Ascoli - Lettera aperta ai sindaci del Piceno del 'Comitato Possibile Area Fertile', costituitosi
ad Ascoli Piceno lo scorso anno ed operativo su tutto il territorio della
Provincia di Ascoli Piceno, per porre all'attenzione un documento redatto nel corso dell’ultima
riunione alla presenza dei suoi iscritti e simpatizzanti in merito a quanto
riportato dal ‘New York Times’ in un’inchiesta su aborto e applicazione della
Legge 194 del 1978 relativa a ‘tutela sociale della maternità e
sull'interruzione volontaria della gravidanza’.
Il testo:
“In Italia il 70 per cento dei medici e degli infermieri è obiettore di coscienza.
Questa è la media, perché ci sono Regioni d’Italia dove l’obiezione è ancora più alta.
Ha dell’incredibile la situazione nella città di Ascoli Piceno in cui troviamo ‘l’obiezione di struttura’: il 100% dei medici rifiuta di applicare la legge 194.
A Jesi per nove mesi il servizio è stato sospeso perché gli unici due medici che applicavano la legge 194 improvvisamente sono diventati obiettori. E questo non è un caso unico, sono tanti i medici che dopo alcuni anni si tirano indietro.
Perché così tanti medici divengono obiettori di coscienza? Perché chi è medico abortista in un ospedale vive una vita di inferno, non fa carriera ed è spesso vittima di mobbing, nonostante stia solo applicando una legge dello Stato.
Che significa questo? Che praticare l’interruzione di gravidanza è diventato per le donne italiane un percorso ad ostacoli e contro il tempo.
Non è così nel resto d’Europa. In Francia tutti gli ospedali pubblici hanno l’obbligo per legge di rendere disponibili i servizi di interruzione della gravidanza. In Inghilterra è obiettore solo il 10% dei medici ed esistono centri di prenotazione aperti 24 ore su 24 ,sette giorni su sette e, infine, tutti gli operatori che decidono di lavorare nelle strutture di pianificazione familiare non possono dichiararsi obiettori. In Svezia non esiste il diritto all’obiezione di coscienza.
E, a scanso di equivoci, in Svezia se uno studente di medicina chiede di specializzarsi in ginecologia e ostetricia gli viene subito chiesto cosa pensa dell’aborto. Se ha dei problemi di qualsiasi ordine e tipo gli si consiglia di scegliere un altro percorso.
La nostra Legge 194 fu voluta e approvata all’epoca da tantissime donne sia laiche sia credenti proprio perché salvaguardava tutte le donne dagli aborti clandestini e prevedeva una serie di incontri con specialisti del settore tramite Consultori, in modo da permettere alla donna di prendere coscienza della situazione e, in caso, di portare avanti la gravidanza, con sostegno sia economico sia psicologico.
Purtroppo con il continuo taglio alle spese sanitarie queste previsioni legislative sono finite per essere una semplice certificazione per poter praticare, se e quando possibile, un aborto. La donna che vi ricorre viene lasciata sola e tanti operatori del settore, invece che lasciare alla partoriente la libertà di scegliere, impongono sulla stessa una visione spesso ideologica e retriva.
Possibile, il partito guidato da Pippo Civati, sta conducendo da tempo una battaglia per riportare al centro del dibattito pubblico e dell’interesse del Parlamento la salute della donna e si appresta a lavorare su un disegno di legge perché si garantisca che almeno il 50% del personale sanitario degli enti ospedalieri e delle case di cura autorizzate sia non obiettore, attivando così procedure di mobilità relative al personale che esercita il proprio diritto all’obiezione.
Ma sappiamo che non è sufficiente un appello perché di colpo la situazione cambi.
È per questo che chiediamo, in qualità di Comitato Possibile della Provincia di Ascoli Piceno, la convocazione di un Consiglio Comunale aperto nel quale discutere di salute delle donne, di maggiore pubblicizzazione dell’educazione alla sessualità e alla prevenzione (partendo, anzitutto, dalle scuole) e di applicazione della Legge 194 nelle strutture sanitarie locali al fine di redigere una comune dichiarazione d’intenti da sottoporre agli organi competenti in merito.
Qualora non fosse possibile un Consiglio Comunale aperto, chiediamo comunque l’inserimento delle tematiche sopra riportate come punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale, sì da permettere a tutti i Consiglieri di esprimersi con chiarezza .
Vi inoltriamo questa richiesta non tanto per un motivo
ideologico, ma per restare, pienamente, nel rispetto dei diritti fondamentali
della donna, di tutte le donne.”
Sicuri di un Vostro riscontro, inviamo i nostri cordiali saluti.