Ascoli - “Rivolgiamo un appello a tutti, Cisl e Uil compresi, perché il 17 giugno siano con noi a Roma a manifestare contro il comportamento del governo sui voucher: uno schiaffo alla democrazia e all'Art. 75 della Costituzione”. Paola Giovanozzi, segretaria provinciale della Cgil del Piceno non usa mezzi termini.
“Il governo non ha abrogato i voucher ma i referendum per i quali il sindacato aveva raccolto 3 milioni e 300 mila firme consegnate alla Consulta”. Per la Cgil si è giocato soprattutto sulla disinformazione. Si è fatto passare il concetto che sarebbe venuto giù il mondo senza i voucher perché si lasciava tutto il lavoro occasionale senza norme. “Quello che non hanno detto è che in realtà, - continua la segretaria della Cgil provinciale - al di fuori di piccoli lavori, come quello casalingo, i contratti ci sono come in agricoltura, nel turismo e commercio ad esempio”.
E l'esempio che Paola Giovannozzi tira in ballo è quello degli alberghi e degli chalet durante la stagione estiva. “Non è che senza voucher – dice Giovannozzi – questi lavoratori non avessero un contratto, anzi per la verità erano più tutelati con contratti a tempo determinato, i cosiddetti stagionali che però al momento del termine del lavoro, del licenziamento, potevano contare su contributi e indennità di disoccupazione. Con i voucher questi diritti sono stati frantumati. E spesso un voucher di 1 ora in realtà ne può coprire quattro o sei visto che purtroppo il personale per i controlli non è sufficiente. E' assodato che sia aumentato il lavoro nero”.
Il colmo è che sono addirittura le pubbliche amministrazioni ad utilizzare i voucher. E non si riesce a stigmatizzare i settori nei quali vengono utilizzati.
E purtroppo i lavoratori non protestano perché c'è un capestro: se vuoi lavorare queste sono le condizioni altrimenti niente. Come si paga l'affitto, come si mangia?
Scatta dunque il meccanismo della guerra tra poveri. Per uno che rifiuta l'illegalità il periodo di profonda crisi rende disponibile “un esercito” di disposti a tutto pur di sopravvivere.
Con 850 mila voucher venduti a tutto il 2016 si è ulteriormente ampliato il bacino di precariato.
I lavoratori in provincia hanno perso circa 2 milioni e mezzo di contributi con quel sistema. Ancora i nuovi voucher non sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale ma appena averà la Cgil è già pronta ad impugnare il provvedimento in Corte Costituzionale.
Dopo l'eliminazione dei voucher il sindacato aveva chiesto un confronto per normare il lavoro occasionale in ambito domestico, ma il governo non ha convocato nessuno.
Con questo provvedimento il “Contratto PrestO” si è data la possibilità alle imprese fino a 5 dipendenti, le piccole imprese, la stragrande maggioranza nelle Marche, di ricorrere ad un contratto “commerciale”, tornano i voucher appena eliminati, quelli che hanno cancellato diritti.
La Cgil invita tutti a sottoscrivere l'appello presso le sedi del sindacato.
Questo è “Il popolo dei voucher nelle Marche”
Secondo gli ultimi dati dell’INPS, elaborati dalla Cgil Marche, nella regione ci sono stati 64.000 lavoratori retribuiti con almeno uno dei 4,1 milioni di voucher riscossi nel 2015.
Un numero impressionante, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni: nel 2008 i percettori di voucher erano poco più di mille.
Inoltre, nelle Marche il rapporto tra il numero dei percettori di voucher e quello dei lavoratori dipendenti è il più alto a livello nazionale con un percettore di voucher ogni 7 lavoratori dipendenti ovvero quasi doppio rispetto alla media delle altre regioni (uno ogni 12 lavoratori dipendenti).
Significativi i dati relativi al genere e all’età: le donne rappresentano la maggioranza di coloro che percepiscono voucher poiché sono 34.000 lavoratrici pari al 54% del totale.
L’età media si è progressivamente abbassata: se nei primi anni in cui si sono istituiti i voucher, i percettori avevano un’età media di 65 anni, nel 2015 il 40% dei percettori di voucher ha meno di 30 anni, il 21% ha un’età tra i 30 e i 39 anni mentre solo il 9,7% ha più di 60 anni.
Nel 2015, i percettori di voucher sono soprattutto lavoratori attivi, cioè lavoratori con una posizione contributiva aperta, alimentata anche da prestazione di sostegno al reddito per disoccupazione: 36.030, pari al 56,2% del totale.
I pensionati sono solo 6.669, pari al 10,4% del totale.
Ci sono poi 14.447 percettori di voucher cosiddetti “silenti”, pari al 22,5%, ovvero disoccupati di lunga durata, con una storia lavorativa alle spalle ma che, nel 2015, hanno percepito solo voucher.
Infine, ci sono 6.950 persone prive di posizione contributiva, pari al 10,8%, pagati unicamente con i voucher e non risultano essere mai stati iscritti a nessuna gestione previdenziale.
Mediamente, nel 2015, ogni percettore di voucher ha riscosso 64 voucher l’anno per un reddito netto medio di 480 euro, in linea con la media nazionale.
Le ricadute sul piano previdenziali sono allarmanti: la quasi totalità dei percettori di voucher non riesce a maturare neanche l’accredito minimo di un mese di contribuzione, per il quale è necessario il versamento di 168,44 euro di contributi (pari a circa 130 voucher).