le distorsioni del sistema attuale, possono essere spese bene le risorse economiche a favore dei rifugiati e delle comunità che li ospitano, evitando così anche nel nostro Paese fenomeni di sfruttamento ed illegalità.

Agire sulle cause: la grande immigrazione è causata da fame, guerra e ambiente e spesso da tutte e tre le cose insieme. Non si possono fare distinzioni di comodo, ipocrite e irresponsabili tra chi è profugo per fame, chi è profugo perché a casa sua c’è la guerra, chi è profugo per ragioni ambientali. Il nostro mondo ha responsabilità dirette sul “loro mondo”.


La FAO (organizzazione delle Nazioni Unite per la Fame e l’Agricoltura), ad esempio, stima in 30 miliardi di euro all’anno la somma necessaria per debellare la fame nel mondo, pari a meno di 2 punti di PIL Italiano, allo 0,23% del PIL Europeo … Cosa fa il nostro governo? Eppure nel civile occidente continuiamo a sprecare cibo. Nonostante i vuoti slogan “aiutiamoli a casa loro” continuiamo a vendere armi e a fare accordi basati esclusivamente sui nostri interessi economici, causa spesso degli stessi conflitti. Assistiamo a politiche per il Sud del Mondo basate sull’uso della forza e delle coercizioni economiche ed assai raramente sulla cooperazione e sullo sviluppo sociale ed economico. Non possiamo poi trascurare la questione ambientale come ragione delle migrazioni, ma ci ostiniamo a sottovalutare o trascurare del tutto il problema.


Noi prendiamo le distanze dalla campagna diffamatoria nei confronti delle organizzazioni umanitarie non governative che in questi anni hanno salvato vite umane e che nel mondo assicurano ai deboli quel sostegno che gli stati non sono in grado (o non hanno interesse) di assicurare.


Prendiamo le distanze da una politica che invece di gestire con lungimiranza e umanità una crisi umanitaria che colpisce uomini, donne, bambini in carne ed ossa, persone come noi, la strumentalizza per fini esclusivamente elettorali, facendo leva su scarsa informazione, paura e intolleranza.


Del resto i migranti sono facili da attaccare: non hanno un ufficio stampa e generalmente non votano.