Ascoli -
Ho rappresentato l'Anci (l'associazione nazionale dei Comuni d'Italia) all'audizione bicamerale sul Def 2017,
appena dopo Pasqua. Al cospetto di deputati e senatori ho avuto la
netta sensazione di rappresentare un pezzo del sistema pubblico che
tuttavia, nella strategia del governo centrale, sembra aver perso
rilevanza.
I Comuni nel Def sono ignorati più che trascurati. Esigenze delle
autonomie locali nel Def? Non pervenute. Prospettive di riforma e
riorganizzazione delle articolazioni periferiche dello Stato? Assenti.
Peccato che senza autonomia e senza certezza di risorse affidate
alle amministrazioni locali, si allargherà la voragine che separa
cittadini e istituzioni, che allontana bisogni reali e genera risposte
burocratiche alle domande reali che salgono dalle comunità .
Il "riduzionismo" che i Palazzi romani riservano ai comuni,
infatti, non produce solo stress ai malcapitati che in fascia tricolore
cercano di far funzionare, a risorse sempre decrescenti, le città che
amministrano.
Alimenta incessantemente i magazzini dell'antipolitica e tende a
lacerare in profondità la reputazione delle istituzioni. C'è una parte
crescente di elettorato italiano in cerca di offerta politica.
Affermazione scontata, ma confermata dai recenti convenevoli tra M5S e
Cei.
La conferenza episcopale italiana e i "grillini" hanno poco o tanto
da spartire? Non so, a naso molto poco. Sul "fine vita" faccio fatica a
vedere convergenze tra Bagnasco e Casaleggio jr. Certo è però che ogni
dialogo - come quello fiorito sul lavoro domenicale -
è cosa buona, e ogni dialogo fiorisce lontano dai silenzi fragorosi che
si accentuano in questa stagione della politica italiana. Uno dei più
continui, insistenti, e assordanti silenzi riguarda lo Stato nei
confronti degli enti locali, in generale e dei Comuni in particolare.
Il Def 2017 conferma
questa albagia dello Stato centrale – nella continuità dei suoi
rappresentanti pro tempore: i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni
hanno mantenuto fermo questo tratto di alterigia istituzionale – nei
confronti delle autonomie locali.
In spregio al buon senso e alla Costituzione (si potrebbe obbligare il ripasso dell'articolo 5,
se servisse a modificare le cose). Un paragrafo, tra paginette sulle
156 del documento, un incipit raggelante: "Al raggiungimento degli
obiettivi di finanza pubblica nazionali concorrono le Regioni, le
Province, le Città metropolitane e i Comuni".
Peccato dimenticarsi, anche quest'anno, nel documento che ispirerà
la legge di bilancio, che i Comuni hanno già concorso per 11,5 miliardi
ai risparmi di spesa dell'ultimo quinquennio. Visto che la quota
comunale sul debito pubblico nazionale non supera il 2%, sarebbe stato
auspicabile che nel quinquennio passato la Pubblica Amministrazione
avesse prodotto tagli e risparmi di spesa proporzionali: più o meno 490
miliardi di euro. Così non è stato.
E invece si continuano a chiedere sacrifici ai Comuni. Dietro il
mantra renziano (riproposto da Gentiloni) che è finito il tempo dei
tagli ai Comuni, ecco affacciarsi i "tagli impliciti". Almeno 4 miliardi
di nuove penitenze. Mezzo miliardo costerà a regime l'adeguamento del
contratto dei pubblici dipendenti a livello comunale. E altri 3,5
miliardi sono gli accantonamenti imposti nel fondo per i crediti di
dubbia esigibilità. Accantonamenti vuol dire minori spese.
A fronte di una stretta recata dalle nuove regole contabili che ha
già ridotto ulteriormente del 2,1% le spese dei Comuni nell'ultimo anno,
con una riduzione delle entrate correnti dell'1,4% a fronte del blocco
della leva fiscale.
Senza un nuovo e coraggioso piano di riforma delle autonomie
locali, partendo da una riorganizzazione dell'autonomia fiscale, i
Comuni saranno condannati a una progressiva irrilevanza politica. Come
dimostra il Def 2017 che li rende fantasmi nel castello del documento
strategico di economia e finanza nazionale.
Peccato che questo acuirà il malessere dei cittadini, delle
famiglie, delle imprese e delle comunità locali che vedranno
allontanarsi sempre di più le Istituzioni, in una voragine di
rappresentanza che dirotterà il consenso a pifferai maldestri e
incapaci.