Ascoli - La Provincia di Ascoli Piceno ha definitivamente deliberato sulla
vendita di palazzo San Filippo, sede del governo dell'ente. "Assistiamo alla
cessione dei gioielli di famiglia - dice il sindaco Guido Castelli -.
Non
vogliamo entrare nel merito e conosciamo le difficoltà di bilancio
della Provincia. Dobbiamo però
rilevare il silenzio assordante che ha circondato questa vendita".
Secondo il primo cittadino ascolano le tre unità immobiliari ricavate
all'interno di palazzo San
Filippo, attualmente in uso alla prefettura, non sono da considerare in
maniera ordinaria nel momento in cui si decide di venderle.
In una delle
tre unità, infatti, trova
ospitalità un ciclo di affreschi del pittore di Montefiore dell'Aso
Adolfo De Carolis che ha un valore stimato tra 800 mila e 1 milione di
euro: "Speriamo che sia stato
tenuto conto di tutto ciò nella formulazione del prezzo- aggiunge
Castelli -.
Ci interessa capire se sono state adottate tutte le cautele relative
alle esigenze di valorizzazione di questi beni culturali così
importanti, con esplicito riferimento anche al Salone delle Feste della
prefettura".
Nel dicembre 2015 la regione Marche e il ministero dei beni
culturali, in merito alla richiesta di alienazione che proveniva dalla
Provincia di Ascoli, chiesero un parere
al Comune ai sensi del codice dei beni culturali con decreto legislativo
42 del 2004.
Il dirigente comunale competente, d'intesa con il primo
cittadino, inoltrò una richiesta formale
di chiarimenti rispetto alla destinazione d'uso e agli obiettivi di
valorizzazione nell'ambito degli obblighi che il soggetto acquirente si
sarebbe assunto, sottolineando
anche se fossero state concordate modalità di fruizione pubblica del
bene. "Nessuno ci ha mai informati e aggiornati rispetto a questi temi -
dice Castelli -. Ecco perché torno a
porre il problema. In quegli appartamenti si trovano delle collezioni
comunali che sono state date in deposito da tempo immemore alla prefettura,
in totale 80 quadri e diversa mobilia di grandissimo valore e pregio
storico".
La Provincia, secondo l'amministrazione comunale, dovrebbe
chiarire al meglio questa vicenda
visto che potrebbe profilarsi all'orizzonte più di un'incertezza, come
ad esempio un'ipotetica riforma dello Stato che andasse ad abolire le prefetture:
"Non ce lo auguriamo, ma se dovesse accadere dovremmo capire i vincoli
assunti dalla società Invimit, che è sì di proprietà del ministero del
Tesoro ma che rimane sempre una
società di gestione del risparmio - precisa Castelli -. Nell'interesse
della comunità e della nostra identità bisogna superare questo silenzio assordante.
Si apre il dibattito, rispetto a queste transazioni che impegnano i
gioielli di famiglia nessuno si deve tirare indietro, va esplicitato con
chiarezza se le comprensibili esigenze economiche siano andate realmente a comprimere gli interessi di tutela del patrimonio artistico".