Ascoli - Trentaquattro milioni in rosso, dei quali 15 milioni sono già nel piano di riequilibrio sotto la lente della Corte dei Conti per evitare il dissesto finanziario. Ora si materializzano altri 19 milioni di extra deficit, cioè cifre, certificate dai dirigenti, che partono da lontano, e che non sono entrate di fatto nelle casse della Provincia di Ascoli Piceno.
Un duro attacco ai dirigenti responsabili di quelle certificazioni da parte del sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari e dello stesso presidente D’Erasmo che annuncia regole stringenti d’ora in poi.
Una fotografia finanziaria a tinte fosche che ieri il presidente Paolo D’Erasmo
ha condiviso con l’assemblea dei sindaci convocata per chiedere sostegno e
solidarietà ad un consiglio provinciale composto da lui e altri sei consigliere
che si sentono “spalle” troppo fragili per sopportare da soli scelte di questo
genere.
Ieri sera l’assemblea ha votato una delle strade, di fatto l’unica percorribile, per approvare l’extra deficit: una rateizzazione di trent’anni che fa scaturire una rata annuale di 650 mila euro per l’amministrazione provinciale.
Otto milioni e mezzo di questo extra deficit sono però composti da decreti ingiuntivi alla Provincia di Fermo alcuni dei quali potrebbero essere transati e quindi mano a mano che queste entrate scivolassero nelle casse della Provincia di Ascoli, così come le somme derivanti dalle multe degli autovelox e da quelle ambientali, la rata potrebbe quasi dimezzarsi.
In questo bailamme di milioni di euro c’è la nota positiva dell’intervento della Regione Marche che “recluta” 13 dipendenti, oltre quelli previsti per le funzioni che passeranno alla Regione. Si tratta di circa 750 mila euro che non peseranno più sulle spese correnti della Provincia picena.
E quando tra le ipotesi D’Erasmo paventa la cessione a fondi immobiliari di Palazzo San Filippo (sede di Provincia e Prefettura), prima il Comune di Ascoli Piceno con l’assessore Valentino Tega, poi Maltignano con il sindaco Armando Falcioni, ex presidente del Consiglio provinciale precedente, insorgono.
“Palazzo San Filippo – dice Tega – è una bandiera del territorio e noi ci batteremo fino in fondo per combattere contro questa scelta”. Gli fa eco Falcioni. E’ una strada tutta in salita che viene chiusa politicamente anche dai territori costieri con l’intervento del sindaco di Grottammare Piergallini. Posizione condivisa dall’assemblea, di fatto.
Critiche a D’Erasmo arrivano dal sindaco di Cossignano Roberto De Angelis, consigliere provinciale anche lui, che lamenta la mancata consegna di documentazioni richieste a più riprese e mai consegnate, la convocazione dell’assemblea dei sindaci che è la prima volta che si convoca. Insomma per De Angelis chiedere solidarietà quando non ci sono i presupposti non è corretto, tanto che si astiene nel voto insieme a Montalto Marche, mentre Ascoli Piceno con Tega vota contro.
Falcioni chiede un intervento concreto della Regione Marche perché “smorzi” quella patata bollente da 34 milioni di euro visto che ha consentito la divisione della Provincia di Ascoli Piceno.
Gaspari invece chiede alla Regione di “sanare una stortura della legge che non prevede compenso per presidente e consiglieri”.
Questo è quanto accaduto ci sembra surreale. Non tanto perché non siano vere le cifre messe sul tavolo, quanto per il fato che chi si è candidato non ci può venire a dire, rossi o neri che siano, che non conoscevano lo stato economico finanziario della Provincia di Ascoli Piceno. Perché se si volesse far credere questo all’opinione pubblica vorrebbe dire prenderla in giro.
Non c’è stato alcun medico che abbia prescritto ai politici di candidarsi alla presidenza della Provincia, ormai diventato ente di secondo grado che non prevedeva compensi per gli amministratori e che aveva un piano di riequilibrio in corso.
Di fatto quel posto un compenso intrinseco ce lo ha avuto e ce lo ha ancora: si possono governare da quegli scranni campagne elettorali regionali e politiche e si ottiene comunque una visibilità che quei politici non avrebbero avuto. Con questo non disconosciamo le criticità amministrative dell’ente, però non ci piacciono le Prefiche .