Ascoli - Il presidente di Ciip Spa, Giacinto Alati, in sintonia con l'Ato 5 e il suo presidente Stefano Stracci, blinda l'acqua pubblica fino al 2042.
Ora Ciip Spa, gestore del servizio idrico integrato, avrà capacità di movimento sul mercato finanziario più semplice. I dieci anni in più dalla scadenza del contratto per l'affidamento in house di gestione dell'acqua e della depurazione nei territori di Ascoli Piceno e Fermo, prevista per il 2032, mettono in sicurezza i piani di investimento per l'ammodernamento dell'acquedotto e la ricerca di finanziamenti per raggiungere l'obiettivo cruciale.
Si tratta insomma di una garanzia ad esempio per la Bei (Banca europea per gli investimenti) che ha già accordato 45 milioni di euro alla Ciip Spa, per ottenere altri 10 milioni per i quali il presidente Alati, con Cesare Orsini e gli altri tecnici dell'azienda, si sta già muovendo.
“Abbiamo il compito di mantenere e
migliorare questa importante azienda. E dobbiamo ringraziare
tutti i sindaci che hanno votato questa variazione nei tempi di
affidamento - dice Alati - Con questo passaggio Ciip Spa e i
suoi territori possono guardare al futuro con più sicurezza. Si
potrà pensare a nuova occupazione. Abbiamo in questa azienda
professionalità invidiabili (i nostri tecnici, ad esempio, sono
andati nel Maceratese per individuare perdite di quell'acquedotto,
che lì non riuscivano a trovare in conseguenza del terremoto, e
hanno risolto quei problemi). Ma all'esperienza va aggiunto lo
spirito d'innovazione potenziando il telecontrollo ed eliminando, per
quanto possibile, fino alla realizzazione del nuovo acquedotto, le
perdite che in una struttura di oltre 50 anni esistono”.
E
le prospettive della Ciip Spa si spingono alla produzione di energia
e allo sfruttamento dei fanghi prodotti.
“C'è un mondo da esplorare che potrà portare ai nostri cittadini risparmi sulla tariffa, che ricordiamo è la più bassa delle Marche, – dice Alati – E' la nostra missione quella di non gravare economicamente sulla gente dei nostri territori. E dico chiaro che non possiamo far pagare il terremoto ai nostri utenti”.
E' questo il leit motiv che vede sulla stessa barricata Giacinto Alati e Stefano Stracci nei confronti del tema ricostruzione.
Il quadro è chiaro e Regione Marche e Commissario straordinario ne debbono tener conto.
In conseguenza dei terremoti i lavori per somma urgenza ammontano a 2 milioni e 400 mila euro.
I danni ai manufatti (350) sono valutati in circa 3 milioni di euro.
Sono circa 4 milioni di euro i danni amministrativi subiti da Ciip Spa dal terremoto (chiusura utenze dei terremotati, contratti di apertura utenze terremotati, morosità per utenze nei comuni del cratere, impatto finanziario per incassi posticipati da utenze del cratere).
Solo per la mancata fatturazione di Arquata e Montegallo dal 2016 al 2020 Ciip Spa avrà 1 milione e 265 mila euro in meno in cassa.
C'è poi la considerazione madre per il futuro della nostra rete idrica. Una delle principali linee di adduzione idrica è quella di Pescara del Tronto (tanto che da sempre il nostro è l'acquedotto del Pescara): bene, i manufatti sorgono proprio a Pescara del Tronto, epicentro del terremoto del 24 agosto. La condotta principale, dunque, è sulla faglia.
La progettazione affidata all'Università Politecnica delle Marche, con il contributo dei tecnici della Ciip Spa, prevede un costo presunto per i lavori di 68 milioni e mezzo di euro. Per fare cosa?
Mettere in sicurezza il tratto di acquedotto da Capodacqua a Borgo d'Arquata (33 milioni) e la variante del tracciato della condotta di Pescara del Tronto tra il partitore di Colleforno di Acquasanta Terme e quello di Polesio (35 milioni e mezzo).
“Come autorità di controllo – dice Stefano Stracci, presidente dell'Ato 5 – non possiamo che rilevare l'efficienza del servizio garantito dalla Ciip Spa. Un plauso al presidente e ai suoi collaboratori per gli interventi puntuali in situazione sismica e di maltempo nella quale altri servizi (Enel) hanno creato invece forti disagi al territorio. L'assemblea dell'Ato con i 59 sindaci e la Provincia hanno dunque votato all'unanimità la mozione che da presidente dell'Ato ho proposto all'assemblea. Una mozione che apre un percorso che darà nuove prospettive di gestione e nuovi investimenti. In quella mozione abbiamo evidenziato questa situazione di difficoltà. Il sisma ha stigmatizzato la fragilità e la vetustà del nostro sistema acquedottistico. Per risolvere queste problematiche gli investimenti, se caricati sul piano d'Ambito, porterebbero ad un innalzamento dei costi che andrebbero a far innalzare la tariffa da far pagare agli utenti. Sarebbe insostenibile per un territorio che dopo la crisi economica ora deve affrontare la ricostruzione post sisma. E' una scelta politica di grande impatto sul mantenimento dell'acqua pubblica”.
E dobbiamo dire che qui, giocoforza, entra in ballo la qualità della politica. Invitalia con il suo programma sui Contratti di sviluppo potrebbe rispondere al bisogno di finanziamento per certi interventi. A quelle porte la politica regionale dovrebbe bussare con grande energia.