Consorzio Universitario Piceno, la nuova compagine sociale

Consorzio Universitario Piceno, la nuova compagine sociale

Provincia di Ascoli e Comune di Spinetoli fuori dal Cup. Approvato un Ordine del Giorno per cui potrebbe essere giusto e utile, sempre con la salvaguardia del personale, superare la stessa forma del Consorzio

Noi continuiamo a credere fortemente al rapporto con l’Università”. Questo il commento del Sindaco Guido Castelli al termine dell’assemblea odierna tenutasi tra i soci del CUP (Consorzio Universitario Piceno). Lo stesso primo cittadino ha illustrato le varie novità decise in sede di assemblea appunto.

 

Quella di oggi è stata un’assemblea di grande importanza. – afferma Guido Castelli - Abbiamo preso atto della fuoriuscita della Provincia di Ascoli dal Consorzio, motivata alla luce della legge 56 di riforma delle Province, nel presupposto che la Provincia, non avendo la cultura e comunque l’organizzazione universitaria tra le proprie funzioni, non poteva più partecipare utilmente ad un consorzio.

 

Ma la fuoriuscita è anche del Comune di Spinetoli. Quindi, abbiamo riclassificato le percentuali di partecipazione degli enti residui al consorzio stesso.

 

La tecnica che abbiamo usato è stata di quella di svalutare il valore delle quote e senza esborsi ulteriori, di accrescere il valore percentuale della partecipazione degli enti che hanno ritenuto di mantenere in vita il Consorzio Universitario Piceno.

 

Quindi, se prima la situazione al 31/ 12 era di questo tenore: Ascoli Piceno 38%, Provincia di Ascoli 34%, San Benedetto del Tronto 20%, Spinetoli 3%, Unione dei Comuni 2% e Folignano 1%, ora invece è così ripartita: Ascoli 61%, San Benedetto del Tronto 33%, Unione dei Comuni 3% e Folignano 1%.

E questo è stato il primo atto. La seconda cosa che abbiamo fatto è stata gestire la problematica riferita alla Provincia che era morosa e debitrice di una somma verso il CUP pari 1.534.000 euro. Per cui, abbiamo previsto una scansione temporale per il rientro da questo debito e anche una modalità di saldo particolare. – precisa Castelli -  La Provincia di Ascoli Piceno infatti, si impegna a cedere per un valore di 350mila euro l’immobile di via Tornasacco, che attualmente ospita alcuni uffici provinciali, e che quindi entra nel patrimonio del Consorzio.

 

La metodologia è stata validata dalla Corte dei Conti. Poi, ci sono i ratei al 31/12/2015 di 220mila euro, al 30/06/2016 di 440mila euro, al 31/01/2017 di 262mila euro e al 30/06/2017 sempre di 262mila euro.

 

Quindi abbiamo spalmato negli anni, a dimostrazione del fatto che, il salvataggio dei conti della Provincia è stato reso possibile anche dalla assennatezza e dalla responsabilità che si sono assunti i soci del CUP, a cominciare dal Comune di Ascoli Piceno.

 

Questo lo dico per contraddire tutti coloro che giocano sul fatto che noi non siamo stati attenti su queste esigenze. La riquadratura dei conti della Provincia, in realtà, è stata resa possibile dalla disponibilità del Comune di Ascoli, socio principale del CUP.

 

Ora noi abbiamo il compito di andare in Consiglio ad asseverare questi provvedimenti e per riclassificare le quote. Per quanto riguarda il Comune di Ascoli sarà il 22 dicembre il Consiglio che approva la nuova ripartizione consortile. Abbiamo anche approvato – dichiara il sindaco introducendo l’altra novità – anche un Protocollo d’intesa che di fatto, considerato che ormai sono rimasti i Comuni di Ascoli e di San Benedetto nel CUP, impegna a sviluppare uno studio per capire se le relazioni con l’Università, che attualmente passano attraverso la formula consortile, non sia il caso di superarla come forma, prevedendo una contrattualizzazione e un rapporto diretto tra Comuni e Università.

 

In pratica, si è approvato un Ordine del Giorno per cui potrebbe essere giusto e utile, sempre con la salvaguardia del personale, superare la stessa forma del Consorzio. Un Consorzio utile ed efficace che ci ha aiutato molto.

 

Ma da questo punto di vista – conclude Guido Castelli -  è stata prevista la redazione di uno studio di fattibilità che verifichi quali altre forme, potrebbero essere le convenzioni dirette tra Comuni e Università, possono mantenere il rapporto con l’università, su cui peraltro, continuiamo a credere fortemente tutti”.